L’ambito della ricerca
Inondazioni, terremoti, valanghe, ma anche episodi marginali che possono trasformarsi in situazioni di grave pericolo: sono vari i casi in cui si pone il problema della ricerca di persone disperse, attività nella quale fa la propria parte anche la Protezione Civile regionale, pur nella specifica limitazione del contesto d’azione.
Come infatti afferma la III Relazione Semestrale sulle persone scomparse (maggio 2009, p. 3), accessibile dalla home page del Ministero dell’Interno, «l’individuazione dello scenario e dei rischi insistenti sul territorio è fondamentale per una corretta pianificazione degli interventi di previsione e di gestione delle ricerche dello scomparso. La tipologia dei rischi possibili si deduce dallo studio delle caratteristiche del territorio e dall’analisi dell’ambiente e delle attività antropiche, come pure dalla relazione con cui alcuni casi di scomparsa si sono manifestati nel passato e dalla loro frequenza.
A questo scopo, occorre che il protocollo operativo dettagli con apposito Piano di ricerca i singoli scenari di riferimento, secondo il seguente schema di massima:
a) scomparsa in montagna;
b) scomparsa in mare;
c) scomparsa in città;
d) scomparsa in località impervia o disabitata;
e) scomparsa in località lacustri o fiumi».
Nel caso di ricerche di persone scomparse in montagna, laddove, per ragioni geomorfologiche o ambientali, i territori non siano esplorabili in sicurezza senza adeguato equipaggiamento, attrezzatura alpinistica e relativa preparazione, l’attività di ricerca è specificatamente affidata dalla Legge 74/2001, art.1, comma 2, al Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) nel quadro delle competenze assegnate al Club Alpino Italiano dalla Legge 91/1963.
Quando l’area di ricerca è molto vasta o impervia, e le condizioni meteo consentono una visibilità anche dall’alto, viene utilizzato anche l’elicottero della Protezione Civile regionale.
Alle Forze dell’Ordine competono le ricerche di persone scomparse legate alla commissione di un reato o comunque coinvolte da indagini dell’Autorità giudiziaria.
Il quadro organizzativo
Gli Uffici/Enti che possono intervenire nelle ricerche di persone scomparse con le proprie risorse disponibili sono:
- Enti dello Stato: Prefettura-UTG, Questura, Carabinieri, Polizia, Vigili del Fuoco, Esercito, Capitaneria di Porto (per le ricerche in mare), Guardia di Finanza.
- Enti regionali: Comune, Polizia Municipale, Protezione Civile della Regione, Corpo Forestale Regionale, Corpo Nazionale Soccorso Alpino Speleologico, Gruppi comunali di protezione civile, Associazioni di volontariato di protezione civile (Unità cinofile, Radioamatori e Sommozzatori).
Sulla base delle direttive emanate dal Ministero dell’interno, di norma compete alla Prefettura-UTG assumere la responsabilità del coordinamento delle attività di ricerca individuando un Direttore delle Operazioni di Ricerca (DOR), secondo quanto stabilito dall’apposito piano provinciale adottato.
La richiesta di concorso dei volontari di Protezione Civile nelle attività di ricerca è avanzata da parte del DOR alla SOR (Sala Operativa Regionale di Protezione Civile), nel rispetto di quanto stabilito nel protocollo d’intesa tra le Prefetture a la Protezione Civile della Regione di data 10/01/2005.
Il contributo dei volontari di Protezione Civile
Se è vero che, potenzialmente, ogni volontario di Protezione Civile può essere impiegato nella ricerca di persone scomparse, è altrettanto vero che, in un processo di perfezionamento continuo del servizio offerto alla popolazione, negli ultimi anni la Protezione Civile sta realizzando un programma di formazione ah hoc. In un recente esempio di esercitazione, è stata effettuata una manovra di ricerca congiunta tra Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, Protezione civile (squadre comunali di Trieste e Gorizia), Vigili del Fuoco di Trieste, 118 e Sipem (Società Italiana Psicologi dell’Emergenza), che ha visto l’impiego di circa 100 persone: una ventina le squadre create e assegnate ad altrettante aree di ricerca per il ritrovamento di 9 figuranti, diretta dalla base operativa formata da Capostazione, tecnici di ricerca del Soccorso Alpino di Trieste, personale di Protezione Civile e due Vigili del fuoco di Trieste che hanno gestito due squadre composte da loro colleghi.
La base, che ha coordinato le ricerche anche attraverso supporti informatici (compreso il sistema di geolocalizzazione in tempo reale sviluppato nell’ambito del progetto europeo ALPSAR), ha provveduto a registrare i volontari, nonché a creare e disporre le squadre sul territorio; inoltre, nell’ottica di perseguire un obiettivo formativo specifico, ha illustrato ad alcuni psicologi e ai capisquadra dei gruppi comunali di Protezione civile intervenuti le dinamiche che caratterizzano la gestione e le varie problematiche di un intervento di ricerca.
L’esercitazione è stata effettuata dalle squadre di ricerca per la battuta sistematica – composte da 6/8 volontari di Protezione Civile e da uno o due volontari del CNSAS - e da quelle per la battuta cinofila. Ad ognuna delle squadre, una volta assegnata la relativa zona di ricerca, è stata effettuata una rapida formazione teorica sui comportamenti e sui movimenti da tenere in zone impervie, nonché su organizzazione della squadra, cartografia, comunicazioni radio. Una volta raggiunta la zona assegnata, i tecnici del CNSAS hanno gestito e organizzato le squadre con l’intenzione di formare al meglio il gruppo di volontari di Protezione Civile, per poi delegare, nella fase successiva, il comando della squadra alternando i diversi ruoli possibili. Grande professionalità e autonomia di ricerca è stata inoltre dimostrata dalle squadre cinofile, così come dalla Sipem, composta da volontari psicologi, che ha collaborato in base per la gestione dei dispersi critici affetti da varie problematiche come schizofrenia e sindrome di Down, per l’occasione impersonati da personale Sipem: patologie e situazioni che richiedono indubbiamente delicatezza e attenzione nell’approccio.
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