“Immagina che dopo un sabato sera passato in discoteca dove hai “preso” un po’ di sostanze riesci ad arrivare vivo a casa evitando di comparire il giorno dopo sul giornale come il protagonista delle “stragi del sabato sera”; penserai che la serata è andata bene e il sabato dopo ti fai un altro “viaggio” con la droga. Andando avanti così immagina di diventare dipendente da un sostanza stupefacente; la sostanza col tempo ti cambia e cambiano i tuoi “amici”. Sul lavoro non sei più bravo come prima e ti licenziano. Per fortuna hai ancora dei soldi per comprare la droga. Ma la droga costa e i soldi finiscono presto; allora che fai? Lo spacciatore ti dà la droga gratis se poi lavori per lui o magari puoi fare un furtarello qua e là. Ma se ti beccano potresti finire “dentro”. Immagina che gran bella vita!! Il tuo cervello funziona, usalo bene, fai le scelte giuste!!”.
Si conclude con questa ipotesi, un po’ catastrofica certo ma non troppo lontana da tante realtà umane, il libretto realizzato dalla Questura di Gorizia in collaborazione con l’Azienda per i Servizi Sanitari n.2 Isontina che durante quest’anno scolastico verrà distribuito e commentato assieme ai ragazzi delle classi terze delle Scuole Secondarie di primo grado della provincia di Gorizia rientranti nella quinta edizione del progetto di educazione alla legalità “Allontanati dalla droga … avvicinati alla vita”. L’opuscolo è stato pensato come uno strumento di facile lettura per accrescere nei giovani la consapevolezza delle possibili conseguenze, sia fisiche che legali, derivanti dall’assunzione di sostanze stupefacenti. Il target è quello dei ragazzi di 13/14 anni che si apprestano ad entrare alle “superiori”, in un mondo molto più vasto di come lo possono conoscere in terza media, perché è nella prevenzione prima che nella repressione che si possono aiutare concretamente i nostri figli. E per prevenire un pericolo dobbiamo conoscerlo; c’è infatti una diffusa disinformazione o, addirittura, una mal informazione circa l’argomento “droga”.
Per droga si intende (definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) qualsiasi sostanza - chimica, naturale o artificiale - che introdotta nell’organismo agisce sul sistema nervoso centrale modificandone una o più funzioni. È chiaro che si parla di numerose sostanze, anche quelle legalmente vendute, come ad esempio l’alcool ed il tabacco. È quindi molto importante capire che anche se l’alcol ed il tabacco sono sostanze stupefacenti legali non significa che facciano bene al nostro organismo, anzi sono proprio queste droghe, accettate dal nostro sistema sociale, che mietono il maggior numero di vittime. Solo in Italia, nel 2009, i consumatori di droga sono stati circa 3 milioni, vale a dire il 5% della popolazione e parliamo solamente delle droghe illegali; per quanto riguarda l’alcol l’abitudine ad assumere quantità eccessive in una singola occasione (cosiddetto binge drinking/bere per ubriacarsi) raggiunge percentuali anche più elevate. E ciò che preoccupa maggiormente è che il fenomeno di uso e abuso di sostanze sta interessando ragazzi sempre più giovani.
Ritornando alla droga (sostanza stupefacente), è una sostanza psicoattiva in grado di agire sui processi di trasmissione dei segnali e delle informazioni tra cellule nervose alterando i fenomeni psicologici, le emozioni, i ricordi, l’apprendimento, la percezione, le capacità intellettive e quelle motorie. Il cervello umano è un organo incredibilmente complesso composto da miliardi di cellule nervose collegate a migliaia di altre cellule; le sostanze psicoattive agiscono proprio sulle connessioni tra neuroni ed è ovvio dire che non ne ha assoluto bisogno. Ma se gli stupefacenti provocano danni irreversibili al cervello e generano dipendenze fisiche e psicologiche difficili da trattare mettendo a repentaglio gravemente la salute di chi ne fa uso, perché allora ci si droga? E perché sono proprio i più giovani a cominciare a far uso di sostanze stupefacenti?
È una domanda alla quale si possono dare tante risposte tutte giuste e tutte sbagliate. Forse ci si sente soli e depressi o forse alla base c’è una mancanza di valori, o ancora perché i ragazzi si sentono invincibili. Almeno per i giovani si può dire che esiste un fenomeno sociologico giovanile chiamato “gruppo dei pari”, cioè un gruppo di amici della stessa età la cui importanza e autorità può superare quella della famiglia. Il gruppo ha le sue regole, una specie di codice a volte distante dal contesto sociale, che spinge i suoi componenti ad uniformarsi a determinati comportamenti (come vestirsi, come parlare, come vivere la propria individualità). La paura di non essere accettati dal gruppo o di essere allontanati dallo stesso induce i ragazzi ad adottare comportamenti sbagliati che possono essere molto dannosi. Diventare “grandi” non è sempre facile e l’uso della droga può diventare una falsa soluzione per allontanarsi dalle responsabilità e dalle fatiche dell’adulto. All’inizio si tratta ‘solo’ di fumo: hashish, marjuana poi si trova qualche ragazzo più grande che porta le pastiglie (ecstasy) e diventa abbastanza normale provare anche queste. E poi, tutto sommato, all’inizio la droga “ti fa star bene” e apparentemente ti risolve immediatamente tutti i problemi e poco importa se sono fatte con componenti chimici potenzialmente pericolosi. Dire che le droghe uccidono non fa più paura anche perché se disgraziatamente vengono provate e poi non si muore vuol dire che i “grandi” mentono. Certo alcuni muoiono alla prima assunzione ma sono solo stati “sfigati”, il più delle volte ci si sente meglio di come si stava un attimo prima di “farsi” e comunque a me non farà poi così male e se voglio smetto anche domani.
Non si pensa mai però che forse chi dice la bugia più grossa è proprio la droga: tutto quello che le droghe apparentemente danno di buono all’inizio se lo riprendono con interessi altissimi in seguito. Può accadere di diventare impotenti, di avere problemi al cuore, di dover passare le giornate in ospedale, di avere un deficit dell’attenzione, di avere turbe comportamentali e disturbi della personalità, di perdere la capacità di memorizzare, di cadere in depressione. Ma le conseguenze non sono solo fisiche, anche sociali, gravi allo stesso modo. Vuol dire che la dipendenza può allontanare dalla società civile, si può incorrere in conseguenze penali ed entrare in un mondo al margine della realtà che si sta vivendo ora.
La legge n.49 del 2006, integrando il D.R.P. 309/90 (Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope), ha cancellato la distinzione tra droghe leggere e pesanti reintroducendo il criterio della “soglia minima” per distinguere lo spaccio di droga dal consumo. Inoltre, le sostanze sono state divise in due tabelle. Nella prima sono comprese tutte le cosiddette droghe illegali (i principi attivi dell’eroina, della cannabis, della cocaina e così via), nella seconda i farmaci. Quindi, è bene ricordare che possedere o consumare una sostanza stupefacente contenuta nella prima tabella (anche una sola “canna”) è sempre illegale, indipendentemente dalla quantità che si possiede. Perciò i quantitativi massimi che si possono detenere per “uso personale” distinguono un illecito penale da un illecito amministrativo, ma sempre illecito (illegale).
Il mero consumatore incorre in una sanzione amministrativa che viene irrogata dal Prefetto; qualora ricorrano elementi tali da far presumere che la persona si asterrà in futuro da assumere altre sostanze il procedimento può concludersi con la sola ammonizione da parte del Prefetto o con l’invito all’inserimento in un programma terapeutico di disintossicazione. In questo caso il procedimento viene sospeso fino alla fine del programma. Se quest’ultimo non va a buon fine il Prefetto commina le sanzioni amministrative, tra cui la sospensione della patente o del certificato d’idoneità tecnica alla guida del ciclomotore, sottoponendo il veicolo al fermo amministrativo. Se invece si ritiene che il possesso della sostanza serva allo spaccio, l’illecito è penale con sanzioni previste da 6 a 20 anni per i reati gravi (e multa da 26 mila a 260 mila euro) e da 1 a 6 anni per quelli di lieve entità (e multa da 3 mila a 26 mila euro). Anche in presenza di quantità minime (parliamo sempre di principio attivo), però, possono esserci altri elementi (ad esempio come il suddivisione della sostanza in dosi, la presenza di bilancini, la presenza di grosse somme di denaro o di altre sostanze da taglio) che potrebbero far presupporre il reato di spaccio rendendo così applicabili le sanzioni penali. Per chi cerca un sostegno o dei consigli per uscire dal mondo della droga ricordiamo che presso l’Azienda Sanitaria si trova il SERT - Servizio per le Tossicodipendenze - dove medici specificatamente preparati seguono ed aiutano il tossicodipendente nel percorso di recupero fisico e psicologico e nel reinserimento nella vita in società, garantendo, su richiesta dell’interessato, il totale anonimato.
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