Adrenalina pura stamattina al risveglio per Alessandro Bonini e Luca Egarese, il grande giorno è arrivato, per la prima volta nella Grande Mela, per la più prestigiosa maratona del mondo. Prima cosa la vestizione, Alessandro indossa la maglia della associazione “Settembre inVita” mentre Luca quella del Running Club 2 Monfalcone. Di corsa alla prima colazione, molto abbondante vista la faticaccia che poi saranno costretti fare.
I pullman sono fuori in attesa, la temperatura non è tra le più miti, 5°C alle 6.30 ora di New York, in compenso è prevista una splendida giornata di sole. L'arrivo al punto di ritrovo, ancora un’attesa e poi si entra nelle gabbie dove ci sono runners che hanno ottenuto tempi simili. L'attesa è frenetica, alle 12.10 Alessandro invia un messaggio su whatsapp, ci scrive “partiti” anche se lo leggiamo in quelle sette lettere possiamo capire la sua grande emozione.
Supera il ponte di Verrazzano, ha il tempo anche di mandarci qualche istantanea, ma poi pensa alla corsa, fino a quando l'applicazione funziona possiamo vedere che Luca e Alessandro sono vicini al terzo miglio (5 chilometri) il tempo è circa 25' e 30”, poi tutto si interrompe, dobbiamo solo aspettare.
In questa corsa corrono 50.000 persone (partono in tre momenti diversi), 2.844 italiani, il Paese straniero più rappresentato (con due bisiachi). Finalmente alle 20.30 (ora italiana) arrivano le notizie, il black out di internet era stato procurato appositamente per la “sicurezza” così è la versione ufficiale. Alessandro è arrivato ma Luca non è molto distante, infatti alle 21 ufficialmente entrambi hanno passato la linea del traguardo: “Missione compiuta”.
Grande gioia anche in Italia tramite i social network i due maratoneti sono stati seguiti e i complimenti si fanno sentire, eccome!
“Non è stato facile – commenta Luca Egarese, alla sua prima maratona – ho preso un ritmo tranquillo, sapevo che sarebbe stata dura, ho resistito e non ho mollato, alla fine alla vista del traguardo mi son sentito veramente contento: il mio obiettivo era raggiunto”.
Molto più loquace Alessandro Bonini: “Una gara su un percorso molto muscolare, fatto di continui saliscendi, più sali, che scendi! Al 25simo km il Qeensboro Bridge, che ti porta a entrare a Manhattan, spacca veramente le gambe ma hai l'aiuto del pubblico che ti aiuta a spingere. Dal 30esimo chilometro ha iniziato il mal le gambe, quello vero, che via via andava in crescendo, un male che non si può spiegare! Ma vale tutto per poi andarsi a conquistare la mitica medaglia. A parte la prestazione fisica, la maratona di New York non si può non fare, magari anche camminando, perché il pubblico che sta ai bordi delle strade, muri di persone che gridano, ti incitano, ti offrono da bere, ti danno la frutta, i dolci, tutto contornato da musica suonata da complessi, bande, dj, o mal che vada mettono le casse con la musica sulle finestre di casa o in strada. Sembra di correre in uno stadio fatto di tifo sano e vero, un'emozione enorme, a volte difficile da controllare. Una festa, una gara organizzata in modo impeccabile che solo gli americani riescono a fare. Grazie New York!”
Quando ha visto sventolare una bandiera italiana, Alessandro si è fermato un attimo, la sventolava la sua consorte e lui è corso subito a salutarla.
E ora il rientro a casa, alla vita normale ma con la consapevolezza di aver corso una maratona unica al mondo.
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