Se volessimo ben analizzare l’antica ma eterna espressione latina (in italiano, “qui e ora”), ci ritroveremmo presto a trattare due temi che appartengono al linguaggio delle scienze umane.
In psicologia il “qui e ora” viene raccomandato quasi come un farmaco contro lo stress e il disagio interiore. La capacità di calarsi emotivamente e cognitivamente nel presente che stiamo vivendo ci permette di convogliare l’attenzione dei nostri sensi su un oggetto ben definito (un accadimento, un problema, la relazione con una persona) permettendoci di meglio comprendere “cosa sta succedendo”.
Spesso invece la nostra paura di soffrire, la smania di cogliere più occasioni possibile o la scarsa fiducia nelle proprie risorse di gestione dei problemi, non ci permette di “entrare fino al collo” nelle situazioni critiche: cerchiamo di scappare, non vogliamo immergerci nel “qui e ora” connotato da conflitto, problema o perdita.
Tralasciando le ovvie conseguenze pratiche della mancata gestione delle criticità, che succede alla nostra psiche?
Dal punto di vista psicodinamico la mente non riesce a stare centrata sul presente, è costretta alla fuga all’indietro, con ricordi di passati insuccessi, alla fuga in avanti con lo sviluppo di fantasie negative o addirittura catastrofiche, o purtroppo alla fuga nella patologia (dipendenze come fuga in una quotidianità senza senso, un “non pensare o pensare altro”).
Il conseguente comportamento pratico spesso risente di questo “inquinamento dei dati del problema”, una sorta di annebbiamento che ci toglie la chiarezza e che provoca l’indebolimento della capacità di giudizio: in altre parole, si possono fare cose stupide, ulteriormente dannose. Viceversa, resistere al desiderio infantile di annullare magicamente le contingenze negative e calarsi nel “qui e ora” critico, ci consente di affrontare le difficoltà come se “fossero fuori da noi” e non dentro di noi. Questa espulsione della situazione critica dalla nostra identità rientra in una strategia di igiene mentale, abbatte l’ansia e le paure. Inoltre permette di evidenziare una realtà oggettiva dai contorni più definiti: il problema appare più chiaro.
Contesto e situazione sono due costrutti molto studiati in sociologia, la scienza che si occupa di fenomeni umani derivanti dall’aggregazione. In questo caso diventano rilevanti altri aspetti del “qui e ora”: la geografia (al singolare!), le culture, i linguaggi, le storie e le politiche (al plurale!). Su ogni scenario geografico (qui), in determinati momenti (ora) si incrociano macro fattori, espressione di identità di popoli.
Questo breve accenno ai temi della sociologia, per analogia ci apre la mente su un aspetto che spesso trascuriamo: ogni singolo individuo è depositario di un bagaglio complesso di fattori che determinano la sua “situazione personale”: il luogo di nascita, la lingua, la storia familiare e sociale, il complesso culturale e di istruzione a cui è stato esposto.
Dobbiamo però precisare che questi elementi costituivi della nostra identità sono sì codificati nella nostra personalità adulta, però non li viviamo come appartenenti al presente ma piuttosto come eredità, la nostra “storia” ormai immutabile perché generata nel nostro passato.
Ma come utilizzare questo consistente e originale patrimonio storico individuale, a volte ingombrante ma anche fondante le nostre radici più vere? Prima abbiamo detto che l’igiene mentale, il vivere serenamente richiede il “qui e ora”, lo stare immersi nella realtà senza elucubrare o fuggire…
Non c’è contraddizione. La nostra storia passata, il “lì e allora”, può costituire il fondamentale criterio di riferimento per tutte le nostre scelte attuali e future: è il luogo in cui sono depositati i nostri “valori”.
Queste pietre miliari sul cammino della nostra esistenza sono resistenti ma non immutabili: le nuove sensibilità sociali ci propongono nuovi valori per una convivenza più civile ed evoluta. Il senso quindi è: conoscere meglio i propri valori di riferimento personali, selezionare e cercare nuovi valori.
Saremo più consapevoli e tolleranti, quindi più sicuri.
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