Riemergono ad Aquileia le tombe dell’antichità

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redazione

26 Agosto 2016
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Conclusa l’indagine archeologica

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87 tombe sono state riportate alla luce nel corso dei lavori condotti dalla Fondazione Aquileia, sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, per riportare all’antico splendore i cinque recinti, appartenuti ad altrettante famiglie, e i monumenti funerari, scavati da Giovanni Brusin tra il 1939 e il 1940 assieme a 67 tombe, restaurati e integrati con parti in cemento in piena seconda guerra mondiale, nel 1942. Altre 15 tombe furono individuate e recuperate da Luisa Bertacchi nel 1988.

 «L’intervento – spiega l’archeologo e direttore della Fondazione Aquileia Cristiano Tiussi – è stato piuttosto articolato. Sono state realizzate innanzitutto le strutture di contenimento delle alte scarpate e la sostituzione dei drenaggi, per porre rimedio ai periodici allagamenti dell’area. Quindi si è proceduto con la pulitura e il consolidamento dei monumenti e dei muri dei recinti. La fase successiva dei lavori ha riguardato la sistemazione delle zone interne dei recinti, dove esisteva la possibilità, poi confermata, che vi fossero ulteriori tombe antiche sia a cremazione sia a inumazione. È stato così intrapreso un interessante scavo archeologico delle sepolture. L’area del Sepolcreto non è mai stata chiusa ai visitatori, che hanno potuto quindi seguire le varie fasi dell’intervento di scavo e di restauro e che ora possono di nuovo agevolmente riconoscere le parti originali dei monumenti e quelle ricostruite negli anni Quaranta. Infine, è stato eseguito l’impianto di illuminazione, che permette la suggestiva visita notturna al complesso, già sperimentata e che verrà riproposta nel mese di settembre nelle giornate di venerdì 9, 16 e sabato 24».

I risultati dell’indagine archeologica sono stati sorprendenti: l'analisi del contesto e delle nuove tombe ora riportate alla luce (ancora in corso di studio) ha consentito di chiarire ulteriormente la storia  del sito, integrando i dati dei vecchi scavi con i risultati dei nuovi sondaggi.

Paola Ventura, archeologo funzionario di zona della Soprintendenza, spiega: «La prima fase dei lavori ha permesso di riconoscere i livelli raggiunti dagli scavi precedenti. Si è chiarito che il sepolcreto, nella sua lunga durata (dal I al III secolo d.C.) ha visto diversi mutamenti nei piani d'uso, che si impostano su un riporto, probabilmente con funzione di bonifica. È interessante soprattutto notare le sovrapposizioni delle diverse tipologie tombali, ma anche l'utilizzo di anfore come segnacoli o apprestamenti per libagioni. Le analisi paleobotaniche, in corso, permetteranno forse di avere qualche elemento per ricostruire l'aspetto interno dei recinti. Le tombe di nuova individuazione sono costituite da 28 inumazioni (di cui una doppia), per lo più in fossa (ma con evidenza della presenza di casse lignee) o in cassa litica o di laterizi. L'analisi antropologica ha evidenziato ad esempio la presenza di un feto e di una deposizione prona. In qualche caso si sono rinvenuti resti dei calzari. Per le incinerazioni, con i resti deposti in cassetta, anfora, olla litica o fittile o in vetro, si è proceduto in genere al loro recupero per lo scavo in laboratorio dei corredi interni, con elementi talvolta perfettamente integri. Un dato di eccezionale interesse, infine, è emerso dal recinto II, ricavato in un secondo momento in uno spazio di risulta fra il I e il III: un cospicuo livello di ceramica e resti ossei animali, probabilmente testimonianza dei riti che venivano svolti nelle aree funerarie».

«I lavori del Sepolcreto – sottolinea  Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia –  rappresentano uno sviluppo importante negli interventi di valorizzazione che la Fondazione Aquileia sta portando avanti sulle aree conferitele dal Ministero e si inserisce in un periodo di particolare attività della Fondazione, che vedrà a breve l'inaugurazione delle coperture dei mosaici Violin e l'avvio dei lavori ai fondi Cossar e Cal».

«Il complesso intervento eseguito sul Sepolcreto – commenta Corrado Azzollini, Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio – evidenzia ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, tutte le potenzialità e le attrattive del sito archeologico di Aquileia, il più importante sul territorio regionale. L’attività di ricerca e di tutela svolta dalla Soprintendenza in questo senso è fondamentale perché continua ogni giorno a restituire nuovi dati ed elementi che consentono di ampliare la conoscenza della città romana. E contribuisce – come in questo caso – a valorizzare beni già aperti al pubblico, migliorandone la fruizione».

 

LAVORI:

Progetto e Direzione Lavori: ing. Diego De Stalis, Archiengineering, Tavagnacco (UD) (edilizia e restauro); ing. Stefano Bello, Be light, Tavagnacco (UD)

Restauri: ArcRestauri, Travagliato (BS).

Lavori edili: Impresa edile F.lli Menon, Aquileia

Supervisione tecnica ai restauri: Daniele Pasini, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del FVG

Scavi archeologici: Archeotest, Trieste; Malvestio Diego & C., Concordia Sagittaria; Alessandro Canci (antropologia); Massimo Braini (topografia)

Direzione scientifica scavi: Paola Ventura, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del FVG

Impianto illuminazione: Elettrica Gover, Codroipo (UD).

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