La vita inizia con un’inspirazione e termina con un’esalazione. Eppure, quella che è l’attività primaria dell’organismo e senza la quale non possiamo vivere risulta, a volte, difficile. I pazienti con patologie polmonari, della gabbia toracica o cardiache conoscono bene questa difficoltà. Ma c’è un gran numero di persone che, pur non avendo alcun problema fisico, iper ventilano (cioè respirano in modo superficiale e veloce) o non utilizzano il polmone al 100% perché involontariamente ne bloccano l’espansione.
Durante una giornata respiriamo circa 15.000 volte, pertanto, se viene fatto in modo alterato, ripetiamo lo stesso errore 15.000 volte. Le conseguenze per l’organismo possono essere numerose e impreviste.
Fisiologia, la normalità
L’attività principale del sistema respiratorio è lo scambio fra l’ossigeno che entra e va nel sangue e l’anidride carbonica che, presa dal sangue, esce. I movimenti respiratori preposti a questa funzione sono involontari, senza controllo conscio. Vengono stimolati attraverso un rilascio ritmico di impulsi elettrici dai centri di controllo del respiro che si trovano nel cervello e che mandano segnali lungo il midollo spinale.
Tramite una complicata rete di stimoli ed inibizioni, il risultato è l’inspirazione attiva (l’aria entra perché al polmone viene detto di espandersi come una spugna intrisa d’acqua) quando l’ossigeno nel sangue diminuisce, seguita da un’espirazione passiva (tutto si ‘spegne’ e l’aria esce da sé dal polmone che rimpicciolisce). La regolazione del numero di tali atti respiratori e della profondità del respiro si basa su stimoli chimici e nervosi legati alle necessità dell’organismo. Ad esempio, durante l’esercizio fisico la ventilazione, cioè l’atto di far entrare e uscire l’aria, aumenta perché serve più ossigeno e si crea maggior quantità di anidride carbonica da espellere.
Regolazione del respiro
L’attività dei centri respiratori è fondamentalmente automatica, ma impulsi provenienti da diverse parti del corpo la possono modificare e, di conseguenza, alterare i segnali ai muscoli respiratori che coordinano ritmo, frequenza (numero di atti respiratori in un minuto) e profondità del respiro. Tali muscoli sono parte attiva nella dinamica respiratoria e sono più numerosi di quanto si possa pensare o percepire. I muscoli intercostali, insieme a coste, sterno e colonna vertebrale costituiscono la gabbia toracica. Inoltre, i muscoli utilizzati nel respiro sono presenti anche nel collo, nell’addome e nella pelvi. Questi, se contratti o dolenti, possono impedire l’espansione del polmone. Gli stimoli a cui rispondono possono derivare dai centri psichici e subire influenze emotive, attivando volontarie alterazioni del respiro (controllo conscio di come e quanto si respira), creando interruzioni mentre si parla o canta, accorciamenti spasmodici dell’espirazione quando si ride o si piange, inspirazioni profonde quando si sbadiglia e così via.
Gli stimoli sensoriali possono altrettanto modificare la ventilazione. Avviene, ad esempio, quando un odore pungente fa starnutire, il cibo stimola la faringe e la chiusura del condotto respiratorio per deglutire o fattori irritanti che penetrano la trachea stimolano la tosse. Ancora, il dolore e il freddo stimolano una brusca inspirazione, mentre il caldo aumenta frequenza e profondità del respiro. Nel singhiozzo sono i muscoli respiratori a rispondere con spasmi ripetuti e interruzioni del respiro e, quando i muscoli vengono stimolati dal movimento attivo o passivo, possono stimolare l’aumento di frequenza e profondità senza riconoscimento cosciente.
Utilizzo errato dei muscoli respiratori
Paura, ansia, stress e postura sono alcune delle cause per cui i movimenti respiratori possono subire, più o meno velocemente, alterazioni. Tutte agiscono su frequenza e profondità del respiro e stimolano contrazioni muscolari non coordinate. Il pattern respiratorio più frequente in questi casi è l’iperventilazione, cioè il respiro è frequente e superficiale e vengono utilizzati soprattutto i muscoli della parte alta del torace a discapito della zona addominale. Questo comporta un lavoro eccessivo di muscoli quali trapezio (dalla nuca raggiunge la spalla, poi scende fino a metà schiena) e scaleni (parte laterale del collo) con conseguente formazione di contratture dolorose. Inoltre, la maggior parte dei pazienti che iperventila presenta sintomi quali fatica, mal di testa, dolori muscolari generalizzati, sindrome da colon irritabile, problemi urinari, ansia, allergie, sindrome premestruale, fotofobia e iperacusia. La causa risiede nel fatto che il corpo non riesce a ossigenarsi efficacemente e non espelle a dovere i prodotti di scarto del metabolismo. Una respirazione scorretta non sempre ne è la causa, ma contribuisce a questi stati patologici e a volte ne ostacola la guarigione.
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