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redazione

23 Marzo 2015
Reading Time: 3 minutes

Luciano Sulli

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Seduto nel suo ufficio al piano terra della sede regionale di Palmanova, Luciano Sulli controlla sul display del telefonino che non appaiano messaggi di emergenza. Perché da inizio 2015 la sua vita è inevitabilmente cambiata: «La popolazione – confida – guarda alla Protezione Civile con fiducia perché sa che in caso di emergenze noi saremo pronti a intervenire per gestirle al meglio. E il peso di questa fiducia chi dirige la nostra realtà lo avverte con chiarezza».

Direttore, partiamo proprio da qui: cosa significa per lei dirigere la Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia?

«Significa avere la consapevolezza di ricoprire un incarico di grande responsabilità: sia da un punto di vista prettamente operativo, per la complessità della struttura da dirigere e il numero di professionisti da coordinare, sia dal punto di vista umano. Io e i miei collaboratori siamo infatti in prima linea nel garantire risposte efficaci per la salvaguardia dei cittadini e del territorio».

Il suo predecessore, Guglielmo Berlasso, ha diretto la Protezione Civile regionale per tredici anni: che eredità le ha lasciato?

«Credo di non esagerare se affermo che Berlasso è stato la Protezione Civile in Friuli Venezia Giulia. È stato lui a costruire questo modello di eccellenza riconosciuto in tutta Italia e nel mondo. La mia responsabilità è quindi ancora maggiore, perché da un lato dobbiamo mantenere questi standard di efficienza e, dall’altro, lavorare per migliorare ulteriormente».

Ha parlato di modello d’eccellenza: quali sono a suo avviso i punti di forza della Protezione Civile regionale?

«Ce ne sono diversi. A partire dalle elevate professionalità dei dipendenti: con noi lavorano geologi, informatici e numerosi altri esperti che rappresentano un vero e proprio fiore all’occhiello di questa realtà. Il tutto senza scordare le apparecchiature tecnologiche d’avanguardia a disposizione. Anche se – mia convinzione da sempre – sono le qualità umane a fare la differenza».

E quelle dei suoi uomini come sono?

«Sono rimasto colpito dallo spirito di appartenenza che si respira. Ho la fortuna di dirigere un gruppo compatto che trasmette la fierezza e l’orgoglio di far parte di una squadra che agisce per il bene della collettività. La giovane età media e la loro elevata qualifica completano un team di assoluto livello».

Abbiamo parlato dei punti di forza; quali sono invece quelli da potenziare?

«Ne individuo principalmente due: la stretta collaborazione con le altre strutture della Regione che operano nel campo della sicurezza e delle emergenze, in modo da ottimizzare risorse e risultati; mantenere sempre vivo il rapporto con i volontari, che rappresentano il nostro fondamentale presidio sul territorio».

Come intende rapportarsi con loro?

«I nostri volontari sono una certezza per i cittadini e, soprattutto, grazie alla loro attività monitorano costantemente i rispettivi comuni di appartenenza. Un aspetto fondamentale per prevenire potenziali calamità o dissesti idrogeologici. Ecco perché desidero cementare ulteriormente questo sistema, riconoscendo l’importanza che ognuno di loro ha per la Protezione Civile».

Un percorso che ha intrapreso fin da subito.

«In queste prime settimane dal mio insediamento sto facendo visita durante le sere della settimana al maggior numero possibile di Gruppi comunali: desidero conoscere in modo diretto i nostri volontari, perché tengo molto ai rapporti umani e alla risoluzione di eventuali problemi, anche apparentemente semplici».

Sempre in tema di volontari, negli ultimi anni la loro età media si è notevolmente alzata. Come pensa di intervenire per garantire il ricambio generazionale?

«L’unico modo è coinvolgere i giovani. Per farlo, assieme all’assessorato competente, avvieremo apposite campagne nel mondo della scuola e cercheremo di entrare a diretto contatto con i ragazzi utilizzano i loro stessi strumenti di comunicazione, come ad esempio i social network».

Siamo partiti dal presente, chiudiamo con il futuro: al termine del suo mandato da direttore come le piacerebbe essere ricordato?

«Incarichi di tipo operativo come il mio implicano avere per obiettivo la risoluzione dei problemi. Il mio desiderio è quello di essere ricordato per aver saputo fornire le risposte di cui le persone avevano bisogno. E per farlo voglio continuare a lavorare a stretto contatto con la gente».

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