Un incidente, una persona dispersa, un gruppo sommerso da una valanga. Sono alcune delle situazioni di pericolo che possono verificarsi in alta montagna e coinvolgere gli appassionati di scialpinismo o coloro che prediligono lo sci fuori pista.
Situazioni estreme che i volontari del Servizio Regionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) sono chiamati ad affrontare nella consapevolezza che ogni minuto può essere determinante. L’anima di questa realtà sono i volontari presenti capillarmente su tutto il territorio montano della regione. Ognuno di loro viene selezionato e addestrato secondo un piano formativo nazionale.
La struttura conta circa 350 tecnici suddivisi in 80 spelo-soccorritori e 270 soccorritori alpini. I volontari che fanno domanda di ammissione devono essere in possesso di requisiti tecnici imprescindibili: arrampicata sul quarto grado da capocordata, saper sciare in pista e fuori pista, avere una buona conoscenza del territorio montano nella propria zona di competenza. Le zone sono definite Stazioni, e in Friuli Venezia Giulia ce ne sono nove: Udine/Gemona, Pordenone, Trieste, Maniago, Valcellina, Forni di Sopra, Forni Avoltri, Moggio Udinese, Cave del Predil. Ognuna è comandata da un capo stazione che organizza le reperibilità H24, coordinando tutte le attività.
L’allerta
Di fronte ad un incidente in alta quota, la Sala operativa regionale della Protezione Civile o la centrale operativa del 118 allertata individuano la stazione competente e allertano telefonicamente il referente reperibile. Questi allerta a sua volta il Capo Stazione o il responsabile di zona, che hanno il compito di organizzare in tempi rapidi la squadra di soccorso. Presso il magazzino della stazione è sempre pronto l’automezzo di intervento, già equipaggiato con tutti i materiali necessari.
Quando si tratta di un intervento sanitario diurno e con la presenza di un elicottero, la squadra si reca il più velocemente possibile sul posto per fornire eventualmente supporto al personale dell’elicottero. A partire dal 2001, inoltre, un Tecnico di Elisoccorso del CNSAS è sempre presente a bordo dell’aeromobile del 118 di Udine, fornendo una valida interfaccia con il personale a terra. Qualora non si tratti di un problema sanitario, ma la chiamata è volta alla ricerca di un disperso, dopo aver individuato il target (l’obiettivo) in base alle informazioni reperite, la squadra può anche decidere di allertare l’elicottero della Protezione Civile per un sorvolo.
Negli interventi di ricerca più complicati, si fanno intervenire le unità cinofile e si allertano le stazioni confinanti per avere più personale a disposizione.
Incubo valanghe
Di fronte all’avvento di valanghe, entra in azione un protocollo di intervento molto complesso. Le valanghe, infatti, sono solitamente interventi difficili e hanno bisogno di una buona organizzazione. Nei periodi in cui il pericolo di valanghe è maggiormente elevato, il CNSAS istituisce una reperibilità di unità cinofile già pronte presso la base di Tolmezzo, da dove decolla in pochi minuti l’elicottero della Protezione Civile regionale, solitamente in contemporanea con l’elicottero sanitario del 118; vengono inoltre allertate le squadre via terra della zona di competenza. Una volta giunto sull’obiettivo, il Tecnico di Elisoccorso del CNSAS sorvola la valanga per una scansione visiva e strumentale con ARTVA (apparecchio ricerca travolti da valanga). Contemporaneamente viene sbarcata l’unità cinofila per una ricerca via terra: se i travolti non hanno con sé l’ARTVA, infatti, l’unica loro possibilità di salvezza è il cane da valanga.
Nel frattempo gli elicotteri trasportano le squadre sull’area per iniziare i sondaggi nelle zone prioritarie. Il tutto è coordinato dapprima dal tecnico di elisoccorso, quindi dal capo stazione ed eventualmente dal delegato di zona.
Corsa contro il tempo
I tempi per ritrovare in vita una persona sepolta sono molto stretti: solo se il travolto è riuscito a creare una sacca d’aria per respirare può resistere circa un’ora, altrimenti dopo pochi minuti avviene il decesso. Ci sono stati casi di persone salvate anche dopo un’ora e mezza, ma restano eventi molto rari: l’ipotermia avviene velocemente conducendo all’arresto cardiaco.
La situazione può divenire ancor più drammatica a causa della visibilità. Se la chiamata avviene di notte, infatti, le cose si complicano e i tempi si allungano notevolmente. Per raggiungere la zona possono essere necessarie ore di cammino, senza contare che al buio non sono visibili eventuali tracce dei dispersi.
Ma, soprattutto, non ci si rende conto del pericolo in agguato: un triste esempio è la valanga che in Val di Fassa, tre anni fa, sommerse mortalmente di notte 4 soccorritori. Quando, infine, i soccorritori hanno la fortuna di recuperare persone vive e c’è la necessità di trasportarle a valle velocemente, vengono caricate sulla barella e trasportate a schiena fino al campo base, per consegnarle all’ambulanza del 118.
Non solo neve
Gli interventi di soccorso dei volontari del CNSAS sono circa 170 all’anno e comprendono tutte le attività svolte in ambiente montano ed ipogeo: alpinismo, escursionismo, torrentismo, cascate di ghiaccio, sci in pista e fuori pista, scialpinismo, parapendio, deltaplano, mountain bike, lavori sugli alpeggi, boscaioli, caccia.
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