In ambito educativo il futuro non è mai stato tanto nebuloso. Un’affermazione all’apparenza drastica, ma che nella sostanza dei fatti è supportata dalla realtà nella quale viviamo.
Attraverso gli indicatori che il personale sanitario raccoglie quotidianamente durante il proprio lavoro a contatto con il mondo giovanile e quello familiare, possiamo affermare non senza preoccupazione che la crisi del ruolo dei genitori non sembra conoscere sosta, divenendo giorno dopo giorno sempre più acuta.
Dottor SI e Mister NO
Per maneggiare un tema così delicato è indispensabile restare attaccati alla realtà. Lo stile genitoriale dei giorni nostri appare come un pendolo impazzito, che oscilla da un estremo all’altro senza mai sostare nelle posizioni intermedie, quelle garantite da una qualità in via d’estinzione: il buon senso.
Nella mia attività capita così sempre più spesso di imbattermi da un lato in giovani i cui genitori concedono loro una libertà totale e senza confini, dall’altro in ragazzi che da mamma e papà ricevono posizioni di rigore e rigidità assoluti. Talvolta, questi due estremi si manifestano addirittura nel medesimo genitore, facendo emergere una mancanza di coerenza educativa destinata a ripercuotersi sui figli. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
L’orizzonte? Denso di nubi
Prima domanda spontanea: se già questa generazione appare in grossa difficoltà, i loro figli come saranno? Secondo i dati in nostro possesso, l’evoluzione sarà purtroppo in negativo, con gli attuali ragazzi che nel periodo tra il 2015 e il 2020 saranno con tutta probabilità genitori confusivi e senza spina dorsale, incapaci di dare una linea educativa precisa ai loro figli.
Uno scenario figlio dell’attuale visione che i giovani hanno dei propri genitori, sempre più considerati come coloro che li hanno lasciati soli.
E se tendenzialmente ciascuno di noi costruisce il proprio modello genitoriale su quello che conosce e ciò che questi giovani conoscono è il niente, il completamento del sillogismo è fin troppo semplice.
E se anche i futuri genitori saranno “oscillanti”, i loro figli rischiano di crescere ancor più confusi e spaesati dei ragazzi d’oggi.
Il cane che si morde la coda
Seconda domanda spontanea: se ognuno di noi tende ad imparare il mestiere di genitore dall’esperienza avuta con i propri mamma e papà, e se questa esperienza in gran parte dei giovani d’oggi si è rivelata fallimentare, come si potrà invertire la rotta?
La risposta al momento non c’è. Medici, psicologi e analisti concordano nel non riuscire ad individuare una soluzione reale. L’unico tentativo logico che può essere fatto è un coinvolgimento trans-generazionale: invitare cioè i futuri genitori a confrontarsi sia con mamma e papà, sia con i nonni, che comunque hanno una maggiore esperienza nell’ambito. Questo dialogo tra generazioni diverse di genitori potrebbe aprire scenari nuovi, ma non per questo dal risultato certo.
Una crisi per ripartire
Il problema della genitorialità delle giovani generazioni è destinato a divenire una questione mondiale. In base agli studi più recenti, infatti, non solo in Italia e in Occidente, ma con modalità e tempistiche diverse è destinato a coinvolgere tutto il mondo.
Ecco perché in uno scenario che non sembra individuare soluzioni logiche, scossoni improvvisi potrebbero modificare le carte in tavola. E l’attuale crisi economica potrebbe essere lo scossone giusto. Il mutamento globale che stiamo vivendo, infatti, è destinato a far riflettere molte persone, spingendole a ragionamenti e prese di coscienza meno faceti e più profondi, interrompendo la consequenzialità del processo e stimolando i nostri giovani ad avere un pensiero autonomo su cosa fare e cosa divenire da grandi.
Magari prendendo spunto da quelle famiglie – sempre meno, ma per fortuna ancora esistenti – che attraverso basi educative solide accompagnano correttamente i propri figli nella crescita.
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