Un luogo “spettrale” nel mar Mediterraneo dove toccare con mano una ghost town, tra le più inquietanti del mondo, è Varosha (Maraş in turco), quartiere balneare meridionale di Famagosta, nell’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord.
Rione anche denominato “la perla di Cipro” o “la Saint-Tropez cipriota” popolato da una comunità greco cipriota, evacuato nel 1974, dopo il colpo di stato filo-turco. La popolazione decise di abbandonarlo lasciandovi i propri effetti personali.
D’allora è zona interdetta con tanto di sentinella di guardia, delimitata da reti e filo spinato. È formalmente vietato fotografare. A impedirne l’accesso una risoluzione dell’Onu del 1984 che stabilisce che il quartiere potrà essere ripopolato solo dai suoi abitanti originari, circa 39mila persone.
Varosha la città spettrale
Ho potuto guardarla anch’io grazie a un recente viaggio. È una città malinconica, da brivido. Ti fa venire la pelle d’oca al solo pensiero di metterci piede dentro. Al suo interno si trovano vestiti e scarpe ammuffite di persone scappate da un momento all’altro. Varosha, oramai annoverata tra le località di “Dark tourism” o “turismo nero”, simile a Pryp”jat’, città fantasma di Černobyl’ in Ucraina, oggi ha un’opportunità: infatti il Comune di Famagosta dopo alcuni lavori di risistemazione sta attirando nuovi visitatori curiosi di scoprire una ghost town. Inoltre ha ripulito la spiaggia fornendola di lettini e ombrelloni rendendola così accessibile ai bagnanti.
La linea verde
Prende il nome dal colore della matita utilizzata nel 1964 dal generale Peter Young, comandante a Cipro della British Armed Forces1, incaricato di dividere i quartieri turchi e greci di Nicosia dopo gli scontri avvenuti. Poi, dal 1974, con Linea Verde di Cipro si indica l’area demilitarizzata istituita dall’ONU lungo la linea del cessate il fuoco che si stabilì dopo l’intervento militare nell’isola da parte dell’esercito turco. La linea di separazione, estesa orizzontalmente anche al resto dell’isola, ancora oggi taglia Cipro in due stati. Una striscia lunga 180 km denominata anche Buffer-zone (zona cuscinetto) del territorio UE, sorvegliata dalle Nazioni Unite, occupa una superficie di 350 chilometri quadrati.
Per garantire condizioni di sicurezza sono stati definiti tre differenti settori: il settore occidentale, dal 1993 sotto la responsabilità del contingente argentino, circonda l’enclave turco-cipriota di Kokkina e arriva a Mammari, poco a ovest di Nicosia, per una lunghezza di circa 90 km; il secondo settore comprende l’area attorno alla capitale (30 km) e dal 1993 è sotto la responsabilità del contingente britannico; l’ultimo settore (65 km intramezzati dalla base inglese di Dhekelia) arriva sino alla costa orientale dell’isola, poco a sud di Famagosta, presidiata dai contingenti slovacco e ungherese.
Una città divisa in due
Nicosia o Lefkoşa è il capoluogo delle due Repubbliche di Cipro Nord e Sud, è l’ultima capitale europea divisa da un muro a resistere dopo la caduta del Muro di Berlino. Anche qui barriere di cemento e mattoni, filo spinato e cavalli di frisia, bunker e torrette tagliano il centro storico in due stati. La città così ha visto crescere la divisione geografica, culturale e politica tra Grecia e Turchia.
Nicosia, una città stellata
Nicosia è caratterizzata da una architettura militare “ideale”, tra le prime città al mondo a pianta stellata: la cosiddetta trace italienne. Una vera e propria fortezza realizzata da Giulio Savorgnan, la cui costruzione impose di demolire numerose case, chiese e conventi. Quello di Nicosia è il primo esempio moderno di cinta bastionata a pianta stellata, cui furono ispirate poi Palmanova in Friuli Venezia Giulia, iniziata nel 1593 dallo stesso Savorgnan, e la cittadella di Casale Monferrato in Piemonte, ideata da Germanico Savorgnan che aveva affiancato lo zio a Cipro nella progettazione. La fortezza di Nicosia ebbe undici baluardi, tanti quante le contrade dell’isola, dedicati a vari ufficiali veneziani (Mulla, Querini, Barbaro e Loredan) e ai nobili locali finanziatori dell’opera (Flatro, Carafa, Podocataro, Costanzo, Davila, Tripoli e Rocas).
I lavori iniziarono nel giugno 1567 e procedettero speditamente: un anno dopo risultavano ultimati le cortine, i baluardi e i fianchi con le cannoniere. Secondo molti resoconti, tuttavia, all’alba dell’assedio ottomano del 1570 alla fortezza mancavano parte della spianata e la strada coperta sopra i baluardi. La cinta a cortine inclinate, realizzate in terra e rivestite da uno strato sottile di pietra, fu dotata di tre porte: a nord la Porta di Kyrenia, a ovest la Porta di Pafos, e ad est la Porta Famagosta o Giuliana. La Pafos gate è la più piccola delle porte tra le mura veneziane della parte greca di Nicosia. Il suo bastione sovrastante è già a Nicosia Nord. La Porta di Kyrenia, storicamente conosciuta come Porta del Provveditore, è nelle mura di Nicosia Nord e veniva utilizzata per il trasporto verso le aree settentrionali, in particolare Kyrenia.
Infine la Porta Famagosta o Giuliana è la principale della città, ubicata nella parte greca di Nicosia.
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