Una quarantina di quadri e una decina di opere realizzate dal laboratorio di bricolage. Vere e proprie sculture realizzate utilizzando soltanto stuzzicadenti, cartoncini e compensato lavorati con attrezzature semplici come tagliaunghie e decorati con colori. Spesso gli stuzzicadenti sono stati addirittura fritti o lasciati in ammollo nel caffè e aceto balsamico per creare il colore legno scuro.
Tutto questo sarà esposto a Cervignano del Friuli dal 9 al 26 novembre, nell’ambito della mostra portata in città dall’Associazione culturale Corima e promossa dalla Conferenza Regionale del Volontariato Giustizia (CRVG) del Friuli Venezia Giulia.
Le opere sono state realizzate nell’ambito del laboratorio permanente di pittura, nato dalla proposta di un gruppo di detenuti in regime di Alta Sicurezza ristretti presso la Casa Circondariale di Tolmezzo e autorizzato dalla Direzione dell’Istituto.
La mostra diffusa, che avrà la sua base operativa nei locali di Ufficina dove sarà ufficialmente inaugurata mercoledì 9 novembre alle ore 19.30, potrà essere visitata attraverso un percorso itinerante che coinvolge diverse attività di Cervignano, che ospiteranno le opere: Calzature Orfeo, Merceria Amoruso, Scuola Musica 2000, NXS abbigliamento, Yamamay, Crematorio Cervignano, Agenzia Viaggi Punto It, Giardino dell'Eden, Ottica Epis, Agenzia immobiliare La Casa", Gli Scapigliati, studio geometra Luca Negro e Bar Al Portico.
“Un percorso artistico – spiega Roberta Casco, presidente dell’Associazione Icaro Volontariato e Giustizia – iniziato sette anni fa dalla proposta di un detenuto precedentemente ristretto in un istituto in cui già esisteva un laboratorio di pittura. Attualmente a Tolmezzo il laboratorio di pittura e quello di bricolage coinvolgono una quindicina di detenuti. Il laboratorio è autogestito e autofinanziato dai detenuti, il volontariato infatti non svolge attività continuative nel carcere di Tolmezzo (unico carcere di alta sicurezza in Friuli Venezia Giulia), ma si occupa di organizzare le mostre, prendere contatti con le realtà del territorio, sensibilizzare: costruire ponti tra dentro e fuori”.
Anche per questo i detenuti sono di fatto artisti autodidatti: “Imparano in autonomia, sfogliando libri e riviste. L’arte – aggiunge Casco – da sempre fa parte della natura dell’uomo, da sempre è un mezzo per comunicare ed esprimere le emozioni che ci abitano. Queste persone hanno spontaneamente individuato e scelto di sviluppare questo canale per dare voce al proprio mondo interiore. Confidiamo in futuro di poter realizzare dei corsi con artisti professionisti per aiutarli a migliorare le tecniche e cercare di sensibilizzare la cittadinanza per aiutarli nell'acquisto dei materiali (tele, colori, stuzzicadenti, cartoncino, compensato...)”.
Anche perché il gradimento del pubblico si è già rivelato positivo. “Le recenti esposizioni a Udine presso il Caffè Caucigh in collaborazione con la Libreria Martincigh e a Palazzo Antonini dell’Università, sono state molto apprezzate. Le opere cambiano perché i detenuti dipingono moltissimo. I libri firme sono zeppi di messaggi di solidarietà, di vicinanza, sono messaggi che incitano a continuare e le persone ringraziano per aver reso possibile una sorta di "contatto" con un mondo altrimenti estraneo, di cui si sa poco o nulla, e quel poco spesso non corrisponde a verità. Quello artistico è un canale straordinario: attraverso le immagini e i colori, le emozioni ci colpiscono senza filtri”.
Un aspetto la che presidente di Icaro ci tiene a sottolineare: “Quando parlano le emozioni si crea spazio per un’apertura all’altro. Possiamo iniziare ad andare oltre i nostri pregiudizi e vedere le persone che “esistono" dietro a quei quadri, persone che soffrono, sperano, amano, desiderano avere una seconda opportunità… I più ignorano quanto all’interno del carcere la vita sia inoperosa: non c’è quasi possibilità di svolgere attività lavorative, culturali, scolastiche, che sono proprio quelle che danno dignità alla persona e che i detenuti richiedono per dare senso al tempo trascorso in detenzione. Senza opportunità di rieducazione e formazione come è possibile un reinserimento nella società? È importante allora continuare a promuovere iniziative come queste, veri e propri ponti fra due mondi separati sì, ma collegati fra loro. Mondi che hanno bisogno di confrontarsi e crescere di pari passo, se davvero vogliamo trasformare la società in cui viviamo”.
Senza tralasciare l’importanza del confronto costante con la società. “L'esposizione delle opere – conclude Casco – è un riconoscimento dell'impegno, una possibilità di far vedere all'altro un aspetto diverso della personalità mettendo in luce capacità e talenti che non sono riusciti a emergere tra gli inciampi della vita. È anche un modo per mettersi in gioco, accettare complimenti e critiche, trovare nuovi e diversi modi di relazionarsi. Inoltre esporre le opere al pubblico significa tenere in mano il filo di un contatto con il mondo esterno e sentirsi parte della società. Offre l’opportunità di far conoscere il disagio che si vive dentro il carcere, di rivendicare un sistema penitenziario rispettoso della dignità della persona, che favorisca un reinserimento reale della stessa nella società”.
“Desideriamo ringraziare l'associazione Icaro – afferma Mara Tegon, presidente di Corima – per averci dato l'opportunità di portare a Cervignano una mostra dal valore molto alto a cui tutti noi siamo chiamati a riflettere. Un ringraziamento ulteriore a tutte le attività che si sono rese disponibili per ospitare le opere e al nostro socio Luca Negro per essersi fatto carico dell’organizzazione”.
Per tutto il periodo della mostra, presso Ufficina con orario 10.30-12.30 e 17.30-19 i visitatori potranno scrivere il loro pensiero sulla mostra in un apposito libro firme che verrà fatto pervenire ai detenuti: sarà l’unico riscontro che gli autori delle opere potranno ricevere dal pubblico.
“Riteniamo importante – conclude Gloria Catto, titolare di Ufficina – dare visibilità a un progetto virtuoso che tenta di riscattare, nel suo piccolo, persone che si stanno impegnando in un difficile percorso di reinserimento. Un progetto in linea con i principi "inclusivi" della nostra realtà”.
L'Associazione Icaro Volontariato Giustizia ODV nasce nel 1994 al termine di un corso per assistenti volontari penitenziari. Ispirandosi all'art. 27 della Costituzione della Repubblica italiana sul riconoscimento della dignità di ogni persona e della sua possibilità di cambiamento, ne diffonde una visione della pena correlata, sostenendo quindi le finalità educative, risocializzanti e riparative della pena; diffondendo una cultura che porti al superamento del ricorso al carcere come principale modalità di intervento punitivo, promuovendo anche azioni di giustizia riparativa. Le attività dell’Associazione, proposte alla popolazione detenuta presso la Casa Circondariale di Udine, hanno l’obiettivo di creare stimoli culturali, di mettere in comunicazione i ristretti con la società esterna e di fornire aiuti concreti attraverso attività di sostegno morale, interventi atti a risolvere eventuali problemi di natura burocratica, sostegno alle famiglie ed aiuti nella soluzione di problemi di ordine pratico. Si occupa inoltre di interventi di sensibilizzazione sui temi della legalità e della giustizia nelle scuole, collabora con gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna.
Icaro rientra nella "rete" della Conferenza Regionale del Volontariato Giustizia (CRVG) del Friuli Venezia Giulia che a sua volta opera in sinergia e collegamento con le altre conferenze regionali e soprattutto con quella nazionale.
La CRVG ha come valore di riferimento la centralità della persona anche se sottoposta a provvedimenti giudiziari di restrizione della libertà, riconoscendo e promuovendo i suoi diritti e i suoi doveri, le sue potenzialità di crescita e di recupero, qualunque sia il tipo di reato commesso. In aderenza al pensiero della Conferenza Nazionale si ritiene il carcere l’extrema ratio e si opera per umanizzare la pena e per fornire ai reclusi delle progettualità afferenti alla loro vita affettiva e lavorativa e per dare un contenuto rieducativo e risocializzante alla stessa. Promuove sul territorio iniziative volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi e problemi della giustizia contrastando pregiudizi e realizzare progetti che possano garantire un effettivo percorso di risocializzazione, unico modo che può portare a una riduzione della recidiva e quindi ad una maggiore sicurezza sociale. In questi interventi, condivisi con l'amministrazione penitenziaria, con l'ufficio esecuzione penale esterna e con le varie amministrazioni pubbliche di riferimento, non vengono tralasciati i principi di mediazione penale e di giustizia riparativa, che purtroppo ancora non hanno un'estensione capillare ma che sarebbero estremamente importanti, specie nella fase dell'esecuzione della pena. Il rinvio dell'entrata in vigore della c.d. riforma Cartabia procrastinerà questo tipo d'intervento che pone la doverosa attenzione alle vittime dei reati a partire dal riconoscimento del dolore e del danno ad esse arrecato.
Percorso che può efficacemente ricucire lo "strappo" che si è creato con la commissione del reato.
La CRVG si impegna anche a diffondere e praticare la cultura della legalità e della prevenzione attiva nei confronti di ogni forma di criminalità e quindi ad operare in via preventiva attraverso la promozione di attività d'informazione e di inclusione sociale.
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