La donna del paradiso

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redazione

2 Settembre 2022
Reading Time: 6 minutes

Lara Komar

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La voce al telefono trasmette quell’energia e passione che contraddistinguono la sua carriera.

Esempio vivente della multiculturalità del Friuli Venezia Giulia, triestina di nascita con radici slovene e un bilinguismo che le permette di recitare nel mondo dello spettacolo sia italiano che sloveno, l’attrice Lara Komar è uno dei volti più amati dal pubblico.

Lara, a settembre Rai 1 trasmetterà la nuova serie de “Il paradiso delle signore” e i fan già fremono per le nuove storie di Gloria Moreau. Per lei che la interpreta, tutto questo che effetto fa?

«La tv consente di raggiungere un pubblico vasto che molto spesso si emoziona. Da quando faccio questo mestiere, a partire dalle serie girate per la televisione slovena, tutto ciò rappresenta per me un regalo, la conferma che quanto faccio ha un senso. Noi lavoriamo per il pubblico e se il pubblico apprezza vuol dire che il nostro sforzo ne è valso la pena».

Facciamo un passo indietro: come si è sviluppato il suo percorso nel campo della recitazione?

«La strada verso la recitazione non è stata casuale. Fin da piccola sono sempre stata un’anima molto creativa: cantavo, ballavo, organizzavo le feste per gli amici. Il mio grande amore, tuttavia, era il canto. Desideravo diventare una cantante lirica e così ho conseguito il diploma di mezzosoprano. Poi però mi dissi: “Per fare il mezzosoprano devo saper stare su un palco”».

Cosa fece, allora?

«Mi iscrissi all’Accademia teatrale Città di Trieste di Orazio Bobbio: due anni molto importanti, perché all’epoca l’accademia ti preparava come un attore professionista. Una volta terminato il percorso, ho iniziato a vivere il teatro da attrice: feci la mia prima tournee con la Contrada e poi con il Teatro Stabile Sloveno».

E qui ci fu l’appuntamento con il destino.

«Proprio con il Teatro Stabile Sloveno avrei dovuto iniziare uno Stage di organizzazione teatrale, ma i fondi regionali per finanziare il progetto subirono un ritardo di sei mesi. Quando uscii dalla stanza dell’organizzatrice che mi aveva appena comunicato questo contrattempo, vidi che nella stanza del direttore artistico Marko Sosič si stavano svolgendo i provini per il teatro ragazzi. Bussai e chiesi di poter partecipare: mi presero subito».

L’avvio del suo percorso teatrale…

«Da quel giorno ho lavorato una decina d’anni con il Teatro Stabile Sloveno, con un fervore artistico internazionale davvero meraviglioso. Per quasi quattro anni poi ho fatto parte della compagnia dello Stabile del Friuli Venezia Giulia, e nel frattempo arrivò una chiamata dalla Slovenia: mi diedero la parte principale di una soap opera originale che ha avuto un successo enorme. E lì è iniziato il mio percorso da “star” televisiva, con inviti in programmi sloveni molto seguiti come “Tale e quale show”, di cui ho fatto la giurata, e “Ballando con le stelle”. Era già pronta anche la mia partecipazione a un’altra fiction in Slovenia, ma arrivò il lockdown e si bloccò tutto».

Ma chiusa una porta si aprì un portone…

«Poche settimane dopo ricevetti una telefonata direttamente dal casting de “Il paradiso delle signore”. Andai a Roma per il provino e furono entusiasti. Da lì iniziò la mia avventura».

Lei recita sia in tv che a teatro: dove si trova più a suo agio?

«Impossibile scegliere. Sono due mondi diversi, ma il lavoro che faccio su me stessa è il medesimo: la ricerca, lo studio e l’impegno. Cambiano le regole tecniche e, come in tutti i settori, l’esperienza sul campo spesso fa la differenza. Mi ritengo fortunata perché riesco a portare avanti entrambi i contesti ed è meraviglioso».

Brava e bella – eletta Miss Friuli Venezia Giulia nel 2000 ha partecipato anche a Miss Italia, mentre nel 2018 è stata eletta Femme fatale in Slovenia –: per un’attrice la bellezza è sempre un vantaggio o, talvolta, rischia di restare uno stereotipo?

«Ho avuto la fortuna di iniziare il mio percorso con il teatro sloveno dove ti assegnano una parte se sai re- citare, non per la fisicità. Credo che dipende molto da come ognuno si pone; personalmente ritengo che avere un bell’aspetto sia una carta in più da poter giocare, ma la differenza la fa sempre l’atteggiamento delle persone».

Triestina ma con le carte pronte anche per la cittadinanza slovena. Lei ha sempre definito il suo bilinguismo come una grande opportunità. Cosa intende esattamente?

«Il bilinguismo è una ricchezza di per sé. Per questo con i miei bambini parlo sloveno e loro frequentano la scuola con lingua d’insegnamento slovena, perché sono convinta possa essere una ricchezza anche per loro. Inoltre è un’opportunità che consente di muoverti e lavorare in due mondi, nonché di nutrirti culturalmente e intellettualmente da questi due mondi. Io ho potuto lavorare sempre tanto perché ho avuto questa opportunità».

Il bilinguismo non è la sua unica competenza. La dottoressa Lara Komar è infatti laureata in Marketing culturale: lo studio e l’aggiornamento continuo cosa significano per lei?

«Se sei curioso non ti fermi mai. La curiosità è un dono e bisogna sempre alimentarla. In questo modo non si smette mai di imparare. Io, per esempio, ho fatto anche l’istruttrice di pilates e ora sto conseguendo il patentino per diventare insegnante di yoga facciale».

Qual è invece il suo rapporto con la musica e il canto?

«Il canto è il mio amore. Mio padre, pur facendo il banchiere, ha fatto del canto la missione con cui portare la cultura slovena in giro nel mondo. Da giovanissima ero convinta che il canto sarebbe stato la mia vita, poi le cose sono andate diversamente. Ma proprio perché non l’ho coltivato, spesso il canto spinge dentro di me, mettendomi in crisi. Nell’ultimo anno ho ripreso a studiare canto espressivo: ho la sensazione che questo aspetto di me uscirà di più in futuro».

Pur essendo un personaggio dello spettacolo, tiene molto alla sua riservatezza: come riesce a conciliare questi aspetti?

«Io racconto le mie cose: parlo della mia famiglia, di mio marito, dei miei figli. E questo crea un rispetto diverso. Il mio atteggiamento aperto non invoglia le persone o la stampa a scavare nel mio privato, anzi. Un cortocircuito che ha protetto la mia intimità».

Le riprese de “Il paradiso delle signore” la obbligano a lunghi periodi a Roma. Una moglie e madre di due figli come vive questi distacchi?

«Non è facile. È un lavoro da fare su se stessi. Ho la fortuna di avere attorno a me persone che mi amano, mi sostengono e mi aiutano, anche nell’organizzazione familiare, ma io mi sento prima di tutto mamma e ogni volta devo convincermi che i miei figli stanno bene, si sentono amati e sereni. Non sempre è semplice per me, ma se c’è l’amore non serve altro».

A Trieste è nata, ha studiato e messo su famiglia. Che rapporto ha con la sua città?

«Trieste è magica. Io la amo. Quando incontro persone che parlano in modo positivo di Trieste io sono felice come se mi parlassero di una persona a cui voglio bene. Trieste è un’entità forte della mia vita, per le radici, per la sua storia che ho vissuto sulla mia pelle. Amo il mare e la bora. È una città dal potenziale enorme, in grado di richiamare persone non solo a livello turistico, ma per far fiorire opportunità in tutti i campi».

Trieste viene scelta sempre con maggior frequenza come set cinematografico. A Lara Komar piacerebbe essere protagonista di un film girato nella “sua” città?

«Sarebbe speciale. Finora a Trieste ho recitato solo in piccole parti in alcune fiction qui ambientate. In futuro chissà…»

A proposito di futuro, quali saranno i suoi prossimi impegni professionali?

«Quelli noti sono “Il paradiso delle signore” e il reading teatrale “Canto per Europa” che sto portando avanti con il giornalista Paolo Rumiz. Ci sono altri progetti a cui tengo tanto che sono in fase embrionale: faccio la scaramantica e li tengo per me, confidando che possano realizzarsi».

 

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