Un Parco urbano, ma anche un centro di aggregazione sociale e culturale transfrontaliera, in vista del 2025, quando Gorizia e Nova Gorica saranno chiamate a rivestire il ruolo di Capitale europea della cultura.
È ciò che diventerà il Parco Basaglia di Gorizia, dopo l’opera di rigenerazione urbana in chiave storico/culturale a cui sarà sottoposto, come previsto da un protocollo d’intesa siglato nei giorni scorsi da Regione, ERPAC FVG, Comune di Gorizia e ASUGI. D’altra parte, per le sue caratteristiche naturali, architettoniche e storiche, ma anche per la sua collocazione in prossimità del confine, il Parco Basaglia rappresenta una preziosa opportunità di unione tra Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba, vale a dire i tre Comuni che fanno parte del GECT.
Il Master Plan è stato affidato da ERPAC a un raggruppamento di professionisti composto dall’architetto Luigi Di Dato, la Sinergo Spa, l’arch. Maria Cristina Tullio, la paesaggista Eleonora Ceschin e l'agronomo Ivan Snidero ed elaborato sulla base delle indicazioni fornite da un Tavolo tecnico formato dal direttore generale di ERPAC e da Regione, ASUGI, Comune di Gorizia, Fondazione Carigo, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, Università degli studi di Trieste – Dipartimento di ingegneria e architettura.
ASUGI ha messo a disposizione di ERPAC la palazzina direzionale all’ingresso del Parco e un immobile denominato “punto di ristoro”, che in passato fu usato per il ricovero di pazienti con malattie infettive, poi come sede di una tipografia, infine come officina delle manutenzioni. Per quanto riguarda la prima, se ne sta ancora valutando la destinazione d’uso, anche se l’ipotesi più probabile sembra essere la creazione di un centro documentale rivolto alla valorizzazione e fruizione del patrimonio scientifico correlato all’esperienza basagliana.
Il secondo immobile, invece, diventerà un esercizio pubblico. Ma non solo. L’intenzione è di farlo diventare un centro di aggregazione sociale e culturale. Insomma, un po’ caffè e trattoria e un po’ salotto, laboratorio creativo, spazio per la socialità e il gioco. Un qualcosa di molto simile al Posto delle Fragole presente nel Parco di San Giovanni a Trieste. I lavori cominceranno entro l’anno.
E considerata l’esigenza di avere un luogo dove proporre grandi eventi temporanei, concerti, spettacoli, ma anche mercati e fiere, si sta progettando la creazione di un “grande prato verde” infrastrutturato ma libero e da reinventare in ogni occasione, come previsto nella candidatura per le celebrazioni di “2025 Nova Gorica/Gorizia Capitale europea della cultura”. La superficie raccorderà il locale con la palestra e i campi da gioco a nord, strutture già usate ma che sicuramente avranno giovamento da questo nuovo assetto. A sud, fino a raggiungere la sede di Radio Fragola Gorizia, si sta pensando invece a uno spazio per attività più raccolte, per piccoli eventi.
Il recupero e la sistemazione di un primo lotto del Parco saranno ancora di competenza di ERPAC che, grazie a un finanziamento di un milione e mezzo di euro da parte della Regione, interverrà con la messa in sicurezza, cura e valorizzazione delle architetture vegetali storiche e l’inserimento di nuovi esemplari, che valorizzeranno e rispetteranno la stagionalità, oggi poco presente nel Parco. Interventi che interesseranno sia le aree verdi all’ingresso dell’ex nosocomio sia il Parco storico centrale.
Per quanto riguarda le prime, oggi sono caratterizzate da una fitta vegetazione composta soprattutto da specie nate spontaneamente, che “chiudono” alla vista la percezione del Parco. Per cui si procederà con una pulizia della vegetazione spontanea, dando respiro alle specie più antiche e creando un tappeto di fioriture prevalentemente azzurre nelle diverse stagioni. Inoltre, ci sarà un ripristino della salita della “Motta”, belvedere posto in corrispondenza del check point di confine, esterno al giardino.
Per quanto riguarda invece il Parco storico, che caratterizza l’area centrale di tutto il complesso e oggi composto soprattutto da specie sempreverdi tipicamente usate all’epoca della sua realizzazione (1933), il progetto di ERPAC prevede dapprima l’eliminazione della vegetazione spontanea e delle specie deperite o pericolose dal punto di vista della staticità, poi l’inserimento di fioriture nei parterre laterali, molto più soleggiati. Saranno specie da fiore, aromatiche e fogliami colorati nelle diverse stagioni, da sole e da ombra, che creeranno un parterre fiorito che si modificherà in base alla stagione.
Le fioriture per il giardino centrale saranno bulbi primaverili, estivi e autunnali, delle “pennellate” di fioriture stagionali di “luce”, con cromatismi chiari sotto agli alberi, oltre che profumate. Si prevede inoltre di rafforzare il boschetto di prunus preesistente (il cosiddetto Giardino dei Ciliegi), sotto al quale si svolgevano le cure della comunità terapeutica. Ecco perché qui si realizzeranno alcune aree di sosta, con una pavimentazione circolare in legno e alcune sedute, creando così una sorta di “isole di dialogo”.
Verrà anche ricostruito, laddove possibile, il tracciato originario del giardino del 1933, anche se non ci sarà una riproposizione dei vialetti in ghiaia originari, visto che renderebbero difficoltoso il passaggio a persone disabili, ma si disporranno dei percorsi in calcestruzzo drenante (che non richiede manutenzione), che verranno portati a una larghezza che garantirà il passaggio di carrozzine e dei mezzi di manutenzione. Si creerà inoltre un adeguato sistema di drenaggio delle acque meteoriche.
Verrà anche installato un impianto di illuminazione notturna, scenografica e di sicurezza, con luci led incassate e “testa palo”, che illumineranno scorci diversi del Parco. Per garantire un adeguato risparmio energetico e non produrre inquinamento luminoso, si prevede l’utilizzo di fotocellule per l’accensione dell’illuminazione oppure, in caso di eventi, controllandola con un quadro elettrico. Verranno infine sistemate varie panchine per sostare, leggere o semplicemente prendere il fresco in estate. Una volta concluso il recupero di tutte le aree verdi, ASUGI ne prenderà in gestione la manutenzione.
Il Comune di Gorizia realizzerà invece, a sua cura e spese, un parcheggio pubblico e le opere necessarie alla razionalizzazione del piazzale Franco Basaglia. Collaborerà anche con il gestore del Parco per quanto riguarda la vigilanza sul rispetto delle norme di decoro urbano e di igiene dei luoghi pubblici. E soprattutto effettuerà uno studio di fattibilità per la realizzazione della viabilità di raccordo del compendio con via Terza Armata.
Con l’auspicabile aumento di afflusso di persone al Parco, nasce infatti l’esigenza di essere maggiormente collegato al suo contesto cittadino transfrontaliero, eventualmente con un nuovo ingresso da via Terza Armata. Il nuovo ingresso non dovrà mettere in secondo piano l’accesso storico di via Vittorio Veneto, ma sostituire la strada di accesso posteriore, che caratterizzava la colonia agricola, attraverso via del Garbizio, oggi difficilmente ripristinabile, se non a uso esclusivo dell’ex colonia stessa. Naturalmente, tale possibilità dovrà essere presa in esame durante la redazione del nuovo piano del traffico di Gorizia.
A parte i mezzi di soccorso, i soli veicoli che potranno accedere dall’ingresso principale di via Vittorio Veneto dovranno essere autorizzati (per carico/scarico, trasporto disabili e mezzi aziendali) e si dovranno limitare ai percorsi proposti. In tal modo, tutta la viabilità del Parco, pur avendo la possibilità di accogliere veicoli, sarà a uso ciclo-pedonale.
Si sta inoltre pensando alla realizzazione di una pista ciclabile, che diventerebbe la naturale continuazione della direttrice realizzata sul sedime della linea ferroviaria, nel territorio sloveno, e avrebbe la possibilità di connettere la parte sud-est del nucleo urbano di Gorizia alla dorsale ciclabile transfrontaliera.
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