La voce di Fabio Russiani trasmette calma e sicurezza. Testimone di uno stile che caratterizza in modo inequivocabile una persona chiamata a fornire una visione a un ente che l’immaginario collettivo poco conosce, talvolta solo attraverso stereotipi dei tempi che furono. «Ma le cose - sussurra Russiani - stanno cambiando».
Nominato presidente di Ater Gorizia (Azienda territoriale per l'edilizia residenziale) nel settembre 2019, il suo mantra è stato fin da subito uno: valorizzare tutte le risorse, da quelle umane a quelle materiali. Come ci racconta in questa intervista.
Fabio Russiani, cosa significa essere presidente di Ater Gorizia?
«Significa credere nello sviluppo di un progetto che parte da lontano, portato avanti negli anni da altre persone, ma che ha un’unica grande finalità: garantire a tutti un’abitazione dignitosa. La casa non è soltanto mattoni o cemento, ma rappresenta il focolare, il luogo in cui le famiglie crescono i loro figli. Per questo ritengo sia un nostro dovere sviluppare una politica che garantisca a tutti questa casa. Aggiornandosi ai tempi: una volta l’edilizia pubblica era quella delle periferie abbandonate, ora non è più così. Siamo parte di un più ampio fenomeno sociale».
Appena insediatosi in Ater, ormai due anni fa, che realtà ha trovato?
«Una realtà abbastanza complessa e una struttura con radici profonde. Ater Gorizia è un’azienda che lavora bene ma, paradossalmente, non tutti lo sanno».
A suo avviso perché?
«L’Ater un tempo veniva immaginato come un posto in cui i cittadini non riuscivano a trovare la soluzione ai loro problemi. Ma lo ritengo un difetto di comunicazione, perché fin da subito ho trovato uffici che lavorano molto bene con persone motivate, che qualche volta hanno semplicemente necessità di essere indirizzate al meglio».
In questa prima fase del suo mandato quali sono state le principali novità che ha voluto apportare?
«La prima cosa di cui mi sono accorto è stata la necessità di intervenire da un lato sui rapporti tra Ater e utenti e dall’altro su quelli tra Ater e resto del mondo. Nessuno conosce bene Ater e cosa facciamo. Ecco perché ho voluto lanciare un nuovo progetto di comunicazione, per spiegare in modo chiaro tutto quello che concretamente c’è dietro alla consegna dell’immobile all’utente finale, al vincitore del bando».
E cosa c’è esattamente?
«Professionalità, innovazione, competenza. I nuovi immobili sono realizzati rispettando criteri e normative sempre più stringenti. A breve, inoltre, porteremo immobili con classi energetiche vetuste a classe energetica A: puntiamo sulla qualità dell’abitare. Tutto questo non è ancora noto alla maggioranza delle persone».
Essere presidente di una realtà ampia e articolata come Ater Gorizia, significa anche saper motivare e coordinare un ampio numero di collaboratori, offrendo una visione chiara.
«Fin dall’insediamento ho voluto comprendere tutte le criticità riscontrate dagli uffici, per affrontarle insieme, consentendo loro di svolgere al meglio il proprio lavoro nella quotidianità. Il mio compito è prestare attenzione a quelli che sono i bisogni di tutti i collaboratori per metterli nelle condizioni di poter operare al 100%. Un lavoro non scontato visto che parliamo di quasi 70 dipendenti. Gli utenti poi devono percepire che quando si rivolgono a noi avranno delle risposte: non sono soli e troveranno sempre qualcuno pronto a sostenerli sul tema della casa».
In che modo, concretamente?
«Ater deve garantire una maggior richiesta di immobili, conseguenza anche di problematiche legate alla pandemia e all’aumento della soglia di povertà. Questo lo stiamo già facendo: i nostri piani sono pluriennali e, su mandato della Regione, ci muoviamo da tempo per garantire risposte a queste esigenze. Tenendo sempre in considerazione la qualità; quando si parla di Ater non si parla di case vecchie che cadono a pezzi, ma lavoriamo costantemente con un’ottica sociale: recuperiamo alloggi nei centri abitati per favorire maggiormente l’integrazione di tutti i soggetti. Attualmente, circa il 10% della popolazione della provincia di Gorizia vive in alloggi Ater».
Quali sono le novità in arrivo?
«Innanzitutto i benefici creati dalla normativa emergenziale: penso al bonus 110% di cui anche gli alloggi sociali possono usufruire. In questo contesto, abbattendo sensibilmente i costi, potremo ristrutturare un ampio numero di edifici. Ma anche il bonus facciate, gli interventi al 50%... Se poi questi incentivi dovessero diventare strutturali, consentirebbero di lavorare sempre meglio. Con il nuovo Pnrr nazionale sono stati messi sul piatto quasi due miliardi di euro per l’edilizia sociale: una parte sarà destinata anche alle quattro Ater del Friuli Venezia Giulia, e quindi anche a quella di Gorizia, garantendo risorse da investire sull’intero territorio».
Si parla anche di bandi comprensoriali.
«Una novità importante, perché consentono di accorpare le esigenze dei piccoli comuni per garantire risposte mirate ai cittadini. Faccio un esempio: se a Capriva c’è un alloggio da 4 persone e al bando partecipano famiglie composte da 2 individui, quell’alloggio non potrebbe essere assegnato, l’utenza rimarrebbe insoddisfatta e l’immobile resterebbe vuoto. Se invece, sempre come esempio, a Medea c’è una famiglia di 4 persone in attesa di un’abitazione, l’alloggio può invece essere assegnato. Con i bandi comprensoriali possiamo quindi dare soddisfazione a nuclei familiari di comuni limitrofi. In questo modo aumentiamo la possibilità di accesso delle persone».
Il suo mandato scadrà nel 2024: quali obiettivi spera di raggiungere entro quella data?
«Vorrei aver dato la possibilità all’azienda che rappresento di essersi fatta conoscere non soltanto come un semplice ufficio reclami, ma come una struttura complessa dove ogni giorno tante persone lavorano per il benessere di altre. Il mio desiderio è che Ater venga riconosciuto come un ente di primaria importanza in provincia di Gorizia: un ruolo che già ha, ma che non è ancora ben visibile».
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