Il diabete è una malattia ove la quantità di glucosio (zucchero) nel sangue è troppo elevata perché il corpo non riesce a utilizzarlo propriamente. Questa condizione si sviluppa quando il glucosio non può entrare nelle cellule e diventarne il carburante, ma rimane nel sangue. Se non c’è insulina per ‘aprire’ le cellule, il diabete viene definito di tipo 1 o insulino-dipendente; se non c’è abbastanza insulina o non lavora propriamente, si definisce di tipo 2 o diabete mellito (parola derivante dal fatto che le urine, in cui viene riversato lo zucchero, diventano “dolci come il miele”)*.
Altri tipi di diabete sono gestazionale, che si sviluppa in gravidanza, il diabete neonatale, il MODY (Maturity onset diabetes of the young) e il diabete che si sviluppa all’interno di due sindromi (cioè particolari condizioni in cui più malattie compaiono insieme) genetiche: quella di Wolfram e quella di Alstrom.
Il 10% degli adulti con diabete ha quello di tipo 1, che viene trattato con iniezioni giornaliere di insulina, una dieta sana e regolare attività fisica. Il diabete insulino-dipendente può svilupparsi a ogni età, ma di solito appare prima dei 40 anni e specialmente durante l’età infantile. È, infatti, il più comune tipo di diabete riscontrabile nei bambini.
Il diabete di tipo 2 si presenta solitamente in persone con più di 40 anni, mentre nella popolazione Sud Asiatica, che è a maggior rischio di svilupparlo, si manifesta dai 25 anni di età. Il diabete non insulino-dipendente o mellito colpisce tra l’85 e il 95% delle persone diabetiche e viene trattato seguendo una dieta regolare e sana e un aumento di attività fisica. Spesso viene associato l’uso di farmaci ipoglicemizzanti e/o insulina. Purtroppo, il diabete mellito sta diventando sempre più frequente nei bambini e negli adolescenti di ogni etnia.
Il MODY, in altre parole il diabete mellito che si manifesta in soggetti con meno di 25 anni di età, è una forma di diabete che non ha sempre necessità di terapia insulinica. Il diabete gestazionale si manifesta durante la gravidanza.
In alcune donne, il corpo non produce abbastanza insulina da fronteggiare le maggiori necessità a cui va incontro durante il passare dei mesi. In altre, questa forma di diabete può essere scoperta durante il primo trimestre di gravidanza, ed è pertanto probabile che la patologia esistesse già prima del concepimento. Per la diagnosi, la persona viene sottoposta ad un test di tolleranza al glucosio: un prelievo di sangue viene fatto a digiuno, un altro dopo due ore dall’assunzione di una bevanda zuccherata. I principali fattori di rischio per il diabete gestazionale sono: obesità; storia familiare di diabete (genitori, fratelli o sorelle); esperienza di una precedente gravidanza con morte prematura del feto non spiegabile con altre cause; gravidanza precedente con neonato di più di 4,5kg; donne che hanno già avuto il diabete gestazionale; famiglia di origine proviene dalla parte meridionale dell’Asia, dai Carabi o dal Medio Oriente.
Ci sono condizioni che non causano il diabete, anche se a volte ne sono ritenute responsabili: virus o germi; stress, anche se rende i sintomi delle persone diabetiche più evidenti; altre malattie o incidenti, ma possono rivelarne la presenza. In generale, si è a rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 se:
• l’età supera i 40 anni;
• uno dei membri della famiglia ha il diabete (genitori o fratelli);
• si è sovrappeso, soprattutto con accumulo di grasso nel giro vita (più di 80 cm nelle donne, più di 94 cm negli uomini);
• la famiglia di origine proviene dall’Asia meridionale, dall’Africa, dai Carabi, anche se si è nati in un altro Stato;
• si è affetti da pressione alta, si è subito un attacco cardiaco o un ictus;
• la persona è di sesso femminile, obesa e con la sindrome dell’ovaio policistico;
• la donna incinta ha i fattori di rischio indicati per il diabete gestazionale;
• la persona è in terapia farmacologia per schizofrenia, disordine bipolare o depressione;
• è stata diagnosticata un’alterata tolleranza al glucosio o una glicemia a digiuno che non rientra nei limiti previsti.
Nonostante la disponibilità di un ampio spettro di opzioni terapeutiche, una elevata percentuale di persone con diabete non raggiunge i livelli desiderati di controllo metabolico.
Uno studio scientifico sull’attitudine delle persone diabetiche (DAWN: Diabetes, Attitudes, Wishes and Needs) ha dimostrato che i problemi psicosociali possono rappresentare un ostacolo al raggiungimento di un adeguato controllo glicemico e che le persone con diabete spesso mancano di supporto psicologico. In Italia sono state intervistate complessivamente 504 persone con diabete (PCD), delle quali 78 con diabete di tipo 1 e 426 con diabete di tipo 2. Complessivamente, il 12% dei soggetti con diabete di tipo 1 considera la propria qualità di vita scadente/molto scadente, mentre per il tipo 2 la percentuale varia fra il 6% per i soggetti non trattati farmacologicamente, il 10% fra quelli non trattati con insulina e il 20% per quelli trattati con insulina. Per una elevata percentuale di pazienti, il diabete esercita un effetto negativo non solo su benessere fisico e psicologico, ma anche sulla situazione finanziaria, sul rapporto con familiari e amici, sulle attività lavorative e su quelle del tempo libero.
In percentuali variabili tra il 10 ed il 25%, alcuni pazienti hanno invece riscontrato un impatto da lievemente a molto positivo, probabilmente dovuto al fatto che la diagnosi e il trattamento hanno comportato una riduzione dei sintomi. Per quanto riguarda i familiari di persone con diabete, considerano la propria qualità di vita molto scadente il 12% di chi si prendono cura di una persona trattata con insulina e il 6% di coloro che si prende cura di un paziente non trattato con insulina. Circa un quinto degli intervistati presenta probabile depressione. La preoccupazione maggiore riguarda il rischio dei loro parenti di sviluppare in futuro le complicanze del diabete, di avvertire il peso di doversi prendere cura del familiare e di sentirsi in colpa o in ansia per non essere sufficientemente di aiuto (dati tratti dal Barometer Report 2013 dell’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation).
Pertanto tutte le figure professionali implicate nella gestione dei pazienti con diabete identificano nel coinvolgimento dei familiari un aspetto di grande rilevanza e ricordano al Sistema Sanitario Nazionale e ai pazienti l’importanza di puntare a prevenzione, diagnosi e trattamento precoci.
* per completezza: la parola mellito (“dolce come il miele”) è usata in contrasto con Insipido (senza sapore), una forma di diabete che non ha niente in comune con quanto trattato ed è dovuta a un errore di filtrazione dell’acqua da parte dei reni.
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