C’è la lucidità che guida la ricerca ma anche la passione e la curiosità per l’avventura del cercare e non accontentarsi della lettura più semplice dei fatti e delle persone nelle pagine di Gente di Trieste del giornalista e scrittore Pietro Spirito, uscito per Editori Laterza.
Un libro che è un viaggio nei secoli per incontrare uomini e donne di questa città dai tanti confini, geografici e culturali.
Ampia è la galleria di nomi noti e meno: da Josef Ressel, inventore non riconosciuto dell’elica delle navi, a Vittorio Benussi, padre della psicanalisi e della macchina della verità, morto nella menzogna. E ancora dell’industriale filantropo Osiride Brovedani inventore della pasta Fissan e di Primo Rovis, nato poverissimo e diventato uomo fra i più ricchi d’Italia, grande collezionista di minerali e fossili. E ancora Paolo Budinich, fisico teorico creatore dell’“Abdus Salam” Centro internazionale di Fisica teorica dell’Onu, ma anche il bavarese J. Nepomuk Krieger appassionato studioso della Luna che ne disegnò mappe così precise da essere usate dalla Nasa per lo sbarco dell’Apollo 11, la pittrice Alice Zeriali e il poeta Umberto Saba.
Pietro Spirito, da giornalista di vaglia indaga, mescola le sue esperienze personali, anni di attività e di ricerche negli archivi, incontri e ascolti di vite e vicende straordinarie, al limite della realtà.
Si diverte Spirito a far apparire i suoi personaggi come incontri possibili nell’arco della giornata passata a bighellonare nelle vie e nelle piazze di questa città ritrosamente affascinante.
Un cammino che dalle rive colorate dai bagliori del mare sale nei quartieri popolari abbarbicati sulle colline dove, a volte con equilibri precari, i palazzi e le ville si sono conquistati spazio vitale, bellezza e originalità architettonica.
L’io narrante ora contesta, ora resta senza replica. Riflessioni che coinvolgono direttamente il lettore.
Recupera la memoria di fatti sepolti scavando fra le macerie confuse e a volte non pacificate. Fa emergere la genialità degli idealisti, dei visionari e de gli amanti appassionati di valori e idee.
Ci descrive attraverso alcuni dei suoi cittadini e cittadine, autoctoni e importati, il fascino e l’originalità di una città dove una folata di Bora può sempre arrivare e mandare tutto all’aria.
Nella sua biografia si legge nato a Caserta: come è arrivato a Nordest?
«Trieste è la città dove sono cresciuto. Erano gli anni ’60 e avevo 4 anni quando mio padre, ufficiale dell’Esercito, venne destinato al confine orientale dove si trasferì con la famiglia».
Quante volte è cambiata Trieste nella sua storia?
«Tantissime: nata per essere eccezionale, langue nella normalità e si ripiega su se stessa nei momenti di difficoltà. Emporio con affaccio sul mare dell’impero asburgico era da considerare per dinamismo e ricchezza una New York dell’Europa. Durante il Novecento ha vissuto momenti difficili. Prima della Grande Guerra visse una crescita vorticosa di ricchezza e industria legata ai cantieri navali e all’edilizia, porta d’oriente durante il fascismo, grigia e depressa negli anni ’60 e in forte rinascita negli anni ’90. Fu spettatrice e osservatorio privilegiato durante la guerra balcanica che portò alla fine della Jugoslavia. Nel libro le tante Trieste sono strettamente legate ai contesti storici ed economici».
Come definirebbe questo momento?
«La città sta ragionando su cosa deve fare. Migliorata e ringiovanita rispetto al passato, oggi vive un momento nel quale definire la sua vocazione: da una parte un futuro di peso inserendosi sulle nuove rotte dei traffici internazionali verso l’Oriente più lontano, dall’altra come mettere a capitale gli ampi spazi fronte mare di cui dispone per ritrovare una dinamicità economica verso il porto. Due grandi opportunità: puntare sul turismo o sull’economia. Si può parlare di destino carsico della città: un affiorare e scomparire di modernità in diversi momenti storici. Trieste la bella potrebbe trovarsi riflessa in uno specchio con sembianze di giovinezza o senilità».
Come ha scelto i personaggi che incontra in questa passeggiata senza meta?
«Come passeggiando in città si incontrano alcune persone e non altre così, senza troppa pianificazione, ho scelto i miei compagni di cammino. Sono persone che hanno legato il loro destino a questo luogo, ma non necessariamente triestini. Sono viaggiatori, imprenditori, scienziati, eroi e artisti, ma soprattutto persone con una propria visione della storia e della città nell’era contemporanea anche se il mio racconto prende il via dalle radici antiche. Un prologo necessario quello di come in antichità questa terra fosse già un crogiolo di genti, per dare una visione d’insieme della commistione e complessità di queste terre».
Quali categorie non sono presenti?
«Lo spazio di un libro è limitato e i personaggi interessanti sono tanti: ecco perché non sono inseriti ad esempio gli sportivi o gli attori di cinema. Solo una questione di spazio».
Quanto di lei c’è in queste storie?
«Ho attinto al mio vissuto e a un orizzonte a me noto, alle mie esperienze personali e interessi che coincidono con i tanti microcosmi (per citare Magris) che inghiottono con fascinazione anche contraddittoria, creano vortici ammalianti. Trieste è un grande caleidoscopio con un destino mai scontato perché può sempre arrivare una folata di bora che scompiglia tutto».
Prossimo impegno?
«Mi piace alternare la scrittura alla realizzazione di documentari televisivi, in particolare sul mare e sul mondo sommerso. Dopo la serie realizzata per la Rai sto lavorando per produzioni indipendenti. Ogni settimana inoltre vado in onda il giovedì sulle onde di Rai Fvg con il programma di taglio storico Lo spirito del tempo, dedicato alle vicende di questo territorio».
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