San Rocco assieme a San Giorgio è patrono di Campolongo dal 1400, da quando per sua intercessione si concluse una pestilenza che aveva portato morte e lutti.
Anche quest'anno lo si è ricordato e festeggiato: molte persone alla messa in suo onore e nel successivo allegro convivio, nel quale sono state raccolte offerte da devolvere ai poveri.
Il parroco don Franco Gismano nella sua omelia ha unificato i due santi della parrocchia, San Giorgio e San Rocco, in una festa non solo cristiana ma anche civile e sociale. Con la pandemia in atto diventa fondamentale pensare sì a se stessi ma anche agli altri: i deboli, quelli che fisicamente non possono sopportare le conseguenze del virus, perciò visto che la salute è un bene primario, un dovere verso gli altri, ha esortato le persone a vaccinarsi per far sì che in questo modo si pensi al prossimo come a un bene primario.
“Anche Gesù Cristo - ha sottolineato il sacerdote - se fosse vissuto in questo tempo l'avrebbe fatto, perché è un impegno sociale e civile curare il male e proteggere il prossimo”. Continuando nella sua omelia, don Gismano ha ricordato come San Rocco abbia sconfitto la pestilenza con atti di bontà: “Anche noi - ha affermato - siamo persone buone perché abbiamo avuto come mediatori dei santi che sono i nostri genitori, i nostri insegnanti, i nostri veri amici, chi ha predicato il bene evitando il male. Continuando a perseguire il bene con buone azioni”.
Infine un invito al 2022 per ritrovarsi tutti assieme in chiesa con alle spalle la pandemia, per ringraziare il Signore e San Rocco. La serata si è conclusa nel vicino Municipio, la Villa Veneta, che ha accolto oltre 120 invitati, muniti tutti di “green pass”. Il gruppo Alpini ha organizzato una cena a base di pastasciutta, grigliata e un frico veramente speciale. L'offerta per cenare era libera, l'incasso sarà devoluto ai poveri.
Come si viveva San Rocco a Campolongo il 16 agosto del 1899 lo troviamo scritto nel libro “La comunità di Campolongo e Cavenzano” di Stefano Perini, nel quale si racconta: “Già la vigilia ognuno e ricco e povero, e padrone e servo, andavano a gara nell'addobbare con arazzi e bandiere le proprie case; quella sollecitudine però si estrinsecava quanto mai per l'illuminazione della sera. Sull'imbrunire tutte le case a poco a poco andavano illuminandosi, cosicché in breve l'illuminazione fu completa e generale. Da un capo all'altro del paese non una finestra, non un foro senza le rispettive candele, i tradizionali globi trasparenti e scritte in quantità; gli occhi di tutti attirava un bel trasparente attaccato su un arco trionfale, lavoro della famiglia Fasiolo, con la scritta: Ave, s. Roche - tu eris in peste patronus. Tre splendidi fuochi d'artificio posero sugello all'illuminazione della sera che riuscì veramente stupenda e sopra ogni dire. Attirò in modo speciale la mia curiosità la cosiddetta illuminazione a cais, gusci di lumaca riempiti d'olio ardente, attaccati con della terra su per le mura del paese; l'effetto di questi cais è veramente stupendo". Il giorno dopo Messa solenne con distribuzione del pane di San Rocco. Al pomeriggio processione con la banda di Aiello. "Un'infinità di popolo da tutti i paesi circonvicini prese parte alla processione che per l'ordine e la devozione riuscì veramente imponente".
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