A Pordenonelegge l’esordio teatrale di Massimo Recalcati

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redazione

2 Agosto 2021
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Al Verdi la presentazione di “Amen”

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Nel settembre 2020 era stato protagonista dell’inaugurazione della 21^ edizione di pordenonelegge, quella del primo anno pandemico.

Lo psicanalista Massimo Recalcati, proprio nel lungo e cupo periodo del primo lockdown ha trovato l’ispirazione e le motivazioni per un progetto di scrittura teatrale a lungo rimandato. «Sin da ragazzo, da quando avevo vent’anni – spiega Recalcati – volevo scrivere di teatro. Ero un vero appassionato, mangiavo pane e teatro. Poi, come spesso accade nella vita, ci sono stati incontri che hanno deviato questa mia vocazione. Ma negli ultimi anni ho cominciato a depositare qualche appunto, con l’idea di tornare al teatro. E durante il primo lockdown ho cominciato a radunare questi appunti e a scrivere un testo; ho fatto quello che, in piccolo, fa Noè nella Bibbia all’indomani del diluvio. Mentre scrivevo questo testo attorno c’era la morte. Suoni di campane, di autoambulanze, una Milano deserta, i nostri vecchi che morivano…».

A pordenonelegge, Festa del Libro con gli Autori in programma dal 15 al 19 settembre, Recalcati torna dunque un anno dopo, nella consueta veste di saggista, con il libro “Il grido di Giobbe” (Einaudi) che presenterà giovedì 16 settembre alle 18. Ma questa volta al festival farà tappa anche come autore del suo primo testo teatrale, grazie alla programmazione del Teatro Verdi Pordenone che porta in scena “Amen”, una produzione del Teatro Franco Parenti per la regia di Valter Malosti. L’appuntamento è sempre per giovedì 16 settembre, alle 20.30 al Teatro, dove l’evento scenico, nell’ambito di “Parole in scena” a pordenonelegge, inaugurerà anche il percorso “Tra letteratura e teatro” del nuovo cartellone del Verdi, firmato dalla direttrice artistica Natalia Di Iorio.

Il debutto ufficiale dello spettacolo è previsto per il 2022 a Milano, nel frattempo a pordenonelegge sarà Massimo Recalcati a raccontarne pubblicamente la genesi, in una serata scandita da una selezione di letture per la voce dell’attrice Federica Fracassi

“Amen”, a partire dall’esperienza di una Milano deserta durante la pandemia, ruota intorno all’ineluttabilità della fine per l’essere umano e alla necessità di affermare la vita, in un quadro narrativo che fa suo il contrasto tra un “mondo” esteriore sospeso e un tempo interiore che continua a scorrere. Massimo Recalcati, presente in scena come voce narrante, si interroga mentre al centro della scena c’è l’essere umano, neonato e poi uomo, e i suoni diventano protagonisti assoluti dello spettacolo, che assume i contorni di un’installazione sonora.

«Amen – commenta Recalcati – vuol dire “così sia”, “che sia così”, che la vita sia viva, che la morte non sia l’ultima parola sulla vita. Al centro di questo testo c’è il rapporto tra la vita e la morte, e ci sono delle domande. Domande su cosa ci sarà dopo la vita, se ci sarà “un dopo”, e come saremo noi dopo la vita, cioè il problema della resurrezione della vita dopo la morte. Certamente c’è il tema di come la vita può resistere alla tentazione della morte, di come noi possiamo continuare a essere vivi pur essendo destinati alla morte e pur avendo attorno a noi la morte».

Un filo rosso legato anche a una personale esperienza vissuta da Massimo Recalcati nel momento della sua nascita: «Da piccolo i medici non mi davano chance di sopravvivenza. Il medico, così mi raccontò mia madre, chiamò il prete a sostituire la scienza. Sono stato un bambino che, nel tempo del battesimo, riceve l’estrema unzione. Battesimo – estrema unzione è il ritmo della nostra esistenza, apertura e chiusura. Di questo parla Amen».

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