Gorizia, la pala di Caucig torna a Palazzo Coronini

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redazione

20 Maggio 2021
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Dopo oltre un secolo

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Considerato oggi uno dei protagonisti del Neoclassicismo europeo, Francesco Caucig è strettamente legato alla nostra città e alla storia della famiglia Coronini Cronberg.

Il ritrovamento della pala d’altare dedicata alla Visitazione rappresenta per la Fondazione Coronini non solo il recupero dopo oltre un secolo di uno dei suoi tesori scomparsi, ma assume anche un grandissimo significato simbolico, dal momento che il conte Guglielmo avrebbe voluto dedicare all’artista una mostra.

“La Fondazione Coronini esprime tutta la sua soddisfazione per il recupero del dipinto di Caucig, il cui merito spetta alla grande professionalità delle istituzioni coinvolte, a cominciare dall’efficace e risolutivo intervento dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Udine a cui va la nostra gratitudine, senza dimenticare il supporto della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, con la quale la collaborazione è da anni costante e fruttuosa. Il ritorno a Gorizia di una così importante testimonianza artistica si inserisce a pieno titolo nel percorso che la città sta portando avanti come Capitale della cultura 2025 insieme a Nova Gorica”, il commento del sindaco di Gorizia e presidente della Fondazione Coronini, Rodolfo Ziberna.

“Nei prossimi anni – afferma il direttore della Fondazione, Enrico Graziano la Fondazione si impegnerà certamente, nel ricordo dei conti Cobenzl e dei conti Coronini, a promuovere e a valorizzare la figura di questo artista che per tutta la vita si firmò “Francesco Caucig Goriziano””.

La pala d’altare recuperata può essere ammirata nella cappella del Palazzo in occasione delle visite guidate, per le quali è richiesta la prenotazione. Da mercoledì a venerdì si può accedere dalle 10 alle 13 a ogni ora, con prenotazione obbligatoria per un minimo di due persone. Sempre da mercoledì a venerdì è consentito l’ingresso dalle 14 alle 18, per gruppi di almeno 5 persone. Sabato e domenica mattina le visite guidate si svolgono alle 10 e alle 11, mentre al pomeriggio alle 16 e alle 17, sempre per gruppi di almeno cinque persone. La prenotazione deve essere effettuata entro le 13 del venerdì precedente alla mail info@coronini.it o al numero di telefono 0481/533485.

Le visite si svolgeranno solo se sarà raggiunto il numero di persone prestabilito. L'ingresso per i visitatori sarà esclusivamente da via Coronini 1.

La storia

Nei primi anni del Novecento l’opera, di notevoli dimensioni (213×126,5 cm), apparteneva alla famiglia Coronini. In seguito allo scoppio della Grande Guerra, nel 1916 Gorizia fu conquistata dal Regio Esercito, reparto speciale guidato dal giovane Tenente goriziano Emilio Mulitsch, che fu incaricato di recuperare e mettere al sicuro i beni storico-artistici e librari rimasti nelle residenze abbandonate dai privati, tra cui quelli che si trovavano all’interno di Palazzo Coronini. I beni furono restituiti nel 1919, a eccezione dei due dipinti di Francesco Caucig. Il conte Carlo Coronini, allora proprietario del Palazzo, si rivolse alla Sezione Belle Arti del Regio Commissariato per la Venezia Giulia di Trieste per denunciarne la scomparsa e chiedere che venissero effettuate ricerche a Roma e a Firenze, città in cui avrebbero potuto trovarsi i beni Coronini dal 1917. Nei mesi successivi, il Commissariato effettuò indagini presso le Gallerie di Firenze, Roma e i Musei di Venezia ma – come venne risposto a Carlo Coronini nel marzo 1920 – senza alcun esito. I due quadri di Francesco Caucig non furono mai restituiti e non se ne ebbe più alcuna notizia fino a oggi.

Il ritrovamento

Solo alla fine dello scorso mese di dicembre la dott.ssa Cristina Bragaglia, storica dell’arte della Fondazione Coronini, è venuta a conoscenza, grazie a una segnalazione, della comparsa della “Visitazione di Maria” sul mercato antiquario. Avendo già da tempo ricostruito, grazie ad alcuni documenti dell’Archivio Storico Coronini, la complessa vicenda in cui erano coinvolte le opere scomparse, insieme alla funzionaria e storica dell’arte della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio FVG di Trieste, Claudia Crosera, è stato possibile individuare ulteriori prove documentarie nell’archivio della Soprintendenza. Attraverso l’intervento della Soprintendente, la Fondazione Coronini ha pertanto presentato una richiesta di accertamenti e trasmesso la relativa documentazione ai Carabinieri del Nucleo TPC di Udine.

I militari del Reparto specializzato dell’Arma, che da aprile 2016 operano in Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige a tutela del patrimonio culturale sotto la guida del maggiore Lorenzo Pella, hanno così individuato la pala d’altare in una galleria d’arte di Roma, in vendita per conto dell’attuale possessore, inconsapevole dell’effettiva proprietà della tela.

Le indagini

L’esito delle indagini, effettuate in collaborazione con il nucleo TPC di Roma e con la Soprintendenza speciale ABAP capitolina, è stato condiviso con la Procura della Repubblica di Roma, che ha emesso un decreto di sequestro della pala d’altare nell’ambito di un procedimento penale aperto contro ignoti. Il provvedimento è stato eseguito lo scorso mese di marzo e il dipinto, a seguito del dissequestro e della restituzione a favore della Fondazione Coronini disposti dall’Autorità Giudiziaria, è stato trasportato a Gorizia e collocato all’interno della cappella di Palazzo Coronini.

La famiglia Coronini attribuisce all’opera un particolare valore simbolico, oltre che artistico, in virtù dei legami con gli antenati Cobenzl: il ritorno del dipinto è motivo di orgoglio per la Fondazione Coronini e per tutta la città di Gorizia, che hanno potuto così recuperare, dopo più di cento anni, la preziosa testimonianza pittorica di uno dei suoi artisti più famosi e importanti. Il ritrovamento della “Visitazione di Maria” si colora, inoltre, di ulteriore significato alla luce del ruolo di Capitale Europea della Cultura che Gorizia e Nova Gorica ricopriranno nel 2025. Le origini e la vicenda personale di Francesco Caucig, pittore di famiglia slovena ma di cultura e formazione italiane, esemplificano la varietà di culture, lingue e nazionalità che per secoli è stata un tratto distintivo dei goriziani. 

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