È stata la prima donna e la conduttrice più giovane in Italia a praticare la disciplina cinofila di Utilità e Difesa. Le sue consulenze e i suoi insegnamenti vengono richiesti in ogni regione. Quando invece non è impegnata in giro per il mondo in qualità di giudice di gara nelle discipline di Utilità e Difesa, Obedience (obbedienza avanzata) o Soccorso attitudinale (ricerca di persone disperse), Anaela Tuzzi si rifugia nella sua casa di Corno di Rosazzo, dove negli anni ha sviluppato il proprio centro di addestramento, proseguendo di fatto una tradizione di famiglia.
«Mio padre Renato e mia madre Nerina – ricorda Anaela – erano addestratori ed educatori di cani per famiglia e per sport. Da piccolissima ho sempre avuto il cane come baby sitter. La passione è nata seguendo mio padre alle gare di utilità e difesa».
Da passione a impegno di vita: come si è concretizzato questo passaggio?
«Da piccola conducevo i cani di mio padre alle gare: alla prima competizione avevo nove anni. A dieci anni, invece, potei avere il mio primo cane: un pastore tedesco di nome Cello. Che ho preparato e condotto in gara. Da allora sono passati ben quindici cani. Da adulta ho iniziato a tenere corsi di addestramento in diversi centri cinofili e nel 1999 sono diventata Giudice di gara».
E non solo…
«Sono anche istruttrice cinofila riconosciuta dall’Ente nazionale cinofilo (E.N.C.I.). È una passione che richiede tanto impegno e tanta pazienza: insegno ai proprietari a gestire e a educare il proprio cane, in primis il rapporto e la comunicazione con l’animale. Se poi il proprietario si impegna e il cane risulta particolarmente dotato li preparo a intraprendere le discipline sportive che seguo».
Tra i cani che allena c’è anche il suo.
«Aragorn, un pastore tedesco di 6 anni. La mia vera passione. Lo alleno e lo preparo per le gare di Obedience. Esercizi di obbedienza avanzata dove il cane su comando del conduttore deve impegnarsi a eseguire nel modo più veloce e preciso determinati esercizi (superamento di ostacoli, trovare riportare oggetti, eseguire esercizi a comando a distanza)».
Un antico detto recita: “Il cane è il miglior amico dell’uomo”. È proprio così?
«Il cane è l’animale domestico fedele per eccellenza. Si affeziona naturalmente all’uomo, perché ha bisogno di un punto di riferimento, di regole, di una guida. Il padrone diventa un leader da seguire, amare e rispettare. Il cane per sua natura è un animale sociale, quindi vive bene in un branco. Se vive in una famiglia, questa diventa il suo branco. Se ne ha la possibilità sarà in grado di amare, rispettare e difendere questo branco».
L’uomo invece come tende a comportarsi nei confronti del cane?
«Spesso purtroppo l’uomo non conosce queste regole e tende a umanizzare il cane. Lo fa vivere in famiglia senza un minimo di educazione. Non si fa rispettare e il cane cresce senza punti di riferimento e senza regole. Non è sufficiente nutrirlo, coccolarlo, tenerlo al riparo. Queste esigenze sono fondamentali per l’uomo non per il cane. Il cane ha bisogno di essere educato e guidato. E soprattutto di essere trattato come un cane».
Cosa significa educare un cane?
«All’interno della famiglia “branco” il cane deve conoscere e seguire una gerarchia dove lui stesso si troverà sempre all’ultimo gradino, dopo tutti i componenti della famiglia, compresi i bambini. Tutte le persone della famiglia devono comportarsi allo stesso modo nei confronti del cane, devono farsi ubbidire, essere decisi e costanti in qualunque situazione. A ogni comportamento gradito dovranno sempre premiare il cane con coccole o cibo, mentre dovranno assolutamente bloccare e fermare qualsiasi comportamento sgradito, con una punizione vocale o distraendo il cane. Il cane comprende immediatamente le debolezze dei padroni e si rende conto dove può disubbidire senza conseguenze. In più rinforza il comportamento sgradito con le persone che ritiene più deboli».
Talvolta la cronaca testimonia episodi di cani che aggrediscono i propri padroni, spesso anche i bambini. Cosa scatta nella mente dell’animale in questi casi?
«Oltre a educarlo alle regole, il cane va socializzato. Vuol dire che deve conoscere il mondo umano, spesso stressante e frenetico. L’ambiente della città o di un appartamento per il cane non è l’ambiente ideale e se il cane non ha un carattere docile ed equilibrato fa molta fatica ad adattarsi: possono così scaturire comportamenti di nervosismo e di aggressività. Per quanto riguarda la socializzazione con i bambini bisogna fare un discorso particolare».
Ovvero?
«I bambini vengono visti dal cane come cuccioli. Cuccioli da educare. Il cane cucciolo vede il bambino come un cucciolo, un fratellino, un compagno di giochi. Come gioca il cucciolo con i suoi fratellini? Rincorre, atterra, morde. Se lo fa con un bambino sono dolori. Il cane adulto, d’altro canto, tende a educare il bambino con le proprie regole, come se fosse un cucciolo di cane. All’inizio il cane adulto ha tantissima pazienza ma se il comportamento indesiderato si protrae oltre il limite di sopportazione – che è molto variabile – esibisce comportamenti di “educazione”».
Che consistono in cosa?
«Se non si comporta bene viene punito e sottomesso. Per punire e sottomettere, il cane adulto morde e atterra. Se il cucciolo si ribella, il morso diventa più incisivo. Se il cucciolo protesta, la sottomissione diventa più forte. Ora immaginate se al posto del cucciolo di cane ci fosse un bambino… Per alcune razze più portate alla difesa e alla predazione il bambino che corre, si muove a scatti e piange, viene considerato come una preda. Da rincorrere, bloccare, afferrare. E qui il risultato è sicuramente molto pericoloso. Al cane adulto, inoltre, dà molto fastidio il suono stridulo di alta tonalità e tende ad associarlo al verso di piccole prede: il verso del bambino rischia quindi di far scattare l’istinto di caccia».
Quali soluzioni per evitare incidenti?
«Educare il bambino a rispettare il cane, educare il cane a sopportare il bambino. E, soprattutto, non lasciare mai il bambino da solo con il cane».
Nei suoi anni di attività è mai stata morsa dai cani?
«Parecchie volte. Sono rischi del mestiere; da educatrice succede spesso che devo intervenire su comportamenti sgraditi, anche di aggressività. Tuttavia ogni volta che ho preso un morso il cane mi aveva sempre avvertito. Sono stata io che non ho colto il messaggio in tempo, oppure ho voluto sfidare l’animale. Quindi: colpa mia».
I suoi corsi si svolgono maggiormente in giro per l’Italia piuttosto che in Friuli Venezia Giulia: come mai?
«Forse qui in regione siamo ancora un po’ chiusi sull’argomento educazione. Ci si improvvisa autodidatti, salvo poi giungere da me in ritardo: in questi casi devo fare una ri-educazione e non una educazione. I miei corsi sono di educazione avanzata e per le competizioni sportive, ma anche in questo campo in FVG siamo un po’ fermi. Ci sono regioni più talentuose di altre: Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna sono le più attive».
Tra i padroni di cani che si rivolgono a lei, quali sono le problematiche più frequenti su cui richiedono aiuto?
«Problemi di gestione, cane iperattivo, disubbidiente. Ma io educo il proprietario a gestire il cane: il cane infatti agisce seguendo gli insegnamenti del padrone e leggendo i suoi comportamenti. Ci sono poi casi di iperattività nei cuccioli, con razze più scatenate di altre. Ecco perché prima di prendere il cucciolo è necessario informarsi su cosa si porti a casa, capire se si avrà il tempo necessario da dedicargli, capire se si sarà in grado di gestirlo. I cani non sono tutti uguali. Sono esseri viventi con il proprio carattere. Io insegno ai proprietari a leggere e interpretare i segnali che dà il cane, a bloccare ed estinguere i comportamenti sgraditi e a fissare i comportamenti graditi. Fatto questo il cane impara ad eseguire i primi esercizi di obbedienza. Consiglio sempre di iniziare il percorso molto presto, ai 3-4 mesi di età dell’animale».
Dall’addestramento alle gare ufficiali: come cambia la gestione di un cane in ambito agonistico?
«Il cane che viene avviato allo sport deve avere alle spalle un’educazione di base. Successivamente si passa a un addestramento avanzato nel quale sviluppare la capacità di attenzione dell’animale instaurando via via un rapporto strettissimo tra cane e conduttore».
A proposito, qual è il luogo più adatto dove far vivere un cane?
«Dipende dal tipo di cane, in base alle caratteristiche della razza. Un cane da lavoro è sicuramente iperattivo e quindi non può stare chiuso in appartamento. Si può abituarlo a vivere in giardino o in casa, ma è fondamentale seguirlo, non abbandonarlo a se stesso e non lasciarlo da solo tutto il giorno solamente perché ha un cortile enorme. Spesso i cani fanno danni, fuggono, distruggono tutto perché si annoiano e si sentono soli».
Anaela Tuzzi è nata il 9 dicembre 1962. È educatrice cinofila riconosciuta dagli enti cinofili nazionali: ENCI, GENTLETEAM, CSEN. Giudice di gara esperto Enci, Istruttrice cinofila per le discipline sportive di Ricerca e Obbedienza. È tra gli organizzatori del Trofeo di Obedience in programma in Friuli Venezia Giulia nel 2018 e sarà Giudice delle Prove di selezione per il Campionato del Mondo 2018, che si terrà in Olanda.
Anaela Tuzzi ha pubblicato per l’informa professional due libri: Come crescere ed educare il tuo cane e Obedience. Allenamento mentale per cani e conduttori che praticano uno sport nuovo. Informazioni su www.edizionigoliardiche.it