Occhio al “Grooming”

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redazione

13 Gennaio 2015
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Se volessimo affrontare dettagliatamente l’argomento del grooming sicuramente non basterebbe lo spazio di questo articolo né quello di ben altro documento più vasto; mi limiterò pertanto a raccontare un episodio realmente accaduto qualche tempo fa.

Nel classico caso di grooming la vittima viene adescata online da un pedofilo che si finge adolescente in cerca di nuove amicizie. Ebbene il caso di cui voglio parlare è quello di una ragazza, che chiameremo Naomi, che su Netlog era stata contattata da uno che all’apparenza sembrava un ragazzo come lei e che diceva di avere 16 anni.

Il ragazzo sembrava coltivare i suoi stessi interessi e si diceva appassionato agli stessi cantanti, personaggi dei cartoni e di fantasia, tanto che mandava anche foto di pupazzi (come Winnie the Pooh) e aveva come immagine del profilo quella delle Winx. Con questa persona Naomi chattava sempre più spesso e dopo qualche mese di continue chiacchierate online era sembrato normale scambiarsi il numero di telefono e mandarsi continuamente messaggi, così come sembrava normale che dai messaggi si passasse alle telefonate.

Naomi si era accorta che il suo nuovo amico virtuale non era un adolescente, come diceva di essere, ma in realtà un adulto, non si sa di quanti anni, ma comunque simpatico, spigliato e innamorato della sua stessa cantante preferita. Con lui Naomi era entrata in confidenza, provava le prime infatuazioni, e anche se le chiedeva di mandargli quelle foto che lei si scattava in bagno mentre si preparava per farsi la doccia non le sembrava una cosa assurda, anzi era così gentile che le ricaricava anche il telefono.

Lei aveva completamente perso la testa per lui, così dolce, comprensivo, unico. Quindi, una volta che lui le chiese di incontrarsi le sembrò altrettanto normale e non esitò a marinare la scuola per andare all’appuntamento. Neanche a farlo apposta, la sera prima il papà della ragazzina mi aveva avvicinato in occasione di un convegno sui rischi di internet e mi aveva chiesto un consiglio perché diceva che da un po’ di tempo la figlia si comportava stranamente, diceva che voleva trasferirsi a Roma, che la città dove viveva non le piaceva più e così via. Io avevo chiesto al padre se conosceva tutti gli amici virtuali della figlia, se aveva comportamenti strani mentre lei era al pc o se non si separava mai dal telefono. Il padre disse: “Ora che mi ci fa pensare effettivamente da un po’ di tempo…”. E mi salutò mentre io lo invitavo a parlare con la figlia per esaminare più a fondo la situazione. La mattina dopo, però, la ragazza si incontrò con il finto adolescente. I due passeggiarono per la città, si presero un gelato, guardarono le vetrine e, a un certo punto, quando lui le propose di entrare in un negozio per comprarsi un vestito che le piaceva lei fu felicissima. Fino a quando però lui non entrò in camerino con lei e rivelò le sue vere intenzioni. Lei ovviamente non voleva, ma lui le tappò la bocca e le sussurrò: “Se ora non fai quello che ti dico prima ammazzo i tuoi genitori poi ammazzo te!”

La ragazza una volta tornata a casa raccontò tutto ai suoi genitori, che nel frattempo erano già molto in pensiero perché avevano dato un’occhiata al computer della ragazza e avevano scoperto l’intimo rapporto che la legava a questa persona e vennero a fare denuncia alla Polizia Postale. La cosa finì come era giusto che finisse, perché al successivo appuntamento si presentarono gli uomini della Polizia Postale che assicurarono alla Giustizia quella persona, che non era un adolescente bensì un trentanovenne con precedenti penali per violenza sessuale in danno di minori.

 

Il dottor Pasquale Sorgonà è Primo Dirigente della Polizia di Stato, Dirigente Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni “Friuli Venezia Giulia”
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