Musica di resilienza

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Livio Nonis

25 Marzo 2022
Reading Time: 4 minutes
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Società Filarmonica di Turriaco

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È l’unica della ex provincia di Gorizia ad avere la denominazione di Filarmonica. Stiamo parlando della Società Filarmonica di Turriaco che si avvia a festeggiare i 152 anni dalla fondazione.

Il 5 maggio del 1870 la zona era sotto il dominio Asburgico e arrivò da Grado il maestro Guglielmo Czubert che, con un gruppo di appassionati del paese, “impiantò” la prima banda. Fu proprio un antesignano, capì che qui c’era il “seme” della musica e che non sarebbe andato disperso. E i fatti gli hanno dato ragione, visto che dopo oltre 150 anni si parla ancora di musica a Turriaco.

La storia continua con i due conflitti mondiali, nonostante i componenti della banda musicale fossero stati mandati al fronte a combattere. Alcuni di loro, infatti, avevano avuto la possibilità di suonare ed esibirsi. Nell’estate del 1915 il maestro Rodolfo Clemente assieme all’amico Augusto Cesare Seghizzi, internati nel campo profughi di “Flüchtlingslager” nei pressi di Wagna, mise in piedi un coro di 150 ragazzi e un’orchestra.

Il lavoro dei due maestri portò molto lustro e successo al punto che furono invitati a esibirsi a Wagna e a Vienna. Dopo la fine della disastrosa Seconda guerra mondiale, con il ritorno dal fronte molti giovani musicisti – purtroppo dalle due guerre tanti non ritornarono più a casa – si ritrovarono con la mai dimenticata passione per la musica. Lo stimolo era grande tanto che si ricostituì il gruppo bandistico, che comunque non era mai “morto”, con pochi strumenti ma con tanta volontà di ricominciare. Verso la fine degli anni ‘40 si ritrovò la via, mai persa, di far sentire la bella musica: iniziarono a seguire le processioni e i riti sacri che venivano proposti in paese e in quelli limitrofi.

La vera svolta arrivò nel 1970, l’anno del centenario; l’allora presidente Silvio Cosolo volle acquistare per i componenti del gruppo il cappello, ma per lui non era sufficiente. Perciò, per la prima volta, i bandisti indossarono la divisa, che diventò il simbolo, l’emblema della banda di Turriaco. L’esplosivo presidente ebbe l’idea di iniziare lo studio degli strumenti creando una scuola musicale dalla quale in seguito gli allievi, una volta pronti, sarebbero passati nella Filarmonica. Ancora oggi la maggior parte dei componenti proviene da questa illuminazione del presidente Cosolo.

Fu un periodo d’oro per la filarmonica: tantissime furono le uscite, quasi una a settimana, le principali a Muggia per il Carnevale, a Giassico, a Gorizia per il Festival del Folklore e a eventi organizzati in molti campeggi del litorale adriatico. Con il presidente Giuseppe Buttignon, per valorizzare maggiormente i giovani, arrivò un maestro di “peso”, Lidiano Azzopardo (al quale venne data anche la cittadinanza onoraria), ex maestro della Banda Cittadina di Trieste, il quale diede una spinta tecnica incredibile. La banda migliorò in modo esponenziale, i musicisti di quel tempo ebbero nuovi impulsi per studiare e impegnarsi ancora di più.

Con il nuovo maestro Maurizio Zaccaria i concerti si arricchirono in varietà, si passò dalla sola musica bandistica anche a musica più impegnata, si arrivò a suonare l’operetta e persino l’opera.

Attualmente il presidente è Andrea Baldo, nato come musicista proprio nella scuola di musica, un grande appassionato, un messaggero di note tanto è inserito in questo mondo. Nella sua presidenza, Baldo sta creando una banda versatile, in grado di adattarsi a suonare a seconda del pubblico che incontra.

Proprio ad Andrea Baldo rivolgiamo qualche domanda in merito a questo momento.

Presidente, siete ormai prossimi al 150 + 2 dalla fondazione; come ricorderete questo evento?

«Il covid-19 ci ha “rovinato” il nostro anniversario; abbiamo recuperato nel periodo natalizio con un grande concerto e ricordando e premiando i nostri colleghi musicisti che in questi anni si sono impegnati con noi nella crescita della nostra filarmonica».

Quali sono i vostri obiettivi futuri, anche se di breve durata vista l’incertezza pandemica?

«I nostri obiettivi sono mantenere e ritornare alle vecchie tradizioni che hanno sempre sostenuto i valori primari della nostra banda, le nostre tradizioni, quelle che potrebbero essere dimenticate se non le riproponiamo, come ad esempio il primo gennaio il concerto del primo dell’anno. Il nostro obiettivo è fare musica, la musica ha una grande potenzialità, unisce le persone».

Un desiderio che vorrebbe venisse esaudito?

«Desideri ne abbiamo molti, ma uno che vorrei caldamente si esaudisse è poter portare i musicisti in giro all’estero, portare la nostra musica, le nostre esperienze anche fuori dai confini e di conseguenza acquisire ulteriori competenze: dagli altri si impara sempre. La filarmonica è composta da musicisti che si impegnano, si danno molto da fare e meriterebbero di viaggiare”.

Un’ultima domanda, come vede il dopo Covid-19?

«Stiamo aspettando che questa pandemia scemi, e pian pianino scompaia, sicuramente si ritornerebbe a suonare in vicinanza, con nuovo entusiasmo e nuova voglia di proporre progetti musicali innovativi. Sono quasi due anni che ci vediamo saltuariamente, le prove dobbiamo farle distanziati, con la mascherina quando non si suona. Avremmo grande piacere di ritornare alla normalità, progetti ne abbiamo molti nel cassetto e sarebbe ora di togliere un po’ di polvere che si è depositata su di loro».

La Filarmonica di Turriaco ha come direttore Fulvio Dose, è composta da 40 elementi che suonano la maggior parte strumenti a fiato e percussioni, alcuni musicisti sono diplomati al Conservatorio Tomadini di Udine, altri al Conservatorio Tartini di Trieste. Nella scuola di musica, diretta da Gabriele Zimolo, si parte dai bambini molto giovani: c’è una fase propedeutica a indirizzo bandistico, nella quale si insegna loro a suonare clarinetto, sassofono, tromba, tromboni, bassotuba, flauto e percussioni. Inoltre negli ultimi anni è stato avviato un corso di alfabetizzazione musicale, rivolto a un pubblico adulto, con discreti risultati. Si punta molto sui giovani investendo tempo ed energie nella speranza che diversi di loro acquisiscano i valori di questa arte che è stata tramandata.

 

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