Momenti di ordinaria follia

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Andrea Fiore

1 Marzo 2016
Reading Time: 3 minutes
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Reazioni estreme

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Le cronache italiane riportano con inusitata frequenza casi di gesti estremi da parte di adolescenti nei confronti dei propri familiari e di se stessi. Un fenomeno preoccupante, che accadeva anche in passato, sebbene statistiche alla mano un incremento del suo ripetersi è tristemente acclarato.

Il contesto prima di tutto

Presupposto di partenza del nostro ragionamento è che i giovani coinvolti in questi fatti di sangue (che possono giungere fino all’omicidio dei propri genitori) non sono persone matte. Né, tantomeno, dei mostri.

Le successive visite psicologiche evidenziano nella stragrande maggioranza delle situazioni che i ragazzi o le ragazze in questione non sono serial killer patologici, ma persone assolutamente normali. Ecco allora che da questa analisi della realtà prende avvio il nostro percorso: se un comportamento così estremo non è dovuto alla pazzia, da cosa è provocato? E, soprattutto, se questi giovani sono persone assolutamente normali, chiunque di noi potenzialmente può giungere alle loro medesime reazioni?

L’ambiente più della persona

Dato quindi per assodato che non è la predisposizione personale di tali soggetti a condurli verso questo genere di reazioni, il focus va indirizzato sul contesto familiare, culturale, sociale ed economico nel quale quotidianamente i giovani crescono e si formano.

Non dobbiamo parlare di ragazzi malati, ma concentrarci sul disagio del loro vissuto. E se – come anticipato in apertura – questi casi sono in aumento significa che lo sono anche i contesti di disagio. Attenzione, però, a puntare l’indice esclusivamente contro le famiglie. Perché rispetto al passato l’intera società è cambiata.

Relativismo e relazioni

Di fronte a questi drammi sconvolgenti che travolgono famiglie all’apparenza normali non esistono ricette magiche. Solo il mantenimento di relazioni vere con i propri figli, non limitate al semplice soddisfacimento dei bisogni primari (vitto e alloggio o acquisto di beni e servizi), può infatti limitare i rischi di pericolosi sbandamenti. Ecco perché i genitori devono puntare ad una relazione affettiva completa, in grado di sostenere moralmente la crescita emotiva del figlio, regalando parole di conforto nei momenti di difficoltà, ma anche critiche costruttive e fermezza quando i comportamenti non sono corretti. Dare dei no, con le giuste motivazioni, è fondamentale nella crescita dei futuri adulti.

Ma i limiti vanno imposti da subito: farlo quando il figlio ha 18 anni dopo avergli concesso tutto in precedenza non solo risulta inefficace, ma può attivare proprio una spirale pericolosa di violenza tanto improvvisa quanto estrema.

Strada senza ritorno

Come spiegato all’inizio, i giovani che compiono improvvise azioni efferate in famiglia risultano essere persone normali senza alcuna predisposizione particolare. Tuttavia, quanto compiuto muterà per sempre la loro esistenza. Non solo per il percorso riabilitativo che la legge prevede per loro (galera, carcere minorile, servizi sociali) e che influirà pesantemente sulla crescita umana, ma anche per i condizionamenti che accompagneranno la loro intera vita. Su tutti, come dimostrato dalla realtà, quelli nella sfera della genitorialità. Ragazzi e ragazze macchiatisi dell’uccisione dei genitori, infatti, vivranno la gravidanza o il divenire mamma e papà in modo traumatico, con un pensiero sinistro destinato a non abbandonarli: ciò che ho commesso io, lo farà anche mio figlio nei miei confronti? Un dilemma più pesante di qualsiasi condanna.

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