La costruzione del Friuli in oltre 5 mila immagini

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redazione

30 Marzo 2022
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Scattate tra il 1920 e il 1960

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Il CRAF (Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia) dal 2020 conserva nel suo deposito climatizzato un archivio appartenente al Genio Civile di Udine e originariamente conservato al Magazzino idraulico di Pertegada.

Si tratta di un corpus di oltre 5 mila fotografie realizzate tra il 1920 e il 1960: “Il fondo custodisce pellicole, lastre, positivi di grande qualità – spiega il direttore del CRAF, Alvise Rampini – e costituisce uno scrigno di memoria storica dell’intero Friuli”.

Venerdì 1 aprile alle ore 10 si svolgerà a Palazzo Tadea, sede del CRAF a Spilimbergo, la presentazione dei lavori di restauro e digitalizzazione svolti dal personale del Centro alla presenza di Luca Caburlotto, soprintendente archivistico del Friuli Venezia Giulia, Luisa Villotta, direttrice dell’Archivio di Stato di Udine e Francesca Venuto, consigliera della Fondazione Friuli. L’opera di conservazione e ricondizionamento delle lastre è stata interamente sostenuta dal contributo straordinario della Fondazione Friuli, già partner del CRAF per la realizzazione del suo deposito climatizzato.

Il Fondo

Le fotografie testimoniano i lavori del Genio Civile sul territorio regionale: costruzione di edifici pubblici, scuole, ponti, strade con le molteplici trasformazioni delle città e dei paesi che oggi conosciamo.

L’archivio arriva al CRAF come generoso atto di donazione, grazie all’intermediazione di un dipendente della polizia idraulica, Giovanni Santoro: “A lui va un doveroso ringraziamento – prosegue – e a Piero Colussi, per averci segnalato tempestivamente l’esistenza di questo patrimonio in attesa di cure”.

Tra le opere, si osservano le testimonianze della strada della Valcellina, interventi idraulici lungo il Tagliamento, i lavori di restauro del castello di Udine, la costruzione di gallerie e molto altro ancora. In particolare sono conservate le fotografie delle opere eseguite durante il regime fascista dal 1934 al 1936. Le immagini ci restituiscono anche l’importanza del lavoro svolto dalla polizia idraulica per la sicurezza della popolazione sugli argini del Tagliamento e il valore dell’attività di documentazione delle opere pubbliche che rappresentavano la via del progresso e dell’emancipazione per tante comunità locali.

Alcune architetture fotografate e conservate in questo fondo non sono state subito identificate. È il caso dell’immagine di una costruzione “sconosciuta” che si è scoperto successivamente essere un’architettura militare posizionata a Sistiana e demolita intorno al 1920.

Molte delle opere conservano ancora le indicazioni dell’autore, come Giuseppe Piazza che a Gemona aprì nel 1897 uno studio fotografico nel cortile dei conti di Caporiacco. Essenziale per un archivio come quello del CRAF avere traccia dei nomi dei fotografi locali che documentavano città e paesi, non solo per l’attribuzione artistica dei manufatti, ma per la ricostruzione della storia e presenza capillare delle botteghe artigiane dedicate alla fotografia nella nostra regione.

Il Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia si è dedicato alla conservazione del Fondo grazie ai professionisti Eugenia Di Rocco per il restauro, Igor Londero per la digitalizzazione, Teodora Boldini per la catalogazione con la supervisione del responsabile dell’archivio Stefano Perulli.

Il ricco corpus di opere sarà ancora oggetto di studio anche attraverso futuri tirocini e tesi di laurea con le università regionali: “Ci preme che un patrimonio sociale e culturale così importante trovi qui al CRAF piena valorizzazione – afferma il presidente del Centro, Davide De Lucia – e possa costituire uno strumento di indagine sui cambiamenti architettonici e strutturali che hanno caratterizzato il Friuli Venezia Giulia, attraverso l’occhio attento di fotografi professionisti direttamente reclutati dal Genio Civile”.

L’evento di presentazione è principalmente rivolto agli addetti ai lavori ma è aperto a tutti gli appassionati di fotografia: “Spiegheremo i passaggi essenziali del nostro lavoro – conclude – per valorizzare l’attività del CRAF e del suo personale specializzato”.

 

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