Demenza, una crescita da controllare

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Annalisa Casarin

2 Dicembre 2014
Reading Time: 4 minutes
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Invecchiamento e patologie

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Nel 2011 l’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che entro il 2050 il numero delle persone con più di 65 anni passerà da 524 milioni a 1,5 miliardi. In vista di una popolazione globale sempre più anziana, l’incremento delle patologie legate all’invecchiamento è inevitabile. La demenza è una delle maggiori cause di disabilità e dipendenza che colpisce gli anziani di tutti i paesi ed è una condizione stressante non solo per il paziente che ne è affetto, ma spesso soprattutto per le persone che se ne prendono cura. Purtroppo c’è ancora una carenza di informazioni e di riconoscimento della malattia che si esplicita in una stigmatizzazione del soggetto e nella creazione di barriere a diagnosi e trattamento.

Con il termine “demenza”, dal latino dementia (privo di mente), si indica non una malattia, ma una sindrome, cioè un insieme di sintomi. La demenza comporta l’alterazione progressiva di alcune funzioni cerebrali: memoria, ragionamento, linguaggio, capacità di orientarsi e di svolgere compiti motori complessi. Tali compromissioni sono accompagnate e occasionalmente precedute da alterazioni della personalità, con difficoltà a mantenere un comportamento sociale adeguato alle circostanze e di controllare le proprie reazioni emotive.

Il declino delle facoltà cognitive della persona è maggiore di quello che ci si potrebbe aspettare dall’invecchiamento fisiologico e spesso di severità tale da interferire con le attività quotidiane. Le persone affette da demenza possono diventare apatiche o disinteressate alle usuali attività di ogni giorno e alla socializzazione, avere allucinazioni visive o uditive, perdere la capacità di capire e mostrare compassione e fare affermazioni false o accusatorie.

Pianificare, prendere decisioni e organizzare divengono azioni ingestibili, pertanto il paziente necessita dell’aiuto di amici o familiari anche per le cose più semplici. Ogni persona può presentare un contesto di sintomi specifico: questo dipende dall’entità della malattia, dalla fase in cui si presenta e dalla personalità del soggetto prima di esserne affetto.

I segni e i sintomi si possono presentare in tre stadi: la fase iniziale, spesso non riconosciuta perché graduale, si presenta con la tendenza a dimenticare, a perdere la cognizione del tempo o perdersi in posti familiari. La fase intermedia, ove i sintomi sono più riconoscibili, consiste nel dimenticare il nome di familiari e amici, scordare avvenimenti recenti, perdersi nella propria casa, presentare difficoltà di comunicazione, non essere in grado di lavarsi o vestirsi da soli, ripetere domande e girare senza meta. La fase tardiva si riconosce quando il paziente è quasi totalmente dipendente da altri, non sa riconoscere parenti e amici o non è conscio dei luoghi e del tempo, presenta difficoltà di movimento e cambiamenti di comportamento aggressivi o apatici.

Nella definizione generica di demenza rientrano diverse malattie, alcune classificabili come demenze “primarie”, ovvero non dovute ad altre patologie e di tipo degenerativo.

Fra queste troviamo la malattia di Alzheimer, la più comune forma di demenza che si sviluppa nel 60-70% dei casi; la demenza con i corpi di Lewy (aggregati anomali di proteine che si sviluppano all’interno delle cellule nervose); la demenza frontotemporale, legata a degenerazione della parte frontale del cervello; e la malattia di Creutzfeldt-Jakob o malattia da prioni (comunemente conosciuta come la “malattia della mucca pazza”).

Le demenze definite “secondarie” sono conseguenza di altre condizioni, come nel caso della demenza vascolare (10% di tutti i casi di demenza), dovuta alla cosiddetta arteriosclerosi cerebrale e, in particolare, a lesioni cerebrali multiple ischemiche, cioè provocate dall’interruzione del flusso di sangue. Sono forme secondarie anche la demenza da Aids e quella dovuta all’abuso di alcolici. I confini fra le diverse forme di demenza sono sottili e le diverse forme possono coesistere come nel caso delle forme di Alzheimer e quella vascolare che costituiscono la cosiddetta demenza mista (15-20% dei casi).

Esistono, inoltre, alcune condizioni trattabili e potenzialmente reversibili che possono causare sintomi di demenza: depressione, disfunzioni della tiroide, intossicazione da farmaci, tumore, idrocefalo normoteso, ematoma subdurale, infezioni, alcune deficienze vitaminiche, la Corea di Huntington e la malattia di Parkinson. Queste, se sono diagnosticate in modo tempestivo, possono essere trattate efficacemente.

Pertanto, in base alla progressione della malattia, le demenze possono essere di tipo reversibile, come possono esserlo le forme secondarie, e irreversibile, nel caso delle primarie. È indispensabile che tutte le persone con deficit mnemonico o confusione siano sottoposte ad accurato accertamento medico perché curando in modo adeguato e tempestivo le cause anche il quadro di deterioramento regredisce, e la persona può tornare al suo livello di funzionalità precedente. Importante ricordare che questo è valido anche per le persone che soffrono già di demenza o che presentano segnali della malattia.

Da molti anni si sta cercando di definire la cosiddetta “fase preclinica” della demenza di Alzheimer per migliorarne le conoscenze e per definirne le possibili prevenzioni e terapie.

Sono state date molte definizioni a questa fase, attualmente la più usata è “Mild Cognitive Impairment” (deficit cognitivo lieve). Purtroppo le sue caratteristiche sono ancora poco chiare e la conversione in demenza è controversa. Accanto ai soggetti con deficit cognitivo lieve che sviluppano la malattia, ve ne sono altri che rimangono stabili e in circa il 30% dei casi si è osservata una regressione dei sintomi.

 

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