Siamo quello che mangiamo

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Andrea Fiore

30 Settembre 2014
Reading Time: 3 minutes
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Giovani e alimentazione

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Il filosofo Ludwig Feuerbach lo aveva compreso già più di cento anni fa, quando la sua celebre asserzione “Noi siamo quello che mangiamo” rimase impressa per l’eternità. Ma, probabilmente, anche lasciata cadere nel dimenticatoio. Perché oltre un secolo dopo quel prezioso insegnamento, la realtà dei fatti appare sempre più a tinte fosche.

Generazione di eccessi

Senza per forza parafrasare Feuerbach, è evidente a tutti come ciascun essere umano faccia parte di una catena alimentare: quello che mangiamo lo ritroviamo dentro di noi. Di fatto, diventa parte di noi. Un’alimentazione sana, pertanto, è elemento imprescindibile per la buona salute di ciascuno di noi. Tuttavia, tra la teoria e la pratica la quotidianità di tutti i giorni evidenzia una distanza ancora difficile da colmare.

Negli ultimi anni, infatti, appare evidente un aumento dell’estremismo alimentare tra i giovani: da un lato l’incremento dei casi di obesità tra i ragazzi dovuto in primo luogo a un eccesso di assunzione di cibo; dall’altro l’incremento di giovani, in particolare ragazze, che scelgono di alimentarsi in modo scarso.

Conoscere per capire

Eppure, nonostante la gravità potenziale del problema, molto poco si muove. A parte rari casi di poche (eroiche) scuole, una seria educazione alimentare nel nostro Paese (e purtroppo non solo nel nostro) non è mai stata proposta. Né in ambito scolastico, né altrove. Anzi, a parte rari spot fini a se stessi di qualche Ministero, i messaggi che l’odierna società trasmette in materia vanno in tutt’altra direzione: dalla promozione di prodotti alimentari al limite dell’indecenza, alla proposizione di modelli culturali in cui le ragazze ideali sono sempre più magre.

Proprio l’influenza dei mass media in questo campo rischia di divenire pericolosamente ingannevole. Come successo negli Stati Uniti negli anni ’60 del secolo scorso, quando per combattere i cibi grassi sono stati promossi alimenti ricchi di zuccheri che hanno provocato un aumento vertiginoso dei casi di diabete.

Attenzione ai danni irreparabili

Ancora oggi, tuttavia, la diffusione di modelli alimentari sbagliati prosegue su larga scala, con la promozione senza soluzione di continuità di cibi industrializzati e poco salutari in grado di causare nei nostri giovani gravi problemi. Studi e ricerche mediche alla mano, infatti, dimostrano che gli scompensi alimentari nei ragazzi di oggi contribuiranno ad aumentare il numero delle patologie negli adulti di domani (dal diabete alle malattie circolatorie).

Il tutto, aggravato dalla crisi economica. Perché l’aumento dei prezzi dei cibi con ingredienti genuini e prodotti di qualità sta diventando una pericolosa spada di Damocle sulla salute delle nuove generazioni. In pratica la sana alimentazione se la potranno permettere sempre di più solo le persone abbienti, mentre la povera gente dovrà accontentarsi dei prodotti ingeribili a norma di legge, ma non certo “assolutamente sani”. E la differenza (leggere le etichette per credere) non è di poco conto.

Intervenire. Ma come?

Per provare a invertire la rotta, si deve tornare al punto di partenza. La necessità cioè di una corretta educazione alimentare tra la popolazione. A partire dai medici. Può sembrare assurdo, eppure un medico diviene tale senza aver mai trattato nel suo percorso formativo in modo completo e dettagliato le tematiche dell’alimentazione e delle patologie correlate.

Anche il mondo politico dovrebbe fare la sua parte: finora mai nessun esecutivo ha voluto affrontare il problema a 360 gradi coinvolgendo i diversi ministeri (Salute, Sport, Cultura, Istruzione, Attività produttive…) in un progetto ad ampio respiro in favore dei cittadini. Solo interventi parziali.

E in questa Babele, in mancanza di una direzione chiara, scuola e famiglie si scoprono disarmate. Spesso impotenti di fronte alle problematiche serie che i disturbi alimentari provocano nei nostri giovani. Di cosa si tratta, ne parleremo sul prossimo numero.

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