Il percorso espositivo, a cura di Paolo Toffolutti, si compone di cinquantasei opere, da cui si evincono tanto l’eccezionale competenza tecnica e l’intelligenza manuale di Bellet, quanto il suo carattere di uomo di azione che ama confrontarsi con la tela e con la pittura quasi come in una performance fisica.
Le creazioni di Bellet sono frutto, infatti, di abilità e di un dinamismo che si ispira all’action painting ed è in grado di rinnovarlo. In mostra sono presenti opere realizzate con la tecnica, inventata dallo stesso Bellet, del “dripping per sottrazione”: dipinti tridimensionali, arabeschi di vernice applicati a tele dopo essere stati lasciati essiccare su altre superfici.
In mostra ancora opere realizzate con lana da coibentazione modellata o fusa, per dare vita a quelli che l’artista definisce “accumuli”. Anche in questo caso l’intelligenza creativa di Bellet mette a frutto materiali inconsueti per generare forme nuove, per movimentare le superfici, per creare effetti di trasparenza.
In tutta la sua esuberanza l’esposizione è tuttavia anche un esercizio di sintesi sia nell’uso del colore – prevale il bianco e nero – ma anche nella scelta delle tecniche. Si è privilegiato un percorso in cui l’espressività di Luciano Bellet si manifesta attraverso le vibrazioni delle superfici e nella forza dei gesti trattenuti.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo con immagini di tutte le opere esposte e un testo critico del curatore.