Una mostra, le “Tauns” del prof. Franco Purini, diventa il presupposto fertile per parlare di città, nel senso di comunità ovvero aggregato di cives: una serie di riflessioni e immaginari a più voci, che intendono dare avvio a contaminazioni di saperi e verità, spesso inconfessabili, che animano costantemente il mutare dell’essere umani. "L’architettura è la forma fisica e insieme simbolica delle società e nello stesso tempo la società stessa è il prodotto primario dell’architettura”: il pensiero di Franco Purini ci rimanda alla necessità urgente di umanizzare (nuovamente) i nostri pensieri e le nostre azioni, che dovranno ripartire da gesti esemplari: ripensare, la nostra partecipazione alla vita della città e a quei comportamenti che potrebbero garantire una migliore qualità della vita; riparare, riannodare le connessioni che definiscono la trama delle nostre comunità e che determinano l’estetica relazionale con il proprio habitat, la città in primis come rappresentazione ideale e naturale dei cives; riconoscere, il valore di ciò che abbiamo ereditato e superare l’infedeltà che abbiamo praticato anche contro i nostri stessi interessi; riconoscenza, come atto di attendibilità e veridicità di noi stessi, e di rispetto verso ciò che sarà. Un dibattito sulle questioni della città e dell’abitare, per aprire il dialogo tra le amministrazioni pubbliche, i professionisti e la cittadinanza, per fare il punto della situazione attuale e comprendere come stiamo disegnando il nostro futuro. L’idea trainante sta nell’esprimere lo spazio che vogliamo, nel saperlo individuare, riappropriarci del coraggio che ci vuole per affrontare alcune questioni vitali e urgentemente necessarie, soprattutto ora che potremmo disporre di fondi e benefici (PNRR) che sottendono però uno sguardo imparziale e vasto, che tocca, o dovrebbe toccare e interferire positivamente in modo organico sul nostro vivere e abitare. La necessità di delineare nuove leggi, come quelle relative la rigenerazione e la pianificazione organiche, non deve ancora estraniarsi dagli altri ambiti che potrebbero contribuire positivamente al benessere della comunità: anche se apparentemente distanti, gli aspetti culturali, sociologici e scientifici, legali e della legalità, della medicina fisica e spirituale, incidono e orientano le nostre scelte ed è per questo che dobbiamo tenerne costantemente conto, al fine di costruire coscientemente il mutamento e anticipare le conseguenze di ogni nostro progetto. È questo un percorso ineludibile per innestare nuovi approcci, competenze e idee nella funzione delicata del ruolo del progetto, come proiezione, atto che ci getta in avanti, consapevolmente. L’apertura alla riflessione e al dialogo, al confronto e al sogno, sarà madre di buone idee, dove la cura sarà l’unica alternativa all’abbandono e all’indifferenza. Solo in questo modo potremo ancora sperimentare la democrazia e gestire in modo eccellente il capitale naturale della città.