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Classic art

Scannasurice

A Pordenone un’interpretazione carnale, ironica e tenerissima
Pordenone

10/05/19
20.45
Pordenone
via Martelli 2
Pordenone

Scannasurice, letteralmente “scanna topi”, è un travestito, un soggetto senza identità sessuale, metafora di incompletezza e inadeguatezza, come solo i femminielli scaturiti dalla scrittura di Enzo Moscato sanno essere. Vive nel labirinto dei Quartieri Spagnoli, in una stamberga tra spazzatura e oggetti simbolo della sua precarietà, in compagnia dei topi, metafora dei napoletani stessi, con cui ha sviluppato un rapporto di amore-odio. Interpretato da una straordinaria Imma Villa, con la rigorosa regia di Carlo Cerciello, lo spettacolo racconta la “misteriosofica” discesa agli inferi di un personaggio che attraversa le faglie terremotate della napoletanità. Il testo porta il segno evidente di un terremoto fisico, quello che nel 1980 colpì Napoli, e metaforico, quello esistenziale del protagonista.

Spettacolo pluripremiato, accompagnato negli anni da unanimi consensi di pubblico e critica, “Scannasurice” è ormai considerato un piccolo cult, un classico del teatro contemporaneo italiano, che segnò il debutto nel 1982 di Enzo Moscato come autore e interprete e fece conoscere al pubblico la sua inconfondibile lingua immaginifica, un testo che adesso il regista Cerciello ripropone in una versione fedele ed emozionante. La grande attrice napoletana Imma Villa - premiata per la sua interpretazione nel 2017 con “Le Maschere del Teatro Italiano” – in questo intenso monologo si trasfigura e ci restituisce un’interpretazione carnale, ironica e tenerissima.

«ll personaggio fa la vita, batte», spiega il regista. «È, originariamente, un “femminiello” dei Quartieri Spagnoli di Napoli, ma i femminielli di Enzo Moscato sono creature senza identità, quasi mitologiche. Oltre l’identità sessuale, sono quasi magiche. È per questo che ho deciso di farlo interpretare a un’attrice rendendone evidenti l’ambiguità e l’eccesso. Una volta smontata la sua appariscente identità, indosserà la solitudine e la fatiscenza stessa del tugurio dove vive. Sarà cieca Cassandra, angelo scacciato dal Paradiso, sarà maga, sarà icona grottesca e disperata, ma sempre poetica. Nel finale, poi, si ucciderà».

Uno spettacolo che ha emozionato intere generazioni di spettatori, non solo italiani, che ha collezionato recensioni entusiastiche e che a 37 anni dalla sua prima messa in scena non smette di soprendere e convincere.