Lo spazio del palcoscenico assume le forme di un campo di pallavolo, un pallone un po’ sgonfio diventa quel volante impugnato così a lungo dal padre nelle estenuanti trasferte, per gare e allenamenti, e le panche dello spogliatoio, se qualcuno ci si distende sopra, possono fare da letto, in una cameretta ormai troppo piccola per un adolescente che cresce in statura, ma anche nei desideri e nei sogni… Quell’adolescente è divenuto un grande campione: Andrea Zorzi – “Zorro” in arte e sul campo – che con la mitica nazionale di pallavolo di Julio Velasco ha guadagnato per ben due volte il titolo mondiale e per tre quello europeo. Sono finite per lui le sfide? Nient’affatto: ora “gioca” a teatro, dove – diretto da Nicola Zavagli – si muove con maestria al fianco di Beatrice Visibelli trasportando l’immaginazione degli spettatori attraverso le sue imprese sportive e le sue emozioni di ragazzo, di campione, di uomo. Con “La leggenda del pallavolista volante” – e poi con “28 Battiti” – il Teatro Stabile prosegue in quel confronto fra l’universo del teatro e quello dello sport, avviato nella scorsa stagione con “Le Olimpiadi del 1936” interpretato da Federico Buffa e soprattutto con la premiata produzione “Paurosa Bellezza”, dedicata all’alpinismo e creata assieme al Teatro Sloveno. Andrea Zorzi – anche autore dello spettacolo assieme a Zavagli – usa la scena per ripercorrere vita e carriera, che intreccia inscindibilmente: scelta che rende il suo racconto ancora più toccante e umano. Di più: la personale vicenda del campione si contestualizza nella storia e nello spazio. Ecco allora apparire sullo sfondo la campagna veneta degli anni Settanta, dove il protagonista passa dai primi palleggi all’agonismo, dai complessi e dalle frustrazioni dell’adolescenza, alla scoperta del campione che ha in sé…
Ecco la storia di un Paese e il suo costume, ecco il nostro passato recente, che ci scorre davanti. È la cifra del “teatro popolare di ricerca” che persegue la compagnia Teatri d’Imbarco, produttrice dello spettacolo: un teatro che coniughi memoria storica e poesia, pensiero e gioco scenico. Ne “La leggenda del pallavolista volante” il teatro porta in scena lo sport e attraverso lo sport narra la vita, fatta di momenti di estremo impegno e di altri leggeri e divertenti, ma presentati sempre con un piglio immediato e sincero e una professionalità che hanno intrigato la stampa. Nicoletta Moncalero dell’Huffington Post, ad esempio raccomanda: «Non fraintendete La leggenda del pallavolista volante: non è la celebrazione di un mito, è semmai il contrario».