L’esposizione presenta in un’affascinante cornice la figura del primo imperatore della Contea di Gorizia, riportata al suo contesto storico e alla sua dimensione umana attraverso splendide xilografie tratte dalle opere volute dall’Asburgo, indubbio maestro nell’arte di mettersi in scena servendosi dei mezzi dell’arte.
Negli oltre cinquanta metri espositivi le bellissime xilografie, firmate da Albrecht Dürer, Hans Burgkmair, Albrecht Altdorfer e incisioni acquarellate, tematizzano tutti gli eventi memorabili della vita dell’imperatore, il primo matrimonio con Maria di Borgogna e poi quello con Bianca Maria Sforza, i suoi antenati, le guerre, gli importanti eventi politici e sociali, il suo esercito, i suoi svaghi privati, fatti di musica, spericolati tornei e partite di caccia, una sorta di “catalogo” di tutto il suo operato, che consentirà al visitatore di cogliere importanti spaccati sugli usi e fogge dell’epoca.
Nelle sale libri rarissimi come il Liber Chronicarum del 1496, splendide e rarissime opere di cartografia di Jacopo Gastaldi e Pirro Ligorio e superbe incisioni “dialogano” con i capolavori policromi ed eleganti, realizzati con stoffe tessute a telaio provenienti dalle Fiandre, dalla Germania e dalla Boemia, secondo i modelli dell’epoca.
Un libro guida mette in risalto aspetti come noti e studiati della figura dell’imperatore, che con la sua sapiente politica matrimoniale, riuscì a realizzare il suo progetto di affidare alla Casa Asburgo il ruolo di essere la più grande potenza europea del secolo.
La mostra, aperta fino al 10 gennaio 2021, è allestita nel Salone degli Stati Provinciali ed è visitabile dal martedì alla domenica. Consentite visite a gruppi da 6 persone ogni 30 minuti da martedì a domenica (compreso il festivo di Ferragosto) dalle ore 10 alle 13 con ultimo ingresso alle ore 12 e dalle ore 15 alle 19 con ultimo ingresso alle ore 18, a esclusione della giornata del lunedì, giornata di chiusura al pubblico del maniero.
Non si effettuano prenotazioni: i gruppi si costituiscono all'ingresso del Castello e vengono accompagnati nella visita nel percorso ragionato all'interno del maniero. Il costo del biglietto di ingresso è di 3 euro (1,50 euro i ridotti).
Proiettato nella nuova era, caratterizzata dalle nuove scoperte geografiche, Massimiliano si era lasciato alle spalle l’angusto e ancora medioevale castello di Wiener Neustadt, dove era nato il 22 marzo 1459, per affermarsi come sovrano moderno in contatti internazionali tra Oriente e Occidente.
Educato secondo i tradizionali principi che convenivano a un figlio di imperatore, alla lettura, alla scrittura, al latino, al combattimento e alla caccia, il giovane Asburgo subiva a Treviri il fascino della magnificenza da parte di Carlo il Temerario, duca di Borgogna, ostentata negli arredi come nell’esercito e nella stessa concezione di essere cavalieri attraverso la sua persona. Un duca osava oscurare il potere dell’imperatore. Per Massimiliano iniziò il tempo del riscatto. Nella Borgogna, nel felicissimo matrimonio con Maria, il giovane Asburgo trovò la conferma che i piani politici in dimensione europea si giocavano con il fascino del potere. Potere e ricchezza divennero le basi della sua sovranità.
Dal matrimonio con Bianca Maria il Re dei Romani ne ricavò ricchezza, ma non amore. La ricca dote gli servì per finanziare le sue campagne e per affermare la sua autorità sulla storica nemica, la Francia. Confinò la moglie a Innsbruck, rendendo quasi vano il suo ruolo di mediatrice fra la già raffinata cultura italiana e l’Oltralpe.
Lungimirante nella sua politica volse lo sguardo a Paesi più lontani: il doppio matrimonio dei figli Filippo il Bello e Margarete con i rampolli spagnoli, avrebbe assicurato al nipote Carlo il dominio sulla Spagna e sulle nuove terre appena conquistate. Costantemente informato sulle conquiste d’Oltremare, Massimiliano era consapevole che le innovazioni nella cartografia diventavano indispensabile strumento per governare, specialmente in Oriente, dove il più grande pericolo era rappresentato dai Turchi.
Il pensiero di una crociata, il desiderio di essere incoronato dal Papa a Roma si impadronì dell’Asburgo. Dall’Oriente, in particolare da Bisanzio una lingua a molti sconosciuta, il greco, approdò in Italia, dove fu ben accolta; nei territori germanici il processo si rivelò più lento, ma il fine fu assicurato attraverso la creazione di una cattedra di greco all’Università, l’abbandono della tradizione scolastica per abbracciare quella umanistica e la fondazione del Collegium poetarum et mathematicorum, il gruppo di umanisti che operava fuori delle aule universitarie. Furono proprio questi eruditi a trasmettere ai posteri l’immagine di Massimiliano come sovrano umanista, furono loro, forse in una sorta di piaggeria, a esagerare le azioni del novello Enea e del novello Ercole nell’epica del tempo. Ma ciò alla fine corrispondeva alle stesse intenzioni dell’imperatore, che sapientemente sfruttò tutti mezzi a disposizione per eternare la sua “memoria”. Nel Weisskunig, scritto fra il 1505 e il 1516, Massimiliano ripercorse il tempo della sua infanzia e giovinezza, trasfigurandolo. Il ragazzo svogliato e incostante, ostacolato da disturbi di linguaggio, poco più che istruito, si trasformò nel giovane Re Bianco, la cui perfezione e poliedricità di saperi superava addirittura quella dei suoi maestri. Nel Theuerdank Massimiliano trasferì le sue abilità e valori di cavaliere, nel Corteo trionfale eternò l’imperatore che affermava la sua moderna arte di governare, la sua sovranità, legittimata dagli avi e confermata dalle sue azioni militari.
Sapiente manager di se stesso, Massimiliano lasciò ai contemporanei monumenti simbolici e opere di autoglorificazione, perché sapeva benissimo che “il denaro speso per la memoria postuma non era speso invano”.
Marina Bressan, curatrice