Gian Carlo Venuto. Chiaro attivo 1973-1979. Opere pittoriche a margine di Villa Fulcis è la nuova mostra che l’ERPAC - Ente Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia ospita ai Musei Provinciali di Gorizia, nella sede di Palazzo Attems Petzenstein.
Dodici opere, monocrome e di grande formato, compongono la preziosa mostra che testimonia l’esperienza dell’artista Gian Carlo Venuto nei laboratori artistici a fianco di Franco Basaglia.
I fatti avvenivano nel 1975, tra Trieste e Safforze, nel bellunese, nella settecentesca Villa Fulcis, ma conobbero una preparazione all’interno dell’Accademia di Venezia ed ebbero delle conseguenze che condurranno Venuto a rivedere la sua stessa posizione artistica.
L’impegno sociale guidava la formazione quando Vittorio Basaglia, cugino di Franco, nell’aula Francalanci di Storia dell’Arte raccontava Marco Cavallo e i laboratori artistici preparavano a figure professionali nuove, improntate all’impegno civile prima che all’espressione del sé.
“Volevamo stare nelle cose”, dice Venuto riassumendo l’impegno di allora mirato ad aiutare chi faceva più fatica di altri per starci in quelle cose, che coincidevano con lo stare nella vita nei suoi molti e diversi aspetti.
In Palazzo Attems Petzenstein le tele raccontano questo percorso iniziato nel 1973 e condotto sino al 1979, anno in cui l’artista superò la dimensione sofferta attraverso la fascinazione cromatica e felice che ancora oggi contraddistingue la sua pittura.
Il lavoro di quegli anni fu accolto con interesse: meritò allo studente dell’Accademia la partecipazione alla X Quadriennale romana (1975, Nuova generazione), una borsa di studio e una personale alla Bevilacqua la Masa di Venezia (1975), il Premio Lubiam Virgilio d’Argento a Mantova (1977).
A lungo le tele sono rimaste nell’archivio del pittore per riemergere (ed essere documentate in un catalogo) tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020 nella mostra allo studio Tommaseo di Trieste.
Il titolo “Chiaro attivo” spiega la tensione verso il monocromo (chiaro), che diviene ‘attivo’ sia nel processo chimico innescato dal carbonato di calcio usato, sia nel percorso umano e sociale mosso dall’esperienza dell’artista a Villa Fulcis.
L’anniversario dell’esperienza di Franco Basaglia a Gorizia ripropone in Palazzo Attems l’attualità, mai perduta, di questo fertile periodo creativo di Gian Carlo Venuto.
La mostra, a cura di Giuliana Carbi Jesurun e Francesca Agostinelli, è realizzata in collaborazione con ERPAC FVG - Ente Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, Trieste Contemporanea e Studio Tommaseo, Istituto per la diffusione e la documentazione delle arti.
La mostra sarà aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18.
La visita alla mostra dovrà avvenire nel rispetto delle misure di prevenzione COVID-19 adottate da ERPAC e previa esibizione di Green Pass. L’accesso sarà consentito a massimo 15 persone alla volta.
L’artista
Gian Carlo Venuto (Udine, 1951) ha iniziato a dipingere, giovanissimo, sotto la guida di un pittore raffinato e di profonda competenza tecnica quale Renzo Tubaro. Negli anni Settanta ha poi avuto la fortuna di incontrare all’Accademia di Venezia un altro grande maestro, Carmelo Zotti, confrontandosi con il quale ha definito le coordinate essenziali del proprio stile.
A Venezia, Venuto è successivamente diventato assistente di Emilio Vedova e Alberto Lolli, e quindi docente di Pittura e Decorazione. L’attività di insegnamento lo ha condotto nel 1994 all’Accademia Albertina di Torino e dal 1999 all’Accademia di Brera a Milano.
Sia da docente sia nel suo individuale percorso di ricerca, ha sempre tenuto in considerazione gli orizzonti di una libera rilettura della storia dell’arte, dapprima – negli anni Ottanta – mantenendo il suo lavoro distante dalle correnti modalità citazioniste e anacroniste (La condanna dello sguardo, 1983/84), quindi integrando velati d’après nella struttura delle sue esplorazioni di atmosfere musicali e poetiche: dal vasto ciclo Die Zauberflöte del 1987/88 (orchestrato su suggestioni mozartiane e costruito in termini di pittura ambientale) alle incisioni dedicate alle Elegie duinesi di R.M. Rilke (2014), fino ai lavori di riappropriazione culturale mediati dalla letteratura della serie Danubius Umbratilis (2017).
Il costante confronto con l’evolversi storico delle arti ha indotto Venuto a sperimentare in tutto l’arco della carriera una tecnica antica, complessa e oggi raramente utilizzata quale l’affresco, con la quale ha realizzato estese opere parietali (affreschi absidali nella chiesa della Marigolda a Curno, Bergamo, 2011) e installazioni di intonaci su supporto mobile, talora lavorati anche a mosaico ed encausto (Frammenti di cielo, 1998; Costellazione, 2011). Ne è sortita l’accentuata espressione di una volontà di incidere visivamente sullo spazio circostante, non a caso spesso sondato dall’artista con opere di grandi dimensioni o assorbito nella modulare proliferazione di elementi plastici e pittorici.
Uno spazio al quale i lavori giovanili degli anni Settanta, qui esposti, vorrebbero trasmettere le vibrazioni tutt’altro che sopite dell’intensa partecipazione a un’esperienza di nuda, autentica umanità.
Gian Carlo Venuto ha esposto alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Venezia e alla Biennale di Dakar. Ha tenuto mostre personali in Italia (con un legame più che trentennale con la Galleria del Cavallino di Venezia, diretta Da Paolo e Gabriella Cardazzo) e in gallerie ed Istituti italiani di cultura all’estero (Australia, Austria, Germania, Grecia, Inghilterra, Lituania, Messico, Scozia, Senegal, Turchia…)