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Meeting

Margaret Stonborough Wittgenstein

Musa, intellettuale e mecenate nella Vienna della prima metà del Novecento.
Ritratto di Margaret Stonborough Wittgenstein (ph. Ufficio stampa Provincia Gorizia)
Gorizia
Musei Provinciali, Borgo Castello 13
05/05/15
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A ripercorrere la vita della protagonista di uno dei celebri ritratti di Gustav Klimt, oltre che sorella del noto filosofo Ludwig Wittgenstein, sarà il nipote Pierre Stonborough, accompagnato dalla moglie Françoise, che risponderà alle domande della sovrintendente ai Musei provinciali di Gorizia, Raffaella Sgubin.

Amica di Sigmund Freud, Margaret Stonborough Wittgenstein fu anche mecenate e committente di architetti, tra cui il goriziano Rudolf Perco, che realizzò per lei la Villa Toscana a Gmunden.

Di lei, i Musei Provinciali di Gorizia espongono alcuni straordinari abiti da sera nella sezione dedicata alla moda e alle arti applicate, un guardaroba che, nel corso dell’incontro di martedì, non potrà che “illuminare” ulteriormente la dimensione privata di un’indiscussa protagonista del bel mondo europeo e americano della prima metà del Novecento.

Sempre martedì 5 maggio, dalle 11.15 alle 12.30, in diretta dai Musei provinciali, andrà in onda “Radio a occhi aperti”, programma di Radio Rai Uno FVG condotto da Daniela Picoi, che intervisterà Pierre Stonborough. Saranno presenti anche altri ospiti, che parleranno di temi legati alla storia della moda: Raffaella Sgubin (storia e pezzi esposti del Museo della Moda e delle arti applicate di Gorizia), Paolo Iancis (importanza della produzione e tessitura della seta nel Goriziano, storia economica), Lucia Pillon (società goriziana, monastero Orsoline, il mercato della moda nella Gorizia Belle Epoque), Donatella Porcedda (il teatro a Gorizia e i fondi dell'Archivio Storico Provinciale), Antonella Pizzolongo (il laboratorio tessile attivo nel Museo della Moda e delle Arti Applicate).

Bella, energica, intelligente, Margaret Stonborough Wittgenstein nacque nel 1882 in una delle più ricche famiglie dell’Impero Austro-ungarico. Il padre, Karl, facoltoso industriale dell’acciaio e generoso mecenate di musicisti e artisti della Secessione, commissionò a Gustav Klimt il suo ritratto nuziale. L’artista la ritrasse come una bellezza bruna dal portamento altero, abbigliata con un vaporoso abito bianco scollato. Bella, Margaret, lo era davvero, così come volitiva, se non altro perché, settima di nove figli, si era trovata in una famiglia di personalità di talento, dove ciascuno aveva cercato una propria affermazione per sfuggire alla fortissima figura paterna. Solo in pochi ci riuscirono, come il fratello Ludwig, uno dei maestri del pensiero filosofico del XX secolo, e come Paul, talentuoso pianista, nonostante l’amputazione della mano destra. Due fratelli, i più fragili, si ritirarono dalla competizione della vita con il suicidio. Forse per questo inizialmente Margaret cercò la sua emancipazione nel matrimonio, celebrato nel 1905, con l’americano Jérome Stonborough. Seguirono anni di instancabili peregrinazioni a fianco del marito tra Parigi e New York, passando per la Svizzera e Oxford, anni di vita brillante di società, di case da arredare in cui mettere in atto la sua intelligenza e creatività, la sua capacità di riconoscere gli artisti più innovativi e significativi.

Alla fine della Grande Guerra fu incaricata da Herbert Hoover, futuro presidente degli Stati Uniti, di coordinare il programma di aiuti americani per l’Austria. Amante dell’arte e mecenate di artisti, negli anni del dopoguerra fece realizzare edifici aperti alle più moderne forme di architettura. Per prima cosa affidò il progetto per il rinnovamento di Villa Toscana a Gmunden al giovane architetto di origine goriziana Rudolf Perco, che era stato allievo di Otto Wagner e che negli anni ‘20 sarebbe stato incaricato di grandi lavori pubblici dalla Vienna socialdemocratica.

Dopo la fine del matrimonio con il tormentato Jérome, che proprio nella villa di Gmunden si suiciderà negli anni ‘30, nel 1926 si fece costruire una nuova residenza nella Kundmanngasse.

 

Margaret aveva il raro talento di creare un ambiente propizio all’attività degli artisti e degli intellettuali. Il suo salotto fu soprattutto un luogo di effervescenza creatrice. Lei, però, non dimenticò mai di porre le sue fortune e il suo impegno a favore degli svantaggiati, visitando le carceri e occupandosi del reinserimento sociale dei giovani detenuti. Si avvicinò alla psicoanalisi e fu intima di Freud, di cui fu anche paziente.

Dopo l’Anschluss e l’instaurazione del regime nazista a Vienna, Margaret si impegnò a favore dei più minacciati, gli ebrei, fino a quando anche lei fu costretta all’esilio, non prima di aver favorito la fuga a Londra di Freud. Ritornata in patria alla fine del conflitto e ritornata in possesso dei suoi beni, troverà ancora una volta l’occasione di impegnarsi socialmente nel 1956, dopo la crisi ungherese, trasformando la sua casa in un piccolo campo di rifugiati per i soldati ungheresi sconfitti dall’Armata rossa e fuggiti in Austria. Margaret morì nel 1958.