Brescia ricorda le vittime di Piazza della Loggia

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Margherita Reguitti

28 Maggio 2020
Reading Time: 2 minutes

Nonostante le limitazioni per il Coronavirus

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Compostezza nella memoria e rispetto delle regole. I 46 anni dalla strage di piazza della Loggia a Brescia sono stati ricordati da tanti bresciani in piazza, nonostante le attuali limitazioni legate alla diffusione del Coronavirus abbiano reso necessario limitare le presenze.

Tanti cittadini hanno voluto essere accanto alle istituzioni, alle associazioni, alle sigle sindacali che hanno garantito il servizio d’ordine. Bresciani da generazioni accanto ai nuovi abitanti della città in una possibile armonia di differenze.

Il 28 maggio del 1974 la città visse un momento di silenzio, paura e lacrime per gli 8 morti e gli oltre cento feriti. I ricordi sono di un silenzio innaturale, strade vuote e impossibilità di comunicare salvo sapere che lì nel cuore del centro era successo qualcosa di terribile. In piazza oggi tante teste grigie, sono quelli che probabilmente hanno un ricordo personale, mancavano i ragazzi delle scuole, presenti però con i loro pensieri.

Brescia ha saputo risollevarsi dopo la strage e anche oggi troverà la forza per rialzarsi dalla pandemia di Coronavirus. È questo il senso del parallelismo che Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria, ha voluto fare. “Un ponte ideale – ha detto – tra le vittime della strage e quelle del Coronavirus”.

La giornata è stata dedicata a Cesare Trebeschi ex sindaco di Brescia e antifascista, Anna Rizzi che fu ferita in quell’occasione e Alberto Bottardi fratello di Livia, moglie di Manlio Milani che morì per lo scoppio della bomba. Tre persone decedute in queste settimane di pandemia e legate ai quei tragici fatti.

“La terra ci fornisce sul nostro corpo più insegnamenti di tutti i libri, ponendoci di fronte alla nostra limitatezza”, ha ricordato don Fabio Corazzina, parroco a Brescia e testimone di pace e non violenza, figura carismatica del mondo cattolico cittadino, citando Antoine de Saint Exupéry. “Misurandosi con lo Stato l’uomo scopre se stesso e l’esperienza ci mostra che amare non vuol dire guardarci l’uno l’altro ma guardare insieme nella stessa direzione”. Questo è un messaggio non solo d’affetto ma politico e sociale, culturale ed educativo. Qui a Brescia – ha concluso – guardiamo nella stessa direzione.”

La bomba collocata sotto l’orologio simbolo della città uccise Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Alberto Trebeschi, Clementina Calzari Trebeschi, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti e Vittorio Zambarda.

Quest’anno il ricordo, a cui hanno partecipato le autorità civili e religiose, fra le quali il sindaco Emilio Del Bono e il vescovo Pierantonio Tremolada, è stato seguito da un convegno in streaming organizzato dalla Casa della Memoria e dal Comune, a cui hanno partecipato Annamaria Furlan segretaria generale della Cisl, Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio magistrato ucciso dalle Brigate Rosse, e una studentessa del liceo Arnaldo di Brescia.

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