Pedalando in Normandia

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redazione

20 Dicembre 2019
Reading Time: 9 minutes

Dopo Berlino, nuova iniziativa di Mauro Buoro

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Il mio tour inizia dalla Lombardia, che raggiungo dalla mia Perteole di Ruda per far visita a mio figlio Samuele, da anni residente a Cantalupo, in provincia di Milano. Proprio a Milano salgo con la mia bici sul treno per Lucerna, che mi eviterà di attraversare sui pedali le Alpi Svizzere, risparmiando energie e chilometri.

La bici è carica di due borse anteriori e due borse posteriori più grandi, oltre a un bauletto sul manubrio per tenere le cose più piccole e leggere. Il peso complessivo è di una trentina di chili. Quando arrivo a Lucerna scendo e cerco subito la strada statale per pedalare verso nord: dopo 56 km arrivo a Olten, a circa 40 km dal confine francese e tedesco.

Qui mi aspettano due cari amici di infanzia, Natale e Vita Boschetto, che mi ospitano per la notte con la loro simpatia.

Tappa 1, Olten – Luxeuil-les-Bains, 105 km. Parto di buon’ora verso Basilea, lascio il territorio svizzero ed entro in Francia. In questi primi chilometri prendo confidenza con la mia bici e con il suo peso: basta poco per sbilanciarsi. Il primo paese dopo il confine è Altkirch, ricco di fiori. Proseguo per Belfort, nel cuore della Borgogna, dove mi fermo per il pranzo. Le persone sono molto gentili, mi aiutano nelle informazioni per trovare strade e siti storici da visitare. Tra le tante colline noto molti cimiteri di soldati francesi, tedeschi e alleati caduti nelle due guerre mondiali. Verso le 15 arrivo a Luxeuil-les-bains, nel dipartimento dell’Alta Saona.

Tappa 2, Luxeuil-les-Bains – Neufschateau, 110 km. La giornata e un po’ piovosa. Mi vesto bene e inizio a pedalare tra campagne e boschi. Numerosi campi di grano già tagliati offrono allo sguardo balle di paglia che sembrano enormi ruote. Attraverso piccoli paesi molto carini, come Hennzel e Vittel, con edifici costruiti con mattoni di colore rosso e cemento delle fughe bianco. Durante il tragitto osservo tantissimi campi recintati ricchi di mucche da latte dai diversi colori. Raggiungo finalmente la cittadina di Neufchateau, nella regione del Grand Est: anche qui i monumenti ai caduti delle guerre sono una costante.

Tappa 3, Neufchateau – Verdun, 116 km. Un percorso di sofferenza, con molte salite e discese (anche del 10%). Inizio la tappa lungo la strada che porta a nord, alternando la statale a tratti di piste ciclabili. La segnaletica è molto precisa. Arrivo a Domremy-la-Pucelle, piccolo paese che ha dato i natali a Giovanna d’Arco, dove visito la sua casa museo. Molte persone sono incuriosite dal vedermi così carico di borse: scambio alcune battute con loro e riparto. Attraverso paesi come Commercy Saint-Mihiel con l’immutato panorama di cimiteri di soldati caduti. Un territorio martoriato dalle due guerre mondiali, che non ha perso la pietas; mi imbatto in un cimitero di soldati tedeschi: nonostante fossero “nemici” in entrambi i conflitti, è tenuto in maniera impeccabile, con le bandiere francese, tedesca ed europea a sventolare sopra i numero fiori presenti. Da brividi. Così come le foto appese sui pali della luce nei diversi paesini che attraverso. Immortalano i tanti soldati alleati con i loro nomi, e sotto una scritta: “i nostri eroi”.

Nel primo pomeriggio arrivo finalmente a Verdun. Mi dirigo subito verso la collina del Memoriale di Douaumont, dove riposano i resti di 130.000 soldati non identificati tra francesi e tedeschi. Qui si svolse una delle più cruente battaglie della Prima guerra mondiale, in cui morirono 300.000 soldati: una carneficina. La collina è tutta una buca, lasciata volutamente come era allora, non c’è un metro di terreno piano, a testimonianza della quantità di bombe piovute sui soldati francesi (una tonnellata per metro quadro secondo alcune ricostruzioni). Cammino in mezzo a migliaia di croci bianche senza riuscire a trovare le parole per descrivere la tristezza che provo. È tardi e decido di tornare in albergo, con un magone allo stomaco impossibile da dimenticare.

Tappa 4, Verdun – Charleville-Mezieres, 110 km. Un’altra tappa di saliscendi. Attraverso paesi come Stenay, Mouzon, ma anche la cittadina di Sedan. Verso le 15.30 arrivo a Charleville-Mezieres, città attraversata dal fiume Mosa (Mouse). La centrale piazza la Place Ducale è un gioiello architettonico costruito tra il 1612 e il 1628, composta da 27 edifici in stile Enrico IV e Luigi XIII. Le giostre e i giochi presenti rendono l’atmosfera vitale.

 

Tappa 5, Charlesville – Le Cateau-Cambresis, 109 km. Attraverso tanti paesi che si assomigliano. Sono lunghi e stretti con edifici di mattone rosso che mi ricordano quelli scozzesi. Mi trovo nel territorio dell’Alta Francia, molto vicino al confine con il Belgio. È zona di buon vino; osservo le persone che escono dalle boulangerie (panifici) con le baguette in mano: le mangiano camminando o anche nei mezzi pubblici. Verso mezzogiorno mi dirigo al Memoriale di Hirson ed entro nel cimitero americano. Anche qui un’infinità di croci bianche, tutte con una piccola bandierina a stelle e strisce.

Tappa 6, Le Cateau-Cambresis – Roubaix, 112 km. Inizio a prendere molto vento proveniente dal mare. Sono nelle Ardenne e mi sto avvicinando al nord della Francia. Transito attraverso tanti boschi fitti, con pini molto alti che raggiungono anche i 25 metri di altezza. Mi destreggio tra camion e auto (che passano talvolta troppo vicini) e l’incontro con cervi o cinghiali. Attraverso cittadine come Caudry e Lens Carvin. Verso le 11.30 arrivo ad Arras, cittadina con una bellissima piazza con edifici tutti uguali: sembrano dei modellini di case in un plastico. In centro città c’è una grande fortezza del 1640.

Alle 13.00 arrivo a Lilla, citta industriale vicino al confine belga. Sono nelle Fiandre, terra di famosi campioni del ciclismo, ma anche terra di miniere di carbone. Mi fermo un po’ prima di percorrere i 4 km che mi separano da Roubaix. Verso le 15 arrivo nella Manchester francese, come veniva chiamata questa città industriale famosa per la lavorazione tessile. Il mio desiderio è quello di poter vedere il velodromo che dal 1943 ospita l’arrivo della gara ciclistica Parigi – Roubaix. All’ingresso c’è un tornello. Lo supero e mi si avvicina il custode, chiedendomi cosa faccio lì. Gli dico che vengo da lontano, da vicino Venezia, per vedere almeno la pista. Lui mi guarda e mi dice… “Vai, puoi entrare in pista con la tua bici e fare un giro”. Incredulo non me lo faccio ripetere due volte: entro con un’emozione grandissima, sento un nodo alla gola quando transito sotto la tribuna dell’arrivo dove grandissimi campioni hanno vinto questa corsa. Impossibile fermarmi, faccio 6 giri. Felice, mi dirigo verso il custode per ringraziarlo, ma lui mi conduce negli spogliatoi dove i campioni del mondo si lavano. Mi lascia solo. Entro e vedo i box in cemento con le targhe di tutti i campioni: Coppi, Bartali, Gimondi, Merckx, Ballarini, Anquetill fino ad arrivare a Sagan. Visito anche la sala stampa. Poi torno dal custode e acquisto una borraccia e un cappellino con la scritta Roubaix. Sono felice e penso che potrei tornare in Italia oggi stesso dopo aver visto la storia del ciclismo.

Tappa 7, Roubaix – Calais, 89 km. Seguo la statale del Nord in direzione Dunkerque. Il percorso inizia a spianare verso il mare, non ci sono tante colline e anche i paesi che attraverso stanno cambiando. Non sono più nella Campagne, gli edifici sono più moderni e passo località come Cassel, Wormhout, Bergues. Verso le 12 arrivo a Dunkerque e mi dirigo verso la spiaggia e il mare. La sabbia ha un colore giallo intenso. Alzo lo sguardo e guardo l’orizzonte, dall’altra parte della Manica c’è l’Inghilterra. Con la mia Mtb iniziò a pedalare lungo la spiaggia e fare foto che rimarranno nel mio cuore. Dunkerque è storicamente conosciuta per una delle più grandi ritirate dell’esercito inglese, con l’evacuazione di centinaia di migliaia di soldati.

Riprendo il percorso che mi porta alla città di Calais, il punto più stretto della Manica, con i suoi 44 km che dividono Francia e Inghilterra. Mi imbatto in una zona recintata con filo spinato: è l’ingresso dell’Eurotunnel che solo i treni attraversano sotto il livello del mare.

Tappa 8, Calais – Rang-du-Fliers, 113 km. La strada costiera della Normandia offre una panoramica emozionante lungo i saliscendi, da cui si scorgono scogliere bianche. Dopo 40 km arrivo vicino a Le-Touquet-Paris-Fliers; oltre la collina, una strada sale verso la cima. È molto trafficata e decido di percorrerla anch’io. Arrivato in cima ammiro il mare, è bello ma non comprendo la presenza di tutta questa gente. Alzo lo sguardo in lontananza e davanti a me trovo la risposta: le scogliere di Dover. Ancora emozionato inizio la discesa in direzione Berck, dove visito le spiagge locali prima di raggiungere la meta di giornata.

 

Tappa 9, Rang-du-Fliers – Le Treport, 110 km. Il tempo non promette nulla di buono, ma parto ugualmente con destinazione Le Treport. Il percorso è quasi sempre vicino al mare anche se per passare dei fiumi sono obbligato a deviazioni verso l’entroterra. Attraverso paesi come Quend, Rue, Le Crotoy e un bellissimo parco naturale a Saint-Valery-sur-Somme. Verso le 11.30 arrivò ad Ault, dove tocco con mano le maestose scogliere bianche. Su consiglio di una signora, raggiungo anche Plage du Bois de Cise: il panorama è fantastico, un prato verde intenso a un certo punto viene interrotto da un precipizio che regala una vista mozzafiato sul mare blu e la scogliera bianca per un effetto cromatico di rara bellezza. Riprendo il viaggio e arrivo a Le Treport, bellissima cittadina portuale che si affaccia sul mare. Osservo la funicolare che conduce sopra al paese per ammirarlo dall’alto e mi dirigo verso il Faro del porto. Delle persone anziane pescano dal pontile.

Tappa 10, Le Treport – Dieppe, 110 km. Percorso di puro spettacolo: attraverserò tanti paesi vicini alle scogliere, alternando in pochi chilometri altitudini di un centinaio di metri a strade a livello del mare. Tra Saint-Martin-en-Campagne e Belle-ville-sur-Mer pedalo a pochi metri dal bordo della scogliera: sembra di volare sopra il mare… La campagna è di una bellezza unica, con i colori dei campi di grano; ogni tanto spunta il grigiore dei bunker con le loro feritoie che scrutano il mare in lontananza. Nel pomeriggio raggiungo Dieppe. Qui 75 anni fa circa 6.500 soldati canadesi e inglesi morirono per essere stati mandati allo sbaraglio. Il Castello che sovrasta la città, con il suo museo, sembra custodire in silenzio anche questa memoria.

Tappa 11, Dieppe – Le Havre, 117 km. Lungo il tragitto oltrepasso paesini e cittadine come Fecamp, Etratat, Saint-Adresse e Sanit-jouin-Bruneval. Mi sto avvicinando al luogo dello sbarco in Normandia e incrocio numerosi bunker di grosse dimensioni e tante postazioni di batterie realizzate dai tedeschi per contrastare lo sbarco degli Alleati. Proseguo in direzione Fecamp. Scendo giù per il paese e arrivo al porto. Per la prima volta vedo una falesia, un arco eroso dal mare in una scogliera. Nel pomeriggio raggiungo Le Havre che per la sua architettura moderna è inserita nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Tappa 12, Le Havre – Caen, 115 km. La prima tappa di questa giornata speciale è la Falesia d’Etretat, una meraviglia della natura che offre un panorama bellissimo impossibile da descrivere. Proseguo poi per Deuville e Cabourg, quindi Lions-sur-mer nella cui piazza si trova il tank su cui salì il primo ministro inglese Winston Churchill. Proseguo per altri 20 km e arrivo a Courselles-sur-mer dove sono sbarcati i soldati canadesi, australiani e neozelandesi nella spiaggia con il nome in codice Juno Beach. In tutte queste spiagge ci sono ovunque testimonianze di quei giorni terribili. Verso le 15.30 arrivo a Caen, tappa conclusiva del mio viaggio, dove mi fermo due giorni.

La mattina dopo parto verso la cittadina di Vierville-sur-mer per vedere la spiaggia dello sbarco con il nome in codice Overlord, avvenuto alle 6.30 del 6 giugno 1944 sulla famosa Omaha Beach. La statua in bronzo di due soldati americani (“un soldato che aiuta e trascina un suo amico ferito”) è il monumento dedicato a tutti i morti di quello sbarco. Omaha Beach, Juno Beach, Sword Beach, Utah Beach e le altre meno famose: in un solo giorno morirono 4.400 soldati e altri 8.000 rimasero feriti.

Tappa 13, Caen – Mont Saint-Michel, 100 km. Sono a circa 90 km da Mont Saint-Michel, così – fuori programma – decido di visitarla. Dopo un’ora di treno arrivo alla stazione di Pontorson a circa 9 km dall’isola. Inizio a pedalare, dopo circa 4 km in aperta campagna vedo in lontananza un panettone che spunta dalla terra. Percorro ancora un km e sulla mia destra inizio a vedere l’isola con la sua abbazia: una bellezza unica. Mont Saint-Michel può essere raggiunta a piedi o con apposti bus navetta. L’isola è circondata da mura alte almeno 7 metri: si vede il segno dell’acqua quando la marea sale raggiungendo i 5 metri… Verso le 14 ritorno in stazione. L’indomani riparto per l’Italia, custodendo per sempre con me le emozioni di un viaggio indimenticabile.

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