“El fior de metà magio”, Giglio, nasceva 80 anni or sono e sembra che venuta a mancare la luce (c'era la guerra) sembra che sia maturato uno scambio di culla, e quel giglio di bello non aveva che la passione per il teatro.
Rovistando magazzini e soffitte, ormai in piena era digitale ci son capitate per le mani vecchie pellicole fotografiche. Non potevamo non provare emozione, una scatola di latta conteneva fotogrammi e foto di scena di spettacoli teatrali e cabarettistici, gelosamente custodite dall'amico Enzo Andrian.
Pensiero stupendo, perché non esporne alla sera del Festival della canzone gradese una serie di fotografie su tre tematiche, che passano dal teatro drammatico al comico, fino alle tournee con la satira del Cabaret.
Tutti momenti con Giglio Boemo protagonista nel ruolo drammatico (I mamuli del '23), scritto da Giovanni Stiàta, ambientato nel dopoguerra in un'osteria di paese dove la narrazione dei fatti viene arricchita dai continui flash back che rendono vivo il ricordo.
Un altro tema è il teatro comico dove la maschera di Giglio irrompe in scena con tutta la sua forza della vis comica che la comunità ha riconosciuto in lui, rendendolo uno dei personaggi più amati dai gradesi. Qui, nei panni di una suocera che dà il titolo a “Maritiamo le suocere”, teatro di nicchia con numerose repliche sia a Grado sia in regione. Terza. non poteva mancare l'esperienza che a quei tempi si chiamava Cabaret.
C'era il rischio di essere troppo provinciali rispetto ai mostri sacri, e allora abbiamo dato un taglio di folk cabaret presentando canzoni, parodie, satira di costume e via con musica e allegria.
Un omaggio alla memoria dei nostri artisti e delle loro gesta. Insieme a Giglio, ricordiamo Pia Clama, Adelchi Sverzut e Giorgio Facchinetti.