In memoria di Alessandro

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redazione

14 Novembre 2018
Reading Time: 2 minutes

L’opera di Fabio Strinati

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Il poeta marchigiano Fabio Strinati ha voluto dedicare ad Alessandro Boris Amisich, musicista di origini istriano dalmate nato a Udine e scomparso nel 2008. A dieci anni dalla sua morte, Strinati ha voluto dedicargli una poesia scritta con il Lipogramma, senza utilizzare la lettera D.

Perché una poesia dedicata ad Alessandro Boris Amisich?

“È il minimo che io potessi fare: Alessandro è stato un musicista di ottima levatura, un artista di livello perentorio in grado di far sospirare la chitarra senza nessun artifizio, e come uomo, si è spinto persino oltre. È stato in grado di distribuire altissima e genuina sensibilità attraverso il solo sguardo, e come chitarrista è stato a dir poco geniale”.

Qual è stato il suo rapporto con il musicista scomparso?

“Ho sempre considerato Alessandro un maestro di assoluto livello e un modello da seguire sotto ogni punto di vista. Un maestro raffinato, un concertista dalla maestria assoluta: il suo pensiero musicale non ha avuto confini e come musicologo ha saputo curare la sua ricerca curando ogni minimo dettaglio, ma senza scendere nella maniacalità. Un autentico professionista, un esempio veritiero”.

Qual è il ricordo più significativo che ha di lui?

“La sua passione sterminata per le note musicali e il costante impegno che metteva nella sua professione. Amava i giovani Amisich e il suo metodo di insegnamento era pacato, calmo, preciso, così ordinato, che metteva perfino soggezione. Con lui riuscivi a captare persino gli odori di una melodia”.

Che messaggio desidera trasmettere con questo testo?

“In realtà il testo è ispirato alla chitarra preferita di Amisich, una LeBlanc francese costruita nel 1824. Uno strumento d’epoca elegante, dal fascino ineguagliabile; sicuramente, il messaggio è da ricercare all’interno di questa dimensione così lunare e fluttuante… così profondamente surreale, sistematicamente distante”.

Il testo è stato scritto con il Lipogramma, senza utilizzare la lettera D. Perché questa scelta?

“Dolore costante, Dispiacere enorme, Desolazione indescrivibile. Alessandro ci manca Davvero tanto, tantissimo”.

 

 

Il musicista

 

Suono nella notte

lamina sottile,

gitante armonica

chitarra sulla soglia

in rime l’abito

giornèa filo al vetro

luminoso,

che spazia e tratteggia

fittézza l’animo

alunno che scruta

oltre la matassa

e si riflette, il tuo perigònio

ora nel cielo ambrato.

 

*

 

Sensibile ampio cuore

ribolle corale

ora venusiano essere

taumatùrgico, colore immagine

nota asciutta i polpastrelli

in una sécchia assoluta

esperta risuona e s’infila:

sfuggono pensieri

sul pentagramma sforzi…

una pena afferra pane

nel cesto quantizzare

pùlica, assortita trama

ne rimane asfissìa.

 

*

 

Gli occhi solisti

luce un fascio palpita

ptòsi e vibra vertigine,

al tocco una eco

febbrile stanza

pianoforte spigolo scava

in un’ombra l’ebulliòmetro

foglio su foglio

una spina alcolica, scolorisce

scala il tuono smarrita trave

s’apre naviga la cavatina.

 

*

 

Spifferi cameristici

o verticali flauti,

orizzontali tabelline

o cèbo acrobatiche

scimmie linee

sopra partitura

è l’impronta sacra: l’alba un’ala

scuote bolèto o la falena

macchia tracce sulla sera

l’orchestra graffia,

sonnambulo lo specchio estèta

l’orario metronomo inatteso.

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