Little Big Jim

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Michele D'Urso

14 Novembre 2018
Reading Time: 4 minutes

Matteo Pelesson

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Negli anni ’70, quando le bambine giocavano ancora con le bambole (la Barbie andava forte) e i bambini con i soldatini, un pupazzo di nome Big Jim spopolava fra i ragazzini. In definitiva questi due personaggi riproducevano il modello estetico occidentale di coppia ideale: bionda e longilinea lei, moro e muscolato lui. Matteo Pelesson da Monfalcone, pur essendo un peso medio, mi ricorda molto il fisico di ‘Big Jim’.

Mi dica, lei è nato così?

«Magari! Anzi, da piccolo ero sempre con problemi di sovrappeso e il movimento mi stava antipatico. Non riuscivo proprio a capire cosa ci trovassero i miei coetanei a correre dietro a un pallone o altre amenità. Poi accadde, più per destino che per volontà, che cominciassi a frequentare un amico che in cantina aveva la panca e i bilancieri. Fu amore a prima vista. Passavamo interi pomeriggi ad allenarci, o quasi, e non ho mai più smesso».

Quando ha pensato di farne una professione?

«La passione fa nascere la curiosità di sapere come funziona un’arte per poter dare poi il massimo. Dapprima ho conseguito il brevetto di Personal Trainer, poi quello da educatore alimentare. Ma bisognava pur vivere, e quindi  fino al 2010 ho fatto l’operaio. Una volte che hai le basi tecniche, l’insegnamento è una conseguenza naturale, che ti stimola a rimanere sempre aggiornato con corsi e seminari. Però è solo da quattro anni che, in quel di Cormòns e assieme al collega Mattia, gestisco la palestra MAX PUMP».

In tutti gli sport si gareggia e il Powelifting non fa eccezione.

«Lo scorso aprile il Memorial “Alan Tantin” mi ha dato l’occasione di cominciare la mia carriera. Io amo dare sempre il massimo, però l’agonismo è qualcosa di più. Incoraggiato da un paio di amici ho deciso di partecipare alla gara di Doberdò del Lago e lì ho sentito ancora più forte la motivazione che mi spinge ad allenarmi. Quando indosso il costume da Powerlifter, alla presenza del pubblico che quasi svanisce dai miei sensi, mi rendo conto che sono lì per affrontare il mio nemico di sempre, me stesso, e per batterlo devo essere migliore di come ero il giorno prima. Quella gara poi è ‘particolare’, l’accesso in formula Easy e la ‘guida paterna’ dei membri della federazione WDFPF ti introducono con il tatto dovuto nella specialità. Vincere il titolo triveneto nell’esercizio di distensione su panca è stata una gioia immensa».

Da quella gara è stato un crescendo continuo di piazzamenti, perché indossare il costume da Powerlifter – queste sono parole sue che ho letto su un social un po’ di tempo fa – “fa nascere dentro una voglia di…”

«…di essere come un supereroe! Scherzi a parte, se guardiamo al personaggio di Batman, vediamo che lui non ha ‘superpoteri’ come Superman o altro, ma diventa un Supereroe perché ha deciso di esserlo. Questo per me è cruciale; tutti coloro che decidono di essere migliori di se stessi sono paragonabili a Batman, quindi a dei Supereroi».

A settembre ha gareggiato a Dublino: Campionato Europeo Single Lift.

«È stato un onore far parte della spedizione italiana agli Europei, grazie alle prestazioni fin prima raggiunte. Anche se la competizione continentale viene svolta con una specie di ‘Free Access’, nel senso che l’accesso non è rigidamente collegato a un superminimo prestazionale o a una divisa nazionale precisa».

Però lei gareggia in una categoria fra le più difficili, perché quella dei pesi medi e dei medio massimi sono le più frequentate in assoluto, quindi avere il pass per Dublino certifica che lei sa il fatto suo… E infatti è arrivato terzo, ovvero podio continentale.

«Si può vedere anche così… E sentire l’inno all’estero è sempre da brividi».

Quanto è stimolante frequentare campioni?

«Un atleta, pur bravo, non deve mai perdere l’umiltà. Stare insieme a campioni come Farina, Dessalvi, solo per citarne alcuni, che possono vantare successi nazionali e internazionali è una grande occasione di apprendimento. E di socialità, perché ti rendi conto che nella ‘famiglia sportiva WDFPF’, magistralmente diretta dal presidente Ivano Bianchi e dal vicepresidente Mauro Garolla, davvero ci si aiuta uno con l’altro per crescere sempre di più».

A conferma delle sue qualità, ha superato a pieni voti la selezione per i campionati mondiali del 2019 di Tortosa, in Spagna…

«In quel di Mantova, con un dignitoso secondo posto ho ottenuto la ‘Card’ per i Mondiali. Va così, competere ti stimola. Sono arrivato a Mantova dopo aver vinto il titolo regionale nella federazione FIPE, quella legata al CONI. Perché raggiunto un obiettivo ne devi mettere subito un altro, nello sport come nella vita. E non è per  insoddisfazione, ma per migliorare sempre».

Il powerlifting, inoltre, non è solo l’esercizio di ‘Distensione su Panca’…

«Il 14 ottobre scorso mi sono anche laureato campione italiano di Powerlifting nelle tre specialità: Panca, Stacco e Squat. Un’altra emozionante soddisfazione».

Questo conferma che lei è un atleta ‘completo’. Il Bodybuilding, disciplina cugina della sua, l’ha mai tentata?

«Penso che le due specialità siano proprio sorelle, ovvero solo una diversa prospettiva degli stessi concetti di allenamento. Difatti è impossibile pensare di praticare qualsiasi delle due discipline e ottenere risultati soddisfacenti, senza rispettare rigorosamente il regime alimentare dovuto, senza curare l’allenamento nei minimi particolari e senza ostentare quell’aspetto mentale che ti fa mantenere il ‘focus’ sugli obiettivi prefissati. Questo è ciò che pratico e che insegno. Mi piace chiamarlo ‘Powerbuilding’»

Powerbuilding, potenza costruita, ma anche ‘Costruire Potenza’; roba che se la sentono quelli della FIAT la usano come spot pubblicitario. E magari ci sarà Matteo Pelesson a fare la réclame. Pensate di no? Il ragazzo va forte, ci darà ancora tante soddisfazioni, di sicuro. E per essere aggiornati sui suoi successi, ‘Stay tuned’ su iMagazine, ovvio!

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