Trieste, orecchio bionico anche per gli adulti

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redazione

29 Giugno 2018
Reading Time: 2 minutes

Grazie all’equipe del professor Tirelli

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L’impianto cocleare, conosciuto anche con il nome di “orecchio artificiale” o “orecchio bionico”, è uno strumento che invia direttamente al nervo acustico, e quindi al cervello, suoni e rumori, sostituendosi all’organo uditivo che, per diverse cause, non è più funzionante. Si tratta di un vero e proprio computer delle dimensioni di pochi millimetri che viene impiantato nell’orecchio interno del paziente e che è in grado di trasformare i suoni e le voci in impulsi elettrici che potranno così andare a stimolare il cervello, ripristinando la capacità di sentire. I pazienti candidati all’impianto cocleare sono soggetti affetti da sordità grave che non traggono beneficio dall’uso delle protesi tradizionali, dette comunemente “apparecchi acustici”.

In Italia si stima che cinque milioni di persone soffrano di sordità, di queste circa il 25% soffre di sordità grave. È ormai noto nella comunità medico-scientifica come la mancanza di percezione acustica non rappresenti solo un disagio nella vita sociale del paziente, ma anche un fattore di rischio per lo sviluppo di demenza. Per svolgere efficacemente le funzioni cui è deputato, il cervello necessita costantemente di stimolazioni sonore, visive, emozionali e tattili; la perdita uditiva nel tempo è in grado di determinare un’insufficiente stimolazione di diverse aree cerebrali che, come conseguenza, tenderanno all’atrofia e quindi a un funzionamento non più ottimale.

Il posizionamento dell’impianto cocleare richiede un intervento chirurgico di precisione effettuato al microscopio operatorio da un chirurgo otorinolaringoiatra che prevede il posizionamento nella chiocciola (che rappresenta la “casa” delle cellule acustiche e ha dimensioni di pochi millimetri) di un micro elettrodo che raccoglierà gli stimoli acustici dell’ambiente (catturati a loro volta da un ricevitore posizionato esternamente dietro la cute dell’orecchio del paziente) convogliandoli al nervo acustico; quest’ultimo provvederà poi a stimolare le aree del cervello deputate alla comprensione del linguaggio.

Già in sala operatoria durante l’intervento chirurgico tramite un computer viene subito verificato il corretto funzionamento dell’impianto cocleare che poi verrà attivato a 20-30 giorni dall’intervento. Per ottenere risultati ottimali è indispensabile selezionare con accuratezza i pazienti idonei a questo intervento in quanto non tutte le sordità risultano risolvibili e sarà inoltre indispensabile nel post-operatorio una riabilitazione da parte di logopedisti che aiuteranno il paziente a capire come sfruttare al meglio le potenzialità di questo strumento.

Fino a qualche anno fa l’indicazione all’impianto cocleare era rappresentata esclusivamente da neonati o bambini molto piccoli nati o diventati sordi molto precocemente, con lo scopo di evitare la temibile condizione del sordomutismo; il bambino che diventa sordo prima di aver acquisito il patrimonio verbale (4-5 anni) rischia infatti il mutismo o un ritardo dell’apprendimento del linguaggio. Oggigiorno l’indicazione all’impianto cocleare sta diventando sempre più estesa e anche pazienti adulti con gravi problemi di sordità possono usufruire di questo tipo di soluzione tecnologica.

Recentemente presso l’unità operativa di otorinolaringoiatria di AsuiTs l’equipe del professor Gian Carlo Tirelli, alla stregua dei centri ospedalieri più avanzati, ha iniziato a eseguire questo tipo di intervento chirurgico.

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