Nel vortice della storia

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redazione

25 Maggio 2018
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Belvedere tra passato e presente

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Tra le due località turistiche della nostra regione, Grado e Aquileia, si trova un piccolo borgo che già nel nome racchiude le tante bellezze storiche e paesaggistiche che da sempre la contraddistinguono: Belvedere. È un paese abitato da ormai poco più di 40 persone, ma nei primi del ’900 vantava una popolazione di 300 abitanti, per lo più mezzadri, che lavoravano alle dipendenze della famiglia Fior e ancor prima della nobile famiglia dei Savorgnan.

Nel feudo di Belvedere sorgeva sin dai tempi antichi una piccola chiesa a forma di capanna, che faceva parte delle sei chiesette che fungevano da corona alla Basilica di Sant’Eufemia di Grado. Nel 1600 si hanno notizie dell’esistenza di una chiesa posta sulla duna, con al suo interno una pregevole pala d’altare commissionata del Conte Francesco dei Marchesi Savorgnan all’artista veneziano Giannantonio Guardi, posta a Belvedere nella metà del 1700, dipinta dopo aver visitato la località per conoscerne la realtà e le tradizioni. Nella pala d’altare (che ora a Belvedere è stata sostituita con una copia) vengono rappresentati Sant’Antonio Abate, patrono del paese, la Madonna del Rosario, San Marco evangelista e San Giovanni Nepomuceno.

Attorno a Belvedere sorgevano altre piccole località: Muson, Casale Collorendo (“dei cinque camini”), Morsano, La Centanara, la Casa della Valle e San Marco. Proprio in quest’ultima sorge il cimitero parrocchiale: tutta la zona che si affaccia sulla laguna porta il nome dell’evangelista in quanto la tradizione tramanda che San Pietro mandò proprio Marco a evangelizzare Aquileia.

Approdato sulla spiaggia di Belvedere, venne successivamente eretta una chiesetta in suo onore mentre l’epigrafe posta all’interno del luogo di culto, tuttora esistente, ne racconta la storia.

Da qui San Marco andò a Venezia e ad Alessandria d’Egitto, lasciando in queste terre il successore Ermacora, cittadino di Aquileia. Tutta la zona intorno alla chiesetta e al cimitero è conosciuta come la Pineta di San Marco e una volta all’anno, il 25 aprile in occasione del giorno del martirio del santo, le due parrocchie di Belvedere e di Aquileia si radunano in una processione lungo la via d’accesso e, sopra la duna, viene celebrata la messa.

Il Patrono della comunità, invece, è Sant’Antonio Abate. Il 17 gennaio di ogni anno, al mattino, vengono portati come un tempo tutti gli animali – da cortile e da compagnia – per ricevere dalle mani del sacerdote la benedizione del loro santo protettore.

Inevitabilmente più recenti sono le vicissitudini che il territorio di Belvedere ha dovuto vivere agli inizi del secolo scorso.

Nel luglio 1910, sotto il dominio dell’Impero Asburgico, venne inaugurata la ferrovia: un unico binario congiungeva la stazione ferroviaria di Cervignano all’isola di Grado, scoperta dagli Austriaci quale località di rilievo per le cure termali e quindi interessati a poterla raggiungere in modo diretto. Il treno arrivava a Belvedere; i passeggeri raggiungevano poi Grado tramite i motoscafi

o i vaporetti presenti nel porticciolo. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, molti uomini del paese vennero chiamati alle armi e avviati ai vari fronti. Durante il conflitto la frazione di Belvedere venne trasformata in luogo di riposo: a turno venivano mandati qui i combattenti per qualche mese, prima di ritornare sul Carso. Molti di loro lasciarono in dono alla parrocchia la statua della Madonna venerata come “regina pacis”. Ogni anno, per celebrare tale ricorrenza, l’ultima domenica di maggio la statua della Madonna presente tuttora all’interno della chiesa parrocchiale viene portata in corteo lungo le vie del paese.

Durante il periodo della guerra, la comunità di Belvedere fu attanagliata da gravi sofferenze: non solo mancavano gli uomini, partiti per combattere lasciando sprovvista la forza lavoro per coltivare i campi, ma una grave carestia colpì le persone rimaste, che furono decimate.

Nel 1918 Belvedere passò sotto il Regno d’Italia, ma durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi occuparono la zona. Essendo a ridosso del mare e con la paura dello sbarco degli Alleati, gli invasori costruirono diversi bunker e sistemarono i loro squadroni all’interno della canonica, della villa padronale e dentro la scuola elementare.

La fine del conflitto e l’ingresso degli Alleati a Belvedere portarono grande sollievo alla località e ben presto le condizioni delle famiglie rimaste migliorarono.

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