La Regina delle Alpi

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Michele Tomaselli

17 Maggio 2018
Reading Time: 6 minutes

Sella Nevea vista da Andrea Snaidero e Rossella Masarotti

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Sella Nevea nacque nella seconda metà degli anni ’60, quando le opportunità per lo sci erano ancora rare. Sviluppatasi come località di turismo invernale ed estivo, ottenne prestigio e popolarità quando nel 2009 fu collegata al comprensorio sciistico di Kanin-Bovec, in Slovenia, divenendo così un polo sciistico transfrontaliero. Nonostante le grandi potenzialità e l’innevamento assicurato fino a maggio, necessiterebbe di essere valorizzata maggiormente per divenire una vera “Regina delle Alpi”. Ne parliamo con Andrea Snaidero e Rossella Masarotti, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’associazione “Sella Nevea Regina delle Alpi”.

Presidente Andrea Snaidero ci può raccontare il suo rapporto con Sella Nevea e quegli inizi forse un po’ burrascosi che l’hanno portata a fondare l’associazione?

«Abitando a Gemona del Friuli ho sempre respirato aria di “montagna” e forse per questo motivo mi sono appassionato subito di sci alpino. Ho una vocazione politica, provenendo da studi in scienze politiche: nel 2014, quando ancora l’associazione non esisteva, fui promotore di un Comitato per il rilancio di Sella Nevea; in tale occasione raccolsi e depositai in Consiglio Regionale la Petizione n° 13 firmata da 1.083 cittadini italiani residenti in Friuli Venezia Giulia; l’intento era di sensibilizzare la politica a investire nelle infrastrutture sciistiche del comprensorio. Fortunosamente gli sforzi non furono vani e il risultato fu l’inserimento a bilancio di ben 1.900.000 euro per l’ammodernamento del polo».

Di cosa si occupa e quali sono le finalità della vostra associazione?

«L’associazione è apartitica e, attraverso l’organizzazione di eventi culturali e sportivi, promuove forme di turismo. Si prefigge l’obiettivo di riqualificare e valorizzare i comprensori di Sella Nevea, della Val Raccolana, senza però dimenticare il Canale del Ferro. Oggi conta più di 150 iscritti e circa 500 simpatizzanti delle diverse fasce d’età, persone distribuite tra Udine, Pordenone e Gorizia e gli annessi territori, ma anche da Trieste e dal suo entroterra. Su questi ultimi amici desidero aprire una parentesi: i triestini sono sportivi per natura e amano moltissimo Sella Nevea».

Il cambiamento climatico in atto, associato a una notevole crescita delle attività sportive sulla neve, pone nuove problematiche inerenti la previsione e prevenzione del rischio valanghe. La vostra associazione cosa consiglia per domarlo?

«In qualsiasi località montana esistono problematiche legate alla caduta di valanghe; ma Sella Nevea è toccata quasi ogni giorno dal fenomeno.  Inoltre non ha ancora completato l’opera di messa in sicurezza del fondo valle. Secondo uno studio si tratterebbe di realizzare un vallo di protezione nell’area sciabile del Poviz. A tal proposito mi risulta che un geologo avrebbe dato parere favorevole alla sua esecuzione, ma l’Ufficio Valanghe avrebbe bocciato la proposta. L’ipotesi odierna prevedrebbe invece lo spostamento dei campetti di fondo valle nell’area della pista ex Slalom con un aggravio di costi non indifferente. Su quest’ultimo punto non sono favorevole».

La pista Palacelar, un progetto discusso e mai realizzato. Di che cosa si tratta?

«La Pista Palacelar, che permetterebbe di scendere da Sella Golovec sulla pista Canin, è stata a lungo discussa ma, per delle motivazioni oscure, finora mai realizzata. Certamente la sua creazione permetterebbe a Sella Nevea di diventare un polo sciistico di tutto rispetto e non sussisterebbero problemi di valanghe. L’ex presidente di Promotur, Manlio Petris, era favorevole alla sulla realizzazione, ma il progetto purtroppo giace ancora in qualche cassetto».

Sella Nevea è l’unico polo privo di un direttore tecnico presente sulle piste. Perché secondo lei è importante investire su questa figura?

«Questo è un problema molto serio. Senza direttore tecnico la nostra località non può sedersi ai tavoli che contano e siamo danneggiati nella ripartizione dei contributi regionali. In sostanza siamo un satellite di Tarvisio, ciò porterà  l’area a morire. Ho richiesto più volte che venga individuata una persona, ma finora questo aspetto è sempre stato sottovalutato. Faccio un appello alle forze politiche affinché creino l’autonomia gestionale del polo».

Rossella Masarotti, il suo impegno nell’associazione è nato dopo aver letto una lettera del presidente Snaidero su un quotidiano locale, vertente proprio su Sella Nevea…

«Sono friulana e orgogliosa d’esserlo perché amo la mia terra. Mi occupo, come libera professionista, di consulenze marketing e sviluppo commerciale in modo specifico nel turismo, dove ho maturato una comprovata esperienza sia nel settore outgoing che incoming, oltre che nell’organizzazione di eventi. A mio parere il Friuli possiede territori poco conosciuti che possono diventare mete turistiche di pregio, grazie a un turismo sostenibile, responsabile, che salvaguardi l’ambiente non solo per il benessere dell’uomo, ma anche per quello della fauna e della flora che fanno parte integrante del nostro territorio».

Da acuta osservatrice delle peculiarità del territorio, quali i consigli per attrarre visitatori?

«Per attrarre un turista si deve puntare sull’ospitalità, con servizi di qualità e con proposte di vacanze distribuite su tutto l’arco dell’anno. L’offerta deve coniugare gli elementi distintivi del territorio: natura, paesaggio, silenzio ma anche enogastronomia, agricoltura, artigianato e tradizioni. Tuttavia la montagna deve mantenere la sua dignità e utilizzare con responsabilità le risorse messe a disposizione, tutelando l’ambiente e la sua comunità. Di certo non si può considerare “turismo” la massa di persone attratte da un singolo evento musicale, come quando l’anno scorso arrivarono in quota, nei pressi del rifugio Gilberti, più di 8.000 persone per assistere al concerto di Vinicio Capossela. Iniziativa che peraltro ha creato una situazione di degrado con bottiglie e lattine sparse un po’ dovunque».

Rossella, lei è la figlia del cavaliere Livio Masarotti, l’imprenditore visionario che diede vita a Sella Neva e che tanto amava le Alpi Giulie. Che ricordo ha di suo padre?

«Quello di un uomo di grandi valori e dignità, un combattente. Classe 1915 partecipò alla Seconda guerra mondiale come aviatore, pilotando idrovolanti e ricevendo medaglie al valore. Finita la guerra, rientrato a Manzano in famiglia, si rimboccò le maniche e prese in mano le redini dell’azienda edile avviata dal nonno. La sua onestà, le capacità tecniche e intuitive, nonché la lungimiranza lo portarono a essere apprezzato e benvoluto e quindi a sviluppare con successo l’attività. L’amore per Sella Nevea me lo trasmise fin dal 1974, quando, ancora adolescente, mi diede la possibilità di frequentare la località sciistica in parte realizzata proprio da mio padre. Credendo nelle potenzialità del luogo investì a Sella Nevea, costruendo tre immobili residenziali (Stella Alpina, Ginestra e Bucaneve) e uno ricettivo: l’hotel Nevea, comprensivo di una discoteca. Mio padre amò questa località al punto da collocare nel giardino di casa a Manzano, dove allora abitavamo, alcune rocce che recuperò dagli scavi effettuati nei cantieri di Sella Nevea, le cui forme ricordavano il Monte Canin e il Monte Bilapec».

Alcuni definiscono Sella Neva un centro di villeggiatura costituito solo da “casermoni” che deturpano il paesaggio e che ricreano il disordine di una città cresciuta troppo in fretta. Che cosa difende del progetto dell’architetto Giacomo Della Mea?

«I “casermoni”, come li definisce lei, sono il frutto del boom edilizio degli anni ‘70/’80, ma soprattutto tengo a precisare che mio padre lì costruì sulla base del nuovo piano regolatore, allora in vigore, e dei progetti che gli vennero commissionati. Il progetto dell’architetto Della Mea, che prevedeva la costruzione di villini isolati, venne subito abbandonato: una scelta peraltro dettata dal manto nevoso che a quell’epoca in paese poteva superare i 4 metri di altezza. Allora non esistevano adeguati mezzi spazzaneve e si restava spesso bloccati. Se fossero stati realizzati quei villini la neve li avrebbe sommersi fino al tetto».

Rosella, siamo arrivati alla conclusione. Può svelare ai nostri lettori i prossimi impegni  dell’associazione “Sella Nevea Regina delle Alpi”?

«Per la stagione invernale trascorsa abbiamo proposto escursioni sulla neve offrendo corsi di sci alpino, di free ride, di fondo e con le ciaspole. Per l’attività estiva-autunnale usciremo a breve con un nuovo programma. Le nostre gite solitamente sono aperte a tutti, anche ai bambini, perché la nostra filosofia è assaporare la montagna soffermandosi a guardare, conoscere e capire ciò che ci circonda. Per questo motivo proponiamo esperienze in montagna sempre accompagnate da guide professioniste esperte in natura, storia e tradizioni locali. È possibile mettersi in contatto con noi sia via mail (sellanevea@libero.it) sia telefonicamente (333 9957631), o seguendoci sulla pagina Facebook (sellaneveareginadellealpi) dove pubblichiamo le nostre iniziative. Associarsi costa 10 euro all’anno».

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