Di corsa a due passi dal Polo Nord

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redazione

4 Novembre 2016
Reading Time: 5 minutes

Joey Margarit

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Buio e freddo. Per molti gli ingredienti di un incubo. Per Joey Margarit, 39enne originario di Cervignano del Friuli ma residente a Fiumicello, sono il coronamento di un sogno. Perché avvolto dal gelo dell’inverno polare di Tromso, Norvegia settentrionale a 350 km dal Polo Nord, potrà fare la cosa che più gli piace: correre. Assieme a migliaia di altri atleti percorrerà i 21 chilometri della mezza maratona, in uno scenario unico al mondo. Per caratteristiche geografiche, infatti, Tromso è uno dei luoghi migliori in cui osservare l’aurora boreale, capace di scalfire con i suoi bagliori l’oscurità invernale del cielo senza sole a queste latitudini a gennaio.

Da mesi Joey sta preparando la spedizione: sia dal punto di vista sportivo, con allenamenti meticolosi e mirati, sia organizzativo, con il reperimento delle risorse necessarie per affrontare il viaggio. Aiutato da un gruppo di persone che, col passare del tempo, è cresciuto sempre più, coinvolgendo un’intera comunità.

Joey, partiamo dal futuro: cosa significa per te correre la mezza maratona di Tromso?

«È un sogno che si realizza. Unire la passione del running, le temperature glaciali, la neve e la possibilità di vedere con i miei occhi l’aurora boreale… tutto in un colpo solo!»

Quando è nata questa idea?

«Direi un po’ per caso. Amando le temperature rigide, la neve e la corsa, sembrava il connubio perfetto. I costi degli aerei  però erano importanti e così parlando con l’amico Marco Benes, già abitudinario dei paesi nordici, abbiamo dato vita a questo progetto».

Anche perché a due passi dal Polo Nord non sarai da solo…

«A guidare il Suv, fornitoci da una concessionario locale, ci sarà proprio Marco, mentre il fotografo Claudio Pizzin  documenterà in tempo reale il nostro viaggio con istantanee e filmati. Il tutto verrà pubblicato sulla nostra pagina Facebook (“Cervignano Tromso – il viaggio”). Collaboratore eccellente per l’occasione, con il compito di scrivere il nostro diario di viaggio, sarà l’amico e scrittore ‘ciclonauta’ come lui ama definirsi, Emilio Rigatti, unica icona nel suo genere».

Le persone che ti stanno accanto come hanno reagito una volta saputo dell’idea?

«In verità non si sono stupite più di tanto; sono una persona particolare e quando decido di imbarcarmi in qualche progetto, sono già abituate a questi miei colpi di testa».

La passione per la corsa quando è scoccata?

«Ho sempre amato correre. Da ragazzo ho provato anche la strada del calcio ma, nonostante riuscissi bene, sentivo che non era il mio sport».

Cosa provi quando corri?

«Quando corro mi sento libero e sento che tutti i pensieri si alleggeriscono. La cosa più bella di questo sport è che lo si può fare dappertutto, a qualsiasi ora, senza dipendere da nessuno, contando solo su se stessi e sulla propria forza di volontà».

Preferisci correre in solitudine o in compagnia?

«Sono una persona che vive la solitudine come un arricchimento personale e come momento di riflessione. Quando corro mi isolo nel mio mondo e tutto il resto svanisce. Ovviamente non disdegno le corse in compagnia di amici; insieme, tra una battuta e l’altra, i chilometri scorrono piacevolmente».

Dalle corse con gli amici alle gare… negli eventi ufficiali è più importante vincere o partecipare?

«Scontato dire che a chiunque piace vincere; sarebbe poco onesto dire il contrario. Dopo chilometri macinati sulle gambe, la gioia e la soddisfazione di raggiungere il traguardo è tanta, che tu sia il primo, il quarantesimo o l’ultimo. Sei arrivato al tuo obiettivo; inoltre, osservare runners di tutti i tipi, di tutti i livelli, ognuno con il proprio passo e il proprio stile fa sempre scuola. D’altra parte non si finisce mai di imparare».

Passione ma anche fatica: quanto tempo dedichi agli allenamenti?

«Corsa, passione e fatica sono un’unica cosa. Sono indivisibili. I runners sanno cosa significa; sei ci metti la passione, la fatica non la senti e il tempo lo trovi. Fortunatamente ho un cugino, Oscar Panizzo, laureato in Scienze Motorie, che mi segue nella preparazione e mette a punto le tabelle di allenamento. Solitamente faccio tre uscite a settimana e l’uscita domenicale; corro spesso qui nei dintorni della bassa friulana, su campi e piste ciclabili».

A proposito di allenamenti: come concili il tempo per l’attività sportiva con quello lavorativo?

«Compatibilmente con il lavoro, le sessioni di allenamento si svolgono la mattina presto, il tardo pomeriggio verso sera e nei week end».

In Norvegia correrai in condizioni estreme a diversi gradi sotto lo zero: come ti stai preparando?

«Le temperatura non mi spaventa. L’abbigliamento tecnico che esiste al giorno d’oggi permette di correre senza grandi problemi. Un consiglio che ho avuto da atleti scandinavi: far crescere la barba, unico modo naturale di proteggere il viso e le vie respiratorie dal freddo secco e pungente tipico di quelle latitudini».

Oltre alla corsa, quali sono le altre passioni di Joey Margarit?

«Fin da bambino mi hanno sempre affascinato la neve, gli eventi atmosferici e quindi la meteorologia. Ho le mie stazioni meteo, che tra le altre cose forniscono dati a diversi organi di controllo per garantire previsioni più precise possibili. Amo la vita all’aria aperta a contatto con la natura, sia al mare che in montagna, e fortunatamente la nostra regione, grazie a un microclima unico, offre posti incantevoli e molteplici scelte, tutto in 100 chilometri».

Dopo la Norvegia ci sono già altri obiettivi?

«Di obiettivi ce ne devono essere sempre. Al momento mi dedico a questo progetto. Provo molta riconoscenza per i miei sponsor. E non solo per loro: anche per tutti gli amici che mi stanno vicini, mi incoraggiano, si informano ogni giorno sugli allenamenti. E poi – perché negarlo – corro anche per me. Insomma siamo una bella squadra con me come capitano».

Nella vita extrasportiva quali sono i desideri che vorresti realizzare?

«Credo che stare bene con se stessi, cercando sempre di migliorarsi stando in scia ai propri desideri, al proprio essere e alle proprie aspirazioni non sia sbagliato. In un mondo molto materialista, credere ancora nei propri sogni è il carburante giusto che ti fa andare avanti, anche nella vita di ogni giorno. Correre la Polar Night Halfmarathon è proprio la realizzazione di un mio sogno».

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