Pordenone riporta in scena la Divina

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redazione

22 Settembre 2016
Reading Time: 6 minutes

Presentate le Giornate del Cinema Muto

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I divi, gli autori, i generi, i kolossal, la sperimentazione, tutto quello che il cinema aveva inventato nei suoi primi decenni di vita, trova spazio nel programma della 35edizione delle Giornate del Cinema Muto in programma a Pordenone da sabato 1 a sabato 8 ottobre. Ed è proprio l’icona più celebre del cinema (muto ma anche sonoro), la divina per antonomasia, Greta Garbo ad aprire la rassegna con The Mysterious Lady di Fred Niblo, del 1928, in cui l’attrice interpreta uno dei suoi ruoli preferiti, quello di un’affascinante spia. Diverse scene sono girate in un teatro d'opera di Vienna durante la rappresentazione di Tosca, e la partitura composta da Carl Davis, che lo stesso autore dirigerà a Pordenone, contiene molte citazioni dall’opera di Puccini. Da sottolineare che l’organico  che accompagnerà la proiezione del film è composto da 59 elementi dell’Orchestra San Marco di Pordenone, ed è il numero più alto di musicisti che mai siano stati impegnati in tutte le edizioni del festival.

L’evento inaugurale sarà preceduto dalla proiezione di À propos de Nice di Jean Vigo, che il nuovo direttore delle Giornate, Jay Weissberg, ha fortemente voluto in segno di solidarietà verso la città di Nizza recentemente colpita da un attentato terroristico. La serata di apertura è realizzata con la collaborazione e il fondamentale contributo della Fondazione CRUP. 

Se indubbiamente il programma delle Giornate offre le suggestioni più diverse, dovendo individuare il protagonista assoluto dell’edizione 2016, non possiamo non indicare il nome di William Cameron Menzies, regista ma soprattutto scenografo (fu il primo a vincere l’Oscar in questa categoria) attivo a Hollywood fino alla fine degli anni '40, dopo aver arricchito il suo già prestigioso curriculum con un Oscar speciale nel 1939 “per i risultati straordinari nell'uso del colore, che ha innalzato il livello drammaturgico di Via col vento“. A Menzies le Giornate dedicano un’ampia retrospettiva curata da James Curtis, autore di uno splendido volume sulla vita e la carriera di Menzies, che lo stesso Curtis presenterà nell’ambito della Jonathan Dennis Lecture, la conferenza che ormai da parecchi anni le Giornate hanno istituito per ricordare la figura e l’opera dello studioso neozelandese che è stato uno degli amici e dei collaboratori più cari della manifestazione.

Nell’ambito della rassegna dedicata a Menzies, va ascritto anche l’evento di chiusura del festival, che ha il sostegno di FriulAdria Crédit Agricole, in programma sabato 8 e replicato domenica 9 ottobre sempre al Teatro Verdi, Il ladro di Bagdad con la regia di Raoul Walsh e l’interpretazione di Douglas Fairbanks. Il film, ispirato alle Mille e una notte, segna la definitiva e completa affermazione del talento di Menzies, capace a soli 27 anni di conquistarsi la totale fiducia di una delle personalità più potenti dell’industria cinematografica qual era Fairbanks, che pose proprio come condizione della realizzazione del film la partecipazione del giovane scenografo. Il ladro di Bagdad è la straordinaria trasposizione visiva di un orientalismo fantastico che tanta suggestione esercitava in quegli anni sull’arte e sull’immaginario occidentale. Un’attrazione che, ad esempio, Orson Welles non mancava mai di citare, ricordando il tempo in cui bambino fu stregato dalla visione del film. L’accompagnamento musicale è ancora affidato all’Orchestra San Marco, diretta questa volta da Mark Fitz-Gerald, che ha ricostruito e adattato la riscoperta partitura originale del 1924 di Mortimer Wilson.

Tra gli altri eventi spicca l’appuntamento di metà settimana, mercoledì 5 ottobre, Monte-Cristo (1929) adattamento cinematografico ad opera di Henri Fescourt del romanzo di Alexander Dumas padre. Una vera e propria maratona della durata di quasi 4 ore, la prima imponente – anche sotto il profilo economico – trasposizione del capolavoro letterario che negli anni a venire ispirerà molte altre volte il cinema. Dopo I miserabili, presentato nella scorsa edizione delle Giornate, Fescourt con Monte-Cristo si conferma regista allo stesso tempo raffinato e popolare, capace di sfrondare elementi della trama non necessari cinematograficamente e di aggiungerne altri che potevano rendere più comprensibile la storia particolarmente complicata per la presenza di tanti personaggi e situazioni. A ragione, il Monte-Cristo di Fescourt può essere considerato tra le realizzazioni più alte dell’epoca del muto, un film in cui i migliori tecnici ed artisti della scena europea dell’epoca hanno dato il meglio di sé.

Rimanendo in campo letterario, un’altra proposta di grande interesse è la doppia versione cinematografica del romanzo di Emile Zola, Nanà. Se quella a firma di Jean Renoir del 1926 è la più conosciuta, una riscoperta assoluta è la Nanàitaliana del 1917 con la regia di Camillo De Riso, che proviene dalla Cineteca di Buenos Aires. Il film non ci è pervenuto nella sua integrità, ce ne rimane solo un terzo del metraggio totale, quanto basta però per scoprire un’attrice, Tilde Kassay, che ripropone con molta abilità vezzi e atteggiamenti tipici delle dive italiane dell’epoca. Compreso quel loro modo di esprimere angoscia aggrappandosi alle tende. Il particolare momento storico – era l’anno della disfatta di Caporetto – non era però il momento più opportuno per una storia scabrosa. Così il film ebbe non pochi guai con la censura, venne subito sequestrato e solo nel 1919 e dopo il cambiamento del titolo (da Nanà a Una donna funesta) la decisione fu derubricata.

Rapporto tra cinema e letteratura, nella ricorrenza dei 400 anni della morte di Shakespeare, che ritorna ancora nei tre film interpretati da Francesca Bertini e tratti da altrettante opere del genio di Stratford upon Avon: Il mercante di VeneziaRe Lear e Romeo e Giulietta.

Nella tradizione delle Giornate, il focus sulle cinematografie del mondo quest’anno è puntato sulla Polonia, una delle meno conosciute tra quelle europee essendo andato distrutto durante la seconda guerra mondiale il 90 per cento della produzione prebellica. La retrospettiva che comprende documentari e film di finzione, corto e lungometraggi, testimonia lo sforzo di un paese tornato indipendente solo dal 1918, di costruire una propria industria cinematografica restando comunque aperto alle feconde influenze internazionali.

Meritano senz'altro un nuova opportunità di visione e di rivalutazione, dopo la storica rassegna “Sulla via di Hollywood” del 1988, i lavori di uno dei primi maestri del cinema americano, John H. Collins, vittima a soli 28 anni dell’epidemia influenzale del 1918; e sarà un piacere riscoprire le spassose comiche dello Studio fondato da Al Christie, insieme a Mack Sennett e Hal Roach uno dei nomi più importanti del cinema comico muto americano.

Prosegue anche nel 2016 dopo la felice esperienza dell’anno scorso, l’affascinante viaggio nel tempo nelle grandi metropoli di inizio anni 30 del '900 (Buenos Aires, Tokyo, San Paolo del Brasile, Toronto, Budapest, Praga, Vienna e Belgrado) nella seconda parte della rassegna sulle sinfonie delle città. E c’è anche la Venezia della fine dell’800 nelle prime immagini dei cameramen Lumière, a testimoniare l’amore che il cinema fin dalla sua nascita ha avuto nei confronti della città lagunare. Ancora Venezia è la protagonista del film di Max Reinhardt, il grande innovatore della scena teatrale europea, Notti veneziane, tratto dall’omonima pantomima.

Per gli amanti del teatro giovedì 6 ottobre è in programma Kean, genio e sregolatezza di Alexandre Volkoff, dall’opera teatrale di Alexander Dumas padre. Il film ripropone l’accoppiata Volkoff-Mosjoukine, attiva e celebre nella Russia prerivoluzionaria. Volkoff, artista totale e figura di spicco della colonia dei Russi bianchi in esilio a Parigi. Mosjoukine mattatore della scena teatrale e cinematografica e quindi il più adatto a interpretare il ruolo del più grande attore dell’800. Il film fu uno straordinario successo di pubblico e critica e ancora oggi rappresenta una perfetta fusione di elementi diversi quali il burlesque, il musical e la tragedia.

Ci portano a questioni di stringente attualità le rarissime immagini della Libia nella guerra italo-turca, contenuta nel film L’onore riconquistato del 1913, ritenuto perduto e presente invece non classificato nelle collezioni del Danish Film Institute, di cui si celebrano i 75 anni dalla nascita.

E, a un mese dalle elezioni presidenziali americane, ecco un breve programma di filmati elettorali tra il 1896 e il 1924 con protagonisti i presidenti William Mckinley, Theodore Roosevelt, Warren Harding e Calvin Coolidge.

Tra i maestri del Canone rivisitato, una doverosa citazione spetta a Yasujiro Ozu (Sono nato, ma…) e a G.W.Pabst (I misteri di un'anima) oltre al già citato Jean Renoir. E c’è anche il Disney ritrovato di Africa Before Dark, in cui Oswald the Lucky Rabbit va assumendo in maniera sempre più netta le sembianze di Topolino.

La 35^ edizione delle Giornate avrà una doppia pre-apertura – giovedì 29 settembre al Visionario di Udine e venerdì 30 al Teatro Zancanaro di Sacile – con la commedia brillante Show People (Maschere di celluloide, 1928) di King Vidor accompagnata dalla Zerorchestra diretta da Günter Buchwald. Il film, che ha per protagonista una strepitosa Marion Davies nei panni di aspirante attrice, rappresenta uno dei vertici della commedia brillante degli anni Venti e offre uno spaccato della Hollywood dell’epoca, con tanto di parata di star, da Charlie Chaplin a John Gilbert, da Mae Murray a William Hart a Douglas Fairbanks. Lo spettacolo è stato realizzato da Cinemazero in occasione della mostra Hollywood Icons, fotografie dalla John Kobal Foundation, in corso a Villa Manin di Passariano. La serata allo Zancanaro, che in passato ha ospitato otto edizioni delle Giornate, è realizzata in collaborazione con il Comune di Sacile e la partecipazione del Rotary Club Sacile Centenario ed è a ingresso libero.

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