A Pordenone la donna che ridà dignità alle bambine soldato

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redazione

23 Agosto 2016
Reading Time: 3 minutes

Incontro con suor Rosemary Nyirumbe

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Una donna «contro» i signori della guerra. Una suora che ha accolto e riscattato oltre duemila ragazze schiave sessuali di miliziani feroci. Una religiosa che ha «conquistato» gli Stati Uniti per il suo impegno umanitario: nel 2014 il settimanale Usa Time l’ha nominata tra le «100 persone più influenti al mondo» e qualche anno prima l’emittente americana Cnn l’aveva inserita tra i suoi «Eroi dell’anno». Suor Rosemary Nyirumbe sarà uno dei grandi protagonisti internazionali della 17^ edizione di pordenonelegge, in programma dal 14 al 18 settembre.

Cucire la speranza. Rosemary Nyirumbe, la donna che ridà dignità alle bambine soldato è il titolo della biografia in libreria dal 1 settembre, con prefazione di Toni Capuozzo, pubblicata per l’Italia da Editrice missionaria (pp. 240, euro 17.50), firmata a quattro mani da Reggie Whitten, l’avvocato americano cofondatore dell’associazione no profit Pros for Africa, con la giornalista Nancy Henderson, firma di testate come The New York Times e The Chicago Tribune. Venerdì 16 settembre, alle 11.30 nell’Auditorium dell’Istituto Vendramini Suor Rosemary sarà in dialogo con la giornalista Lucia Capuzzi, della redazione esteri di Avvenire e Premio Luchetta 2014. Grazie a diversi premi ricevuti suor Rosemary è diventata un personaggio di primo piano a livello mondiale: ospite dei maggiori talk statunitensi, ha incontrato più volte l’ex presidente Usa Bill Clinton che ne appoggia l’impegno.

«Quella di suor Rosemary è una straordinaria avventura umana», afferma il giornalista Toni Capuozzo che firma la prefazione della biografia in Italia. E Forest Whitaker, Premio Oscar per L’ultimo re di Scozia, spiega: «I traumi che suor Rosemary guarisce sono insondabili, ma la portata del suo amore è senza limiti». Il coraggio e l’azione di suor Rosemary sono oggetto del documentario «Seewing Hope» che sarà trasmesso su Tv2000 a settembre: sono oltre duemila le ragazze che Rosemary (tramite l’educazione e il lavoro) ha «liberato» dall’Lra, il Lord’s Resistence Army, la milizia del sanguinario Joseph Kony che per decenni ha insanguinato il Nord Uganda e il Sud Sudan. Proveniente da una famiglia cattolica, Rosemary già quindicenne decide di diventare religiosa per dedicarsi ai poveri. Il noto medico missionario Giuseppe Ambrosoli la volle come prima assistente in sala parto come ostetrica nell’ospedale di Kalongo, nel distretto ugandese del West Nilo. In seguito Rosemary si laureò e prese un master in Etica dello sviluppo all’Università dei Martiri dell’Uganda.

Nel 2001 ecco la svolta: suor Rosemary prende la guida della scuola di Santa Monica, a Gulu, epicentro delle violenze dell’Lra. Incontrando le ragazze che la frequentano, scoperchia il dramma di migliaia di bambine rapite, schiavizzate come oggetti sessuali dai miliziani, brutalizzate per farle diventare a loro volta soldati efferati attraverso omicidi, atti di violenza inaudita come l’assassinio di genitori e fratelli. Rosemary inizia da lì un lungo e paziente lavoro di accoglienza, recupero, riscatto personale per queste ragazze: le va a cercare nella savana, mette annunci sulle radio locali, fa girare il passaparola: a Santa Monica c’è posto e accoglienza per quante vogliono ricominciare a vivere. A queste ragazze suor Rosemary insegna l’arte di cucire e di cucinare. La professionalità della scuola di Santa Monica diventa un caso in Uganda e non solo: oggi le borse prodotte a Santa Monica vengono vendute in tutto il mondo come pezzi unici di artigianato di alta classe; suor Rosemary fonda la Sister United, azienda per l’esportazione di questi prodotti molto ricercati. Rosemary Nyirumbe è la testimone di una società civile che cresce ed è pronta a guidare il Continente africano su una strada di autonomia. Tutto questo non piace a chi vuole usare le giovani per i propri scopi truci: suor Rosemary è stata più volte minacciata e la sua vita è ogni giorno in pericolo. Il racconto di Cucire la speranza restituisce un’incredibile storia di fiducia, compassione e solidarietà di una religiosa che opera e si impegna secondo uno slogan quanto mai efficace: «La fede è meglio praticarla che predicarla»

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