Musica e sacralità

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redazione

5 Maggio 2016
Reading Time: 4 minutes

Intervista con i WA

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Il gruppo musicale WA nasce nel 1998 dalla collaborazione artistica dei due membri fondatori Paolo Palazzoli (voce, basso elettrico, chitarre) e Roberto Cosimi (pianoforte e tastiere), entrambi compositori e autori. Il successivo incontro con il batterista Elia Micheletto conduce i WA alla realizzazione del CD per trio “Archangel” (guarda il video).

 

Paolo e Roberto, come sono nati gli WA?

«Il nostro incontro ha determinato sin dall’inizio una forte intesa artistica che ci ha permesso in tutti questi anni di comporre musica insieme. Dedicarsi alla scrittura è un elemento vitale per noi e fondamentale nel nostro percorso professionale. Abbiamo infatti sempre proposto nei nostri concerti solo musica originale. Poi, diversi anni fa ha collaborato con noi due per la realizzazione della nostra opera rock, Peacegames, Elia Micheletto. Un musicista che ci ha colpito molto per la sua bravura tecnica, stile e  sensibilità. Approccia il suo strumento  con uno spiccato senso melodico e dell’ arrangiamento. Dopo quell’esperienza insieme, abbiamo deciso di concentrare il nostro lavoro per esprimere al meglio questo organico in trio, approdando quindi alla realizzazione di un live in studio, dove si esaltasse al massimo questa esperienza sinergica. Ed ecco la nascita del CD “ARCHANGEL” che è pubblicato da Videoradio e distribuito da Self».

A proposito, come mai questo nome?

«Il nome “WA” è una parola africana di una tribù della Costa D’Avorio, il cui significato è: “il manto della madre che avvolge il mondo”. Ci ha talmente affascinato che questo splendido pensiero fosse racchiuso in sole due vocali, che lo abbiamo adottato per il nostro nome. E rappresenta bene il nostro spirito così vicino ai principi di universalità: è come un suono che esprime speranza. Ci proietta in un futuro in cui un nuovo livello di evoluzione sarà contraddistinto da una vera pace nel cuore di tutti gli uomini».

All’inizio del vostro percorso quali erano i progetti del duo?

«Il bisogno di scrivere e sperimentare nella composizione è stato determinante per consolidare col tempo un vero e proprio stile che contraddistingue il sound di noi WA. Per un autore o un compositore è fondamentale acquisire la consapevolezza necessaria per esprimere la propria personalità. E questo può avvenire soltanto con l’affinamento della propria espressione musicale».

Un duo i cui componenti hanno proseguito le proprie esperienze musicali anche singolarmente: cosa significa per voi suonare da soli o insieme?

«Scrivere singolarmente non può far altro che alimentare e arricchire anche l’attività che svolgiamo insieme. Lo stile personale di ognuno è proprio quell’aspetto che determina il carattere di un ensemble originale. È Fondamentale che però queste individualità si fondano, creando qualcosa di unico. Altro fattore di grande importanza è la personalità, che in ogni elemento di una band deve essere forte e incisiva».

Paolo Palazzoli, Roberto Cosimi e Elia Micheletto

L’incontro con Elia Micheletto ha cambiato le cose: il duo è diventato un trio. Sono cambiati anche i contenuti e lo stile?

«I contenuti delle scritture mantengono all’ origine le loro peculiarità di contenuto musicale, formale e stilistico. Sicuramente con Elia il sound di “Archangel” ha offerto una nuova dimensione sonora agli WA. È il nostro power-trio. E lo amiamo molto».

Come definireste “Archangel”?

«“Archangel” è l’ obbiettivo, per noi raggiunto, di realizzare un progetto che esprimesse al massimo le potenzialità espressive e tecniche del nostro trio in un’esperienza di “live in studio”. L ‘energia che si muove nell’aria catturata dai microfoni. E rimarrà per sempre quella in questo Cd. La magia, le emozioni di quei momenti in cui noi tre abbiamo espanso le nostre percezioni e catturato l’invisibile essenza della vita».

Nelle canzoni al suo interno si spazia dal jazz fino alla musica sacra: come mai questa scelta?

«È stato sempre il nostro modo di intendere la musica. Non siamo mai stati in alcun modo condizionati dai generi musicali e abbiamo sempre attuato una certa forma di “de contestualizzazione” degli stili. Questo cd penso lo dimostri ampliamente».

Nella vostra carriera vi siete esibiti sia in Italia che all’estero: c’è differenza nel modo in cui viene vissuta la musica da noi piuttosto che oltreconfine?

«Ogni pubblico è a sé stante. In Italia come all’estero esiste un pubblico preparato, sensibile e attento anche alla buona musica».

La storia dei WA è iniziata nel 1998: a quasi vent’anni di distanza com’è cambiato il panorama musicale e il pubblico attorno a voi?

«Il panorama musicale ha avuto delle trasformazioni epocali. Il pubblico non cambia, è il mondo attorno a lui che si modifica. A volte anche pericolosamente. Come negli ultimi anni in cui a causa di una colpevole disattenzione del mainstream dell’informazione si è trascurata l’arte in toto».

Il ricordo più bello vissuto in questi 18 anni assieme?

«È una vita di musica e di amicizia. Ogni brano che abbiamo scritto, i concerti, gli eventi della nostra vita personale».

C’è ancora un sogno nel cassetto che vorreste realizzare?

«Un milione di sogni! E un milione di cose belle che auguriamo anche a tutti voi».

 

 

Si ringrazia Lucilla Corioni per la collaborazione

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