La crescita dell’individuo attraverso i giochi

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redazione

24 Aprile 2015
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Mostra fotografica a Pordenone

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Il gioco da sempre accompagna il nostro percorso di crescita, e per molti versi è parte vitale non solo dell’infanzia ma della vita intera. Perché di giocare, in fondo, non si smette mai. Ed ecco che gioco e giocattolo diventano quindi oggetti – metafora del nostro percorso, ma anche immagini capaci di restituire lo spirito di un’epoca e rispecchiare percorsi di crescita. Da queste premesse si sviluppa la nuova mostra promossa dal CICP – Centro Iniziative Culturali di Pordenone, “Gioco&Giochi nella fotografia da metà Ottocento ai giorni nostri”, a cura dello storico della fotografia Guido Cecere.

Attraverso le immagini, il percorso espositivo – che si inaugura sabato 9 maggio, ore 17.30, nell’Auditorium Lino Zanussi del Centro Culturale Casa A. Zanussi di Pordenone, e resterà poi visitabile fino al 31 luglio – racconterà la storia del gioco grazie a immagini inedite, come i primi dagherrotipi, per arrivare poi alle produzioni digitali. Un racconto per immagini unico e inedito, con gli scatti di centinaia di autori, per restituire un mondo fatto di giocattoli, bambini, foto “in posa”, cartoline postali e altre suggestioni dell’infanzia di tutti noi. Alla vernice di sabato 9 maggio, con i promotori e la presidente del CICP Maria Francesca Vasallo, interverranno il curatore Guido Cecere, la psicologa e psicoterapeuta infantile Piergiuseppina Fagandini e lo storico del giocattolo Marco Tosa. La mostra sarà visitabile a ingresso libero dal martedì alla domenica dalle 16 alle 19 (chiuso il 2 giugno e le domeniche di luglio).

«Questa mostra si propone di esplorare una nicchia della storia della fotografia finora poco indagata – spiega Cecere – cioè tutto quel mondo di immagini in cui, oltre ai bambini, sono presenti anche giochi e giocattoli, partendo dagli albori del mezzo e giungendo fino a oggi con le foto digitali. Questa collezione unica e inedita, presentata oltre che nella mostra anche in un ricco volume che la accompagna, si rivela immediatamente come una fonte che si presta a tante altre possibili letture trasversali: la storia del giocattolo, la storia dell’abbigliamento infantile, per esempio, solo per citarne un paio».

Il gioco e i giocattoli quindi, intesi come non solo attività e oggetti della vita ma anche come rappresentazione di un universo maschile: si pensi ad esempio ai soldatini, alle armi, alla riproduzione di una situazione di guerra o per le donne le bambole e la cura della casa. «Esaminando i giocattoli del passato più o meno remoto – sottolinea lo storico del giocattolo Marco Tosa – notiamo una maniaca attenzione nella riproduzione miniaturizzata dell’universo familiare complementare: bambole, arredi domestici, attrezzi per il lavoro, animali. A tale visione analitica della cellula domestica corrisponde l’attitudine alla guerra. Ecco dunque connotarsi l’altro gruppo di giocattoli, quelli bellici, raffiguranti armi e guerrieri, affinché il bambino possa intuire che la sicurezza delle mura domestiche non è certezza e la loro difesa può diventare necessità. Casa e territorio; in questa prima divisione troviamo delineati i ruoli maschili e femminili».

Dopo gli studi di Grafica e Fotografia a Urbino e Londra, dal 1972, Guido Cecere dal 1984 ha iniziato l’insegnamento della Fotografia prima presso l’ISIA e l’Accademia di Belle Arti di Urbino, poi presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e l’ISIA di Pordenone. Fa parte del comitato scientifico del Museo Alinari di Firenze, di cui ha curato una sezione. Collabora con Cinemazero, Galleria Sagittaria, Galleria Spazzapan, Trieste Fotografia, Orvieto Fotografia, Magnus, Electa, Gribaudo, Fabbri, De Agostini, Giunti editori, nonché editori stranieri come Te Neues, Dumont, Waddington ecc. Ha pubblicato dodici libri. Ha curato una cinquantina di eventi e mostre di Fotografia. Nel 2006 “Premio San Marco” per l’attività culturale. Nel 2009 premio FVG Fotografia del CRAF. Vive e lavora fra Pordenone e Venezia.

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