Un arcobaleno di colori

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Vanni Veronesi

25 Marzo 2015
Reading Time: 5 minutes

Nadia Bencic

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Tavolozza e pennelli sono il suo primo amore, vero?

«Sì, fin da piccola, quando frequentavo la scuola italiana di Pirano d’Istria: là, grazie a un bravissimo insegnante, mi sono subito appassionata al disegno. Da allora non ho mai smesso».

Dall’Istria all’Italia: come mai?

«Nata a Parenzo, ho continuato gli studi a Pirano e dopo essermi diplomata a Isola mi sono trasferita a Trieste, mia città adottiva fin da giovanissima».

Cosa rappresenta per lei la sua terra d’origine?

«L’Istria è il paese dei miei nonni, delle campagne in cui ho trascorso la mia giovinezza: è dentro di me anche se non vi abito più».

Le manca?

«Sì, ma per fortuna è vicina e posso raggiungerla quando voglio. Adoro anche la Dalmazia e la mia grande passione è veleggiare lungo le isole dov’è nato Ottavio Missoni: laggiù traggo spunto per scrivere poesie e storie di mare. Inoltre sto realizzando un libro sui ricordi dei miei anni istriani, dal titolo Quel Triangolo di Paradiso».

Titolo rivelatore.

«Sì, perché quella penisola triangolare è veramente un luogo paradisiaco. Sarà un volume di memorie nel quale farò rivivere i miei ricordi: il profumo del pane della nonna, gli ulivi attorno alla nostra casa, i termini dialettali così ricchi di significato».

Quanto sono importanti i ricordi nella sua vita?

«Formano una trama complessa, sotterranea come il Timavo: non si vedono, ma mi condizionano continuamente».

Eppure lei è una persona che sembra guardare più in avanti che all’indietro. O sbaglio?

«Ma infatti il passato è un serbatoio di idee ed esperienze fondamentali per affrontare il futuro! E comunque sì, è vero, sono sempre alla ricerca di qualcosa».

Domanda necessaria: cosa?

«Non è facile rispondere, ma in generale sento il bisogno di conoscere. Le giornate non mi bastano… e forse non mi basta una vita per realizzare tutti i miei progetti! Voglio lasciare una traccia del mio passaggio».

E finora ci è riuscita?

«Sì, ma vorrei dare di più».

Però possiamo ricordare ciò che ha già fatto. Come la sua parentesi cinematografica: un ruolo nella trasposizione di un romanzo di Umberto Saba…

«Ernesto, di Salvatore Samperi! Era il 1978 e il regista si occupava delle comparse, così mi presentai al Savoia Excelsior Palace di Trieste. Mentre mi preparavo indossando un vestito bianco, Samperi entrò in camerino, mi vide ed esclamò: «Stupenda! Meravigliosa!». Ebbi la parte subito e interpretai la dama di compagnia di un capitano».

Com’era l’atmosfera sul set?

«Bellissima. Si aspettava la luce del tramonto per girare, eravamo tutti vestiti con abiti ottocenteschi… sembrava davvero di essere in quell’epoca! Anche mio figlio partecipò alla riprese, in un girotondo con due bambine. Ho anche avuto modo di conoscere Virna Lisi e Michele Placido; fu lui a scegliere l’immagine di copertina – una mia foto di scena – per il mio primo libro di poesie: Incantevole Sussurro».

Un altro titolo che rivela la sua vita interiore.

«…ripreso da una poesia della raccolta, di cui amo citare i versi “ma tu, non hai sangue blu! / noooo / io ho molto, ma molto di più! / Un arcobaleno di colori: / nel sangue, la pittura».

Quando inizia la sua carriera ‘ufficiale’ di pittrice?

«Nel 1983, che rappresenta una svolta nella mia vita. Quell’anno feci la mia prima Ex Tempore, presentando l’opera Il vecchio Lloyd e guadagnandomi un premio; nello stesso anno fui vincitrice al concorso televisivo Strarione ‘83 organizzato dai Rioni di Trieste e presentato da me per il Rione di Servola, con la canzone Hai fatto buca, cantata dai miei due fi gli con un complesso di giovanissimi. Da allora è stato un lungo susseguirsi di mostre, anche all’estero, con recensioni di autorevoli critici d’arte e partecipazioni; nel 2000, ad esempio, ho contribuito alla realizzazione del Grande Graffi to di Piazza Unità a Trieste. E nel 2007 Marino Vocci mi ha inserito in un suo programma televisivo, in un’intervista artistico-culturale: Istria e…d’intorni La barca dei Sapori per TeleCapodistria».

Quali sono i soggetti che predilige?

«Soprattutto paesaggi en plein air, ma anche ritratti di persone, da sole o inserite in un contesto paesaggistico: amo l’incontro con l’altro, non solo la natura».

L’ispirazione arriva quasi istintivamente, immagino.

«Arriva dalle emozioni che provo osservando le cose e il loro movimento quotidiano».

Come definirebbe il suo stile?

«La mia pittura a olio risente dell’influsso impressionista, ma il mio stile è in continua evoluzione: sono in costante ricerca e ogni mio quadro, in fondo, non è mai finito».

La sua prossima mostra si intitola La bella e la bestia: di cosa si tratta?

«Tutto è nato da un viaggio in Kenya, nel 2011, fra splendidi viaggi alle pendici del Kilimangiaro e straordinari incontri con i Masai. La vista dei maestosi animali della savana mi colpì e pensai di rendere loro omaggio».

Anche lei colpita dal ‘mal d’Africa’?

«Eccome! Loro rappresentano la ‘bestia’: la ‘bella’ è invece la fi gura femminile, che faccio dialogare con la natura selvaggia. Ogni donna, in fondo, può avere la forza di una tigre e la regalità di una leonessa… Tengo a precisare che la mostra sarà dedicata a Papa Francesco: gliel’ho comunicato con una lettera e il Vaticano mi ha risposto con un messaggio molto bello, accompagnato dalla foto del pontefice».

Non sono personaggi paragonabili, ma in tema di celebrità so che lei ha molto da dire…

«In effetti ne ho conosciute molte oltre a quelle già citate: penso a Tullio De Piscopo, Renato Salvatori, Riccardo Muti, Lorenzo Pilat, Alberto Lupo, Rita Pavone e Teddy Reno, Margherita Hack, Ariella Reggio, Andrea Binetti, Gisella Sanvitale, Albano (che ha richiesto il mio libro nel quale gli ho dedicato tre poesie), fino ai giovanissimi Spritz for five e Les Babettes. E poi c’è il grande Vittorio Sgarbi!»

Impossibile non domandarle com’è di persona…

«L’ho conosciuto alla presentazione di un suo libro; mi fece la dedica e mi lasciò il suo recapito. Un’altra volta ci trovammo a una cena; mi venne incontro, mi abbracciò chiedendomi come stavo e adocchiò subito Incantevole sussurro. Era interessato, così gli feci omaggio. Ho avuto modo di incontrarlo più volte: è un vulcano,  simpaticissimo e disponibile. Gli ho fatto vedere anche il suo ritratto per la mostra La bella e la bestia, nella quale gli dissi che lo avrei messo nella parte della Bestia: mi sorrise! Mi ha anche scritto tre dediche: “Nadia ha le idee chiare. Nadia va dove vuole. Nadia che promette”».

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