Chi sarà il miglior chef della Carnia?

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redazione

2 Dicembre 2014
Reading Time: 4 minutes

Contest “Carnia Food Design”

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Quattro laboratori e quattro Contest, ristoratori e produttori per la prima volta in rete nel comprensorio carnico, dieci giurati tecnici e popolari, oltre un centinaio di partecipanti e dodici finalisti che si contenderanno l’ingresso nel primo Menu di Carnia Food Design 2014: questi i numeri della prima edizione del progetto avviato nei mesi scorsi dalla Cooperativa Cramars di Tolmezzo, sostenuto da Euroleader per il coordinamento scientifico di Slow Food Friuli Venezia Giulia.

Cultura del cibo, fra tradizione e innovazione, fra amore per le radici ed estro creativo, sono al centro dell’iniziativa: per non dimenticare che la Carnia è il più grande giardino di Erbe spontanee delle Alpi. Cultura della stagionalità e conoscenza del territorio e delle sue risorse hanno infatti ispirato i 12 piatti finalisti annunciati ieri sera a Comeglians: ricette firmate dagli “artisti” del gusto selezionati durante i contest di Carnia Food Design, aperti a chef, food blogger e appassionati della cucina. I finalisti sono gli chef Mauro Scarabelli, noto freelance, e Amabile Dassi (Grand Hotel Gortani – Arta Terme) con la talentuosa Sara Silverio, “semplice” appassionata di cucina, per il contest legato al primo piatto; gli chef Roberta Clapiz (Al Gan Trava di Lauco), Emanuele Monego (Stella d’oro Verzegnis) e Rita Lenisa (Borgo Poscolle – Cavazzo Carnico) per il contest del secondo; ancora gli chef Emanuele Monego e Rita Lenisa con Sara Silverio per il contest legato al dolce. Infine, per la categoria aperitivo e antipasto sono in finale gli chef Emanuele Monego, Alvio Fachin (Ristorazione Paolo Cignino – Tolmezzo) e Roberto Filaferro (Hotel Aplis – Ovaro).

«La Carnia, e la sua filiera, come un grande parco agro-alimentare: un incrocio virtuoso fra produzione, distribuzione e ristorazione, a tutto vantaggio del turismo e della promozione del territorio. Questi i presupposti di Carnia Food Design – spiegano i promotori, Vanni Treu presidente Coop. Cramars e la curatrice Annalisa Bonfiglioli –. Dai contest è emersa, viva e solida, la tradizione di stagionalità della cucina carnica, legata alle erbe di fine estate, alla zucca d’ottobre, ai frutti di bosco autunnali, a prodotti unici come la marcundela e la varhackara di Timau, il Formadi Frant, gli insaccati tipici di singole vallate. Tipicità, declinata però in chiave innovativa. Non a caso i contest di Carnia Food Design hanno viaggiato fortissimo in rete e sui social, che hanno documentato ogni fase registrando altissimi contatti e testimoniando a livello numerico il successo dell’operazione. Da Facebook deriverà la Giuria popolare che sarà scelta fra tutti i ‘like’ al video di proclamazione dei 12 finalisti postato ieri sul profilo Facebook di Cramars».

Carnia Food Design aveva mappato capillarmente, nell’estate 2014, le tipicità agroalimentari della Carnia, portando il comparto produttivo a fare rete in modo capillare e sistematico con la ristorazione, in un’unica filiera a km 0 con agroturismi, trattorie, ristoranti, hotel e strutture ricettive. Un vero “Carnianet” capace di valorizzare al meglio la cucina carnica sospesa fra tradizione e innovazione del gusto, e la sua fantasiosa stagionalità. Lunedì 15 dicembre, al Centro turistico ed Ambientale di Aplis di Ovaro sarà proclamato ufficialmente il Primo Menu di Carnia Food Design, con il conferimento del “Premio all’Innovazione tradizionale gastronomica” per i 4 piatti vincitori. Della giuria tecnica fanno parte Max Plett (Slow Food FVG) Giorgio Dri (Slow Food Fvg), Diana Candusso (Referente per l’enogastronomia di Turismo FVG), Marino Corti (Fiduciario Condotta Slow Food “Gianni Cosetti”), Germano Pontoni (Presidente Unione Cuochi Fvg) e Pietro Gortani (esperto di agroalimentare).

Quattro i laboratori condotti fra settembre e novembre 2014, e quattro i contest abbinati per la definizione del Menu di Carnia Food Design: Visione di Carnia: il racconto del piatto e del territorio ha puntato i riflettori, a Lauco, sulle tecniche del foodwriting e del web writing, per scrivere e comunicare al meglio una ricetta, un evento gastronomico, l’attività di un produttore. Condotto dalla blogger ed economista Rossella Di Bidino (autrice del blog Ma che ti sei mangiato?), il laboratorio ha messo a fuoco i primi piatti carnici, in particolare Cjalsons e Blecs. L’ossimoro dell’innovazione capace di restare fedele alla “tradizione” e di rivendicare l’appartenenza al proprio territorio è stata al centro del secondo laboratorio, Sapori e profumi di Carnia, realizzato a Preone e condotto dal noto enologo e docente universitario Walter Filuputti, con la partecipazione anche di due noti chef, Massimiliano Sabinot del Vitello d’Oro di Udine e Teresa Covazecusak del Sale e Pepe di Stregna. Un laboratorio sensoriale che ha evidenziato aspetti come le forme dei bicchieri del vino, la capacità di formare il consumatore, di attivare un marketing del territorio e valorizzare i ‘prodotti bandiera’. Terzo laboratorio ad Arta Terme, dedicato al Colore di Carnia: il piatto e la tavola come opere artistiche: condotto da Valentina Cipriani, fotografa e autrice di prestigiosi saggi e fotoreportage, e da Alessia Tambosco, operatrice nel settore sala-bar ed esperta di Mise en Place, il laboratorio si è focalizzato sul food styling e sulla fotografia, per coniugare la composizione di piatti scenografici alle regole di fotografia basilari, valorizzando l’equilibrio cromatico dei piatti e il loro bilanciamento, ma anche la presentazione stilistica degli ambienti dove i piatti vengono serviti. Infine il quarto laboratorio, A tavola con Musicarnia, di scena a Povolaro di Comeglians, si è concentrato sulla capacità di realizzare una proposta sonora –ambientale coerente di accoglienza, come elemento strategico per la riuscita di un appuntamento gastronomico nonché importante biglietto da visita per i ristoratori. Al centro dello stage, condotto dai musicologia Andrea Del Favero, Glauco Toniutti e Matteo Bellotto, la musica popolare della terra di Carnia: raccolta, studiata e riproposta da appassionati etno-musicologi e musicisti. Riconoscere e valorizzare il legame sensoriale tra musica e cibo riferito alla stagionalità permette di spaziare fra esempi di musica del 900, pop, rap, rock e jazz, favorendo la socializzazione nelle situazioni “da aperitivo”.

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