Una mostra nel Forte della Grande Guerra

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Margherita Reguitti

31 Agosto 2021
Reading Time: 3 minutes

A Rive d’Arcano

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L’arte friulana contemporanea prende possesso di un forte militare della Grande Guerra: accade a Forte Col Roncone, in Comune di Rive d’Arcano.

Gli occupanti pacifici e creativi sono gli artisti che hanno aderito all’invito degli organizzatori della collettiva “Summerlight”, aperta fino al 12 settembre solo nei fine settimana dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 20.

Ventiquattro i partecipanti per una proposta di linguaggi, segni, forme e materie eterogenei: come una giostra che vortica creando una sventagliata di forme e colori. Una tensione creativa, fra alti e bassi, accolta in un abbraccio solido dalla struttura che, pensata per resistere e proteggere, dunque non si lascia travolgere dalla massa di opere.

Anzi, gli spazi rigorosi del possente edificio in cemento armato, dove aperture di porte, finestre e pertugi creano suggestivi giochi di luce, si prestano perfettamente alla nuova vita. Un contenitore non interferente grazie anche al rigoroso e pregevole intervento di restauro dei primi anni 2000.

Visitare la mostra è un’esperienza interessante e istruttiva per avere il polso di una parte del panorama artistico friulano. Senza tema di essere politicamente scorretta mi soffermo sul alcuni artisti seguendo i filoni: arte che trasforma, arte come racconto concettuale, arte che suggerisce, arte rappresentazione della memoria, arte emozionale.

Giorgio Celiberti è il maestro che domina e accompagna il progetto con i suoi dipinti, stele e opere in metallo segnate dal ricordo di una visita al campo di concentramento di bambini di Terezin a 60 chilometri da Praga. I segni essenziali, duri, leniti dai cuori, connotano le opere scelte: tutte sembrano tendere a una croce sospesa nel nulla.

Michele Nardon, friulano di Cormòns, trasforma l’arte artigianale di tappeti persiani e non, utilizzandoli per il suo fantastico e sorprendente linguaggio artistico. Lo stupore e appezzamento nascono da come la sua creatività possa unirsi e trasformare i supporti di per sé già fortemente dotati di un linguaggio. Lo sguardo ammirato si deposita sulla perfezione del controllo dei segni e dei colori.

Alessandra Spizzo dà suggerimenti di lettura per l’installazione “Equilibri: Nulla è scontato. Nulla è univoco. Ricerco equilibri, Odio gli stereotipi. Quali equilibri?” Un’opera con vari fuochi di energia.

Alla parete domina “Vangelo secondo Matteo”, ritratto a grafite su carta a mano giapponese celato da una rete che copre e evidenzia. Accanto tele, sculture, fotografie, testi di un misticismo religioso e laico. Un invito a non restare sulla soglia.

Due artisti dividono uno spazio definito: sono Daniele Bianchi ed Elena Pogutz, entrambi di formazione milanese che percorrono sentieri espressivi diversi. La prima con i sui “Graffi” toglie per far riemerge. Il secondo assembla con matrice architettonica forme per mettere in scena la vita, il passato, il futuro.

Precisione, nitore, dominio della tecnica e dalla materia caratterizzano la presenza in mostra di Jo Egon: le sue statue-installazioni, di forme eburnee e femminili plasmate con stoffe lievi come ali di farfalle, lacerate ma ricomposte, accolgono il visitatore. All’interno rappresentazioni più vere del reale di occhi: incisi con le difficili tecniche della punta secca e ceramolle.

Ma il percorso prosegue con altri 18 artisti fra astratto e figurativo e sono: Tiziano Bravi, Daniele Bulfone, Arrigo Buttazzoni, Angelo Floreani, Antonio Fontanini, Giovanni Gabassi, Gianni Maran, Domenico Montesano, Paola Moretti, Oscar Romanello, Silvano Spessot, Beppino Tosolini, Tamara Zambon, Walter Zaramella e Alberto Zorzini. Presenti in mostra anche l’Associazione acquerello del Doge con Sandra Di Lenardo, Germana Snaidero e Lucia Zamburlini.

La collettiva è promossa e organizzata dal Comune di Rive d’Arcano, con il contributo organizzativo dell’artista Daniele Bulfone, nell’ambito del progetto Interreg Italia Croazia. Ingresso libero, previa presentazione di greenpass.

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