Il viaggio dei sensi

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redazione

12 Novembre 2018
Reading Time: 5 minutes

Irene Cao

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Irene Cao e la scrittura. Partiamo dall’inizio: quando è scoccata la scintilla?

«Ho sempre scritto, fin da quando ero bambina avevo un diario. Ce l’ho ancora, non viaggio mai senza il mio taccuino: è il mio diario di bordo. Ho iniziato a contemplare l’idea di scrivere un romanzo all’età di 27 anni e ci è voluto molto tempo prima di arrivare a una forma compiuta e poi alla pubblicazione. L’idea di scrivere il primo romanzo mi è arrivata dopo un viaggio in nord Africa regalatomi dal destino. Un viaggio in cui ho sperimentato l’amore e la gioia, un viaggio che mi ha aiutata a uscire da un momento buio. Ecco, da quel momento ho iniziato ad appassionarmi alla scrittura in maniera seria. Scrivere era diventata una necessità viscerale, qualcosa che il cuore mi chiedeva di fare».

Dopo la laurea in Lettere classiche e un dottorato hai collaborato con il settimanale A-Anna. Cosa ha significato per te quell’esperienza?

«È stato un sogno realizzato. Da tempo seguivo il giornale da “lettrice”, mi piaceva molto perché l’allora direttrice Maria Latella aveva dato al magazine un taglio non solo puramente modaiolo. Così un giorno, mentre ero a Venezia, mi sono detta: “io su quel giornale ci voglio scrivere”. Dopo aver inviato almeno dieci articoli, un caporedattore si accorse della mia scrittura e mi diede la possibilità di tenere una piccola rubrica. Fu l’inizio di un viaggio di fatica gioiosa».

Nel 2013 arriva l’esordio letterario con la pubblicazione di Io ti guardo, primo atto di una trilogia erotica  successivamente tradotta in 14 diversi Paesi. Domanda semplice: com’è nata l’idea?

«È nata dalle ceneri di un primo romanzo che scrissi nell’arco di tre anni e una notte di gennaio del 2012 gettai letteralmente nella stufa, perché sentivo che dovevo ripartire da zero. Di quel primo romanzo salvai un piccolo nucleo e da lì sviluppai l’intera trilogia».

A quel primo libro ne sono seguiti altri che hanno venduto centinaia di migliaia di copie: qual è a tuo avviso il motivo di questo successo?

«Sono libri onesti. Le lettrici si identificano nelle protagoniste dei miei romanzi, spesso hanno vissuto o stanno vivendo o sognano di vivere storie simili a quelle che racconto. Storie in cui non ci sono “effetti speciali”, storie dove a vincere è la verità dei sentimenti».

Cosa rappresenta la scrittura per Irene Cao?

«Per me la scrittura è un atto intimo e viscerale. Scrivere un romanzo non è una passeggiata, ti costringe a scendere dentro di te e a tenere nella pancia emozioni di ogni genere per molto tempo. È un viaggio di fatica e sacrificio, solitudine e introspezione. Non la vivo benissimo, specie quando mi devo confrontare con le scadenze legate alla pubblicazione, ma la mia anima sportiva mi ha insegnato a non mollare mai».

Ci sono scrittori a cui ti ispiri?

«Ho sempre cercato un mio stile personale e, volutamente, mentre sto scrivendo, non leggo molti romanzi. Se posso, preferisco leggere scrittori italiani e tra gli italiani un grande narratore da cui ho silenziosamente appreso l’arte dello scrivere è Andrea De Carlo».

Dal mezzo al contenuto: cos’è invece il sesso per Irene Cao?

«Un viaggio dei sensi, qualcosa che vive nei corpi ma va al di là dei corpi, toccando dimensioni spirituali. Per me è un incontro di anime. Anime che attraverso i corpi trovano il loro punto di fusione».

Nei tuoi romanzi, oltre all’eros un ruolo importante è ricoperto anche dal cibo. Come mai?

«Come il sesso, anche il cibo è un viaggio dei sensi. E, se ben consumato, nutre l’anima oltre che il corpo».

Gli addetti ai lavori sottolineano come i tuoi lettori siano in maggioranza donne: a tuo avviso perché?

«Senza scadere nelle generalizzazioni che detesto, forse perché gli uomini preferiscono andare su YouPorn e hanno una visione del sesso più elementare. Le donne che leggono i miei romanzi sono attratte non tanto dalla dinamica del sesso fine a sé stesso, ma dal crescere della passione e dagli inevitabili drammi sentimentali in cui incappano i protagonisti».

Ibiza, Venezia, Roma, la Sicilia… Nei tuoi romanzi i luoghi giocano un ruolo importante: come li hai scelti?

«I luoghi per me sono protagonisti come le persone. I luoghi parlano e, se si sanno ascoltare, ci dicono molto. Tutti i miei libri sono ambientati in luoghi cari al mio cuore, luoghi in cui io stessa ho vissuto o che comunque conosco bene».

Dai luoghi ai personaggi. Elena, la protagonista, è una restauratrice trentenne: quanto c’è di autobiografico in lei?

«Molto: la passione per l’arte, l’amore per il lavoro che fa, la pignoleria (della serie: “non è finito finché non è perfetto”), ma anche il perdersi in un mondo tutto proprio, la bontà, la dolcezza, l’insicurezza, l’onestà».

Mentre scrive, Irene Cao quali sensazioni prova?

«Fatica. Davvero. Tanta fatica. Il piacere arriva solo quando metto la parola “Fine”».

Giovane donna e scrittrice di successo: Irene Cao come vive la celebrità e il rapporto con il pubblico?

«Semplicemente. Non mi sento una persona celebre e continuo a fare le stesse cose che facevo prima del successo letterario».

Nata a Pordenone, vivi a Caneva: qual è il tuo rapporto con il Friuli Venezia Giulia?

«Adoro la mia terra, tanto che ho deciso di stabilire qui a Caneva il mio eremo creativo. Non riesco a stare troppo a lungo lontana dal Friuli Venezia Giulia. È una regione che offre molto, paesaggi diversissimi a pochi chilometri di distanza. È una terra di cui dobbiamo avere cura».

In quale luogo della regione ti piacerebbe ambientare un futuro romanzo?

«Forse nei boschi del tarvisiano, in quella speciale terra di confine tra Italia, Austria, Slovenia, perché lì c’è una parte della mia storia di famiglia. E una parte del mio cuore».

Lo scorso giugno è uscito Io ti amo, ultimo romanzo in ordine di tempo. Cos’è per te l’amore?

«È il motore del mondo. Senza amore, nulla esisterebbe».

Dal presente al futuro: stai già lavorando ad altri progetti editoriali?

«Per ora no, mi sto prendendo un periodo di pausa dalla scrittura e sto continuando a studiare e sperimentare tecniche di regia. Insieme a una troupe in gran parte friulana l’anno scorso ho realizzato 7 mini film per il web, visibili sul mio canale YouTube, dal titolo Un Cuore in Viaggio: un viaggio in immagini nelle città e suggestioni che hanno fatto da sfondo ai miei romanzi».

Chiusura con il quesito più difficile. Freud disse di non essere mai riuscito a rispondere alla domanda “Cosa vuole una donna?”. Se la ponessi a Irene Cao, cosa mi risponderebbe?

«Vuole essere ascoltata. Null’altro».

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